lunedì 8 maggio 2017

Alcol, le emiliane e quel bicchiere in più.

Il 19% delle donne in regione beve alcol ogni giorno contro una media nazionale dell’11%. La sociologa Paltrinieri: «C’è un’evoluzione nei comportamenti delle donne che si avvicinano a modelli di tipo maschile»

Richiesto

In Emilia-Romagna il consumo giornaliero di alcolici è in aumento, mentre in Italia cala. Secondo una ricerca dell’Istat l’anno scorso, lungo la via Emilia, la percentuale di chi ha bevuto alcolici tutti i giorni è salita fino al 28,4% degli abitanti sopra gli undici anni, contro il 25,9% del 2015. Una percentuale nettamente più elevata della media nazionale, in discesa al 21,4%.
Se si rapporta il campione alla popolazione, significa che in regione 1,13 milioni di persone nel 2016 hanno bevuto quotidianamente alcolici: per la maggior parte sono uomini (744 mila), ma le donne crescono di più. Sono 391 mila, 64 mila in più di quelle ipotizzate dall’Istat nel 2015. E sono il 18,8% delle emiliane, mentre le consumatrici quotidiane, in Italia, si fermano all’11,2%.
Per la sociologa dei consumi dell’Alma Mater Roberta Paltrinieri, ci sono ragioni soprattutto culturali: «C’è stata un’evoluzione nei comportamenti e negli stili di vita delle donne che le hanno avvicinate a modelli di tipo maschile».
Per quanto particolarmente marcato tra le donne, l’aumento nel consumo giornaliero di alcolici riguarda entrambi i sessi. A influire sono elementi insieme storici, sociali ed economici: «È anche una questione di tradizioni, il consumo di alcolici è tradizionalmente diffuso in Emilia-Romagna – rileva Paltrinieri —. E c’è anche un elemento determinante che è quello economico, qui abbiamo tenuto meglio rispetto alla crisi. Insomma, siamo più ricchi, edonisti e tradizionalmente orientati agli alcolici». Poi incidono pure i costumi che cambiano: «A Bologna, rispetto al passato, è molto più semplice comprare alcolici. È cambiato lo stile di vita dei giovani, c’è una maggiore predisposizione al consumo». Un fattore non secondario, in un territorio che conta quattro atenei.
Ci sono anche conseguenze negative: da noi il 19,3% della popolazione sopra gli 11 anni, cioè 774 mila persone, ha almeno un comportamento di consumo tra quelli che l’Istat definisce «a rischio». Gli uomini con consumi di questo tipo sono il 25,5%, più di un quarto della popolazione. Le donne sono, in proporzione, poco più della metà degli uomini. Ma crescono più rapidamente: sono passate dall’11,3% al 13,7%. Il consumo rischioso più diffuso si traduce nel consumo «eccedentario»: per un uomo significa bere più di due unità alcoliche al giorno, per una donna significa berne più di una. Complessivamente, sono 340 mila gli uomini e 234 mila le donne che bevono più di quanto dovrebbero.
Nel binge brinking, cioè nell’assunzione di almeno sei bicchieri di alcolici in una sola occasione, gli uomini si attestano alla media italiana scendendo all’11,1%. Anche le donne si sono accordate con la media: ma in questo caso, le emiliane che bevono almeno sei alcolici al giorno sono passate dal 3 al 3,7%. Percentuali che sembrano piccole, ma che rappresentano 77 mila donne sul territorio. «C’è uno stile di vita sbagliato che si sta diffondendo, soprattutto tra le giovani», continua Paltrinieri. Anche se il problema riguarda uomini e donne indistintamente: «Ci sono dei segnali di disagio e c’è una società che sta acquisendo sempre di più degli stili di vita sbagliati – è l’allarme della sociologa —-. Alcune regole che un tempo erano date per scontate ora vengono messe in discussione ».
Un fatto che emerge anche da un altro dato che salta all’occhio, leggendo il rapporto dell’Istat: il 4% degli emiliani consuma oltre mezzo litro di vino al giorno. Nel 2015 era il 3%. Mentre, complessivamente, il consumo di vino cala (al 58,8%) e cresce quello di birra (al 49,6%). Qui incidono la crisi e gli stili di vita: «La birra costa meno, quindi cresce la predisposizione nei suoi confronti — spiega la sociologa —. Ma poi cambiano anche gli stili di vita, si mangia di più fuori casa. E soprattutto in maniera diversa da quella tradizionale». Un fenomeno che, per Paltrinieri, non avrà inversioni di tendenza: «Questo tipo di consumo riguarda soprattutto i giovani, è difficile pensare che abbiano un recupero economico. La birra andrà per la maggiore negli anni a venire».

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