La ricostruzione del delitto di Castel San Pietro Terme.
Nella
mattinata del 4 gennaio veniva rinvenuto il cadavere del 75-enne
imprenditore imolese CHIARINI
Lanfranco all’interno
della propria abitazione sita sulle colline di Castel San Pietro
Terme. L’uomo era noto nella zona quale titolare del colorificio
“Colba” sito in Castenaso.
La
mattina di quel giorno la figlia si era preoccupata per il mancato
arrivo del padre presso l’azienda di famiglia e aveva chiesto al
marito di andare a verificarne la presenza presso l’abitazione. Qui
il genero aveva ritrovato il cadavere dell’uomo riverso sul
pavimento. La casa presentava alcuni focolai di incendio che avevano
bruciato un divano ed altro mobilio, ma senza riuscire a far
divampare fiamme tali da interessare tutta l’abitazione. Alcune
stanze risultavano invase dal fumo, pavimenti e pareti erano annerite
dalla fuliggine.
Sin
dal primo sopralluogo si evidenziava la presenza di numerose ferite
d’arma da taglio sul corpo che attestavano l’efferatezza con cui
un assassino si doveva essere accanito sulla vittima.
Fondamentale
per il successivo sviluppo delle indagini si è rilevato il
tempestivo intervento sulla scena del delitto dei militari della
Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale
Carabinieri che provvedevano a repertare tracce ematiche e
dattiloscopiche dagli ambienti, nonché a rinvenire alcuni elementi
illuminanti sul comportamento del responsabile dell’omicidio. Ad
esempio esaminando i resti del divano carbonizzato riuscendo ad
evidenziare quanto restava di una borsa e del telefono della vittima.
I
sopralluoghi lungo le possibili vie di fuga dell’assassino
permettevano dopo breve tempo di ritrovare nei pressi della via
Emilia l’autovettura del Chiarini che era stata asportata dal
garage dell’abitazione.
Il
successivo esame autoptico sul cadavere confermava la ferocia
dell’azione omicida documentando le numerose ferite inferte in
particolare alla testa e al collo del Chiarini. Erano state prodotte
lesioni sia alle vie respiratorie, sia alle strutture vascolari,
determinando una massiva emorragia risultata letale. Gli accertamenti
medico legali stabilivano che il decesso era avvenuto circa alle 20
della serata precedente.
L’attività
investigativa si sviluppava secondo gli schemi tradizionali da una
parte attraverso l’acquisizione dei filmati dei sistemi di
videosorveglianza che avrebbero potuto documentare l’arrivo e la
fuga dell’assassino, dall’altra parte attraverso lo studio del
circuito di contatti e frequentazioni della vittima.
Dai
filmati della videosorveglianza veniva effettivamente trovato
riscontro alle conclusioni dell’esame autoptico del cadavere poiché
poco dopo le 20 del giorno 3 gennaio veniva immortalato
l’allontanarsi dell’auto dall’abitazione, il suo abbandono e la
successiva prosecuzione a piedi di un uomo che si dirigeva verso
l’arteria stradale principale.
Dall’esame
invece dei contatti telefonici del Chiarini durante il giorno della
sua morte e quelli precedenti, si evidenziava invece un ristretto
gruppo di 7 possibili sospettati, compatibili con la commissione del
reato.
Nel
contempo il complesso delle attività veniva supportato dalla
specialistica collaborazione del R.I.S. di Parma, che procedeva ad
approfondimenti sulla scena del delitto alla ricerca di ulteriori
elementi indispensabili alla ricostruzione della dinamica
dell’omicidio e all’identificazione del responsabile. Ad esito di
questa ulteriore attività venivano individuate e raccolte tracce di
sangue all’interno dell’autovettura e impronte digitali
nell’abitazione. I carabinieri specializzati dei laboratori del
R.I.S. sono tuttora all’opera per completare gli accertamenti
tecnico scientifici.
Il
meticoloso studio delle abitudini della vittima e l’audizione di
numerose persone coinvolte quali conoscenti del Chiarini o degli
individuati possibili sospetti, consentivano in breve tempo di
restringerne il numero a 2 e infine di concentrare l’attenzione sul
25-enne nigeriano NEWTHING
Desmond ( nella foto),
nullafacente, celibe, richiedente asilo e ospitato nell’ultimo
periodo presso il Centro di accoglienza di Castenaso.
L’accertamento
dell’identità di questo ultimo soggetto e il suo rintraccio sono
risultate alquanto laboriose. Infatti il giovane era stato
inizialmente individuato solo come l’anonimo utilizzatore il giorno
dell’omicidio di un’utenza telefonica, che era formalmente
intestata a un cittadino liberiano irrintracciabile. Solo accurati
accertamenti sulle persone in contatto con quell’utenza
consentivano di identificarlo nel NEWTHING.
Questi tuttavia dal giorno successivo all’omicidio si era di fatto
reso irreperibile.
L’attivazione
delle sue ricerche su tutto il territorio regionale, corroborate
anche da attività tecniche, hanno infine consentito di rintracciarlo
nel pomeriggio di ieri nei pressi della Stazione ferroviaria ove era
di passaggio dopo essere rientrato da Rimini. Lì infatti si era
rifugiato subito dopo l’omicidio con la scusa di essere alla
ricerca di un lavoro.
A
suo carico erano stati raccolti concordanti indizi di responsabilità:
la quantità di contatti telefonici con il Chiarini anche il giorno
stesso dell’omicidio, la sua presenza in prossimità di Castel San
Pietro Terme subito prima e dopo la commissione del delitto,
l’irraggiungibilità della sua utenza telefonica proprio tra le ore
19 e 20 di quel giorno in considerazione che l’abitazione del
Chiarini non è servita dalla rete radiotelefonica, la valutazione
antropometrica sull’uomo visto allontanarsi dall’autovettura del
Chiarini dopo averla abbandonata nei pressi della via Emilia, la
presenza il giorno 4 gennaio di tagli sul palmo di alcune dita della
sua mano destra per come testimoniato da alcuni suoi conoscenti e per
come verificato anche dai militari operanti dopo il suo rintraccio.
Il
NEWTHING
dopo essere stato individuato e accompagnato in una caserma dei
Carabinieri è stato sottoposto a interrogatorio dal P.M. procedente,
ma non ha fornito alcuna spiegazione a giustificazione del quadro
indiziario a suo carico, né ha fornito un alibi che lo possa
scagionare dalle responsabilità attribuitegli.
In relazione a
quanto descritto, la Procura della Repubblica di Bologna, nella
persona del P.M. dott.ssa Scandellari, nel concordare con gli attuali
esiti delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando
Provinciale Carabinieri di Bologna, ha disposto che il NEWTHING
sia sottoposto a fermo di indiziato di delitto e custodito presso la
casa circondariale di Bologna, ove attualmente è recluso.
Sono
ancora in corso ulteriori accertamenti per completare la
ricostruzione della dinamica dell’omicidio e per delineare
compiutamente le motivazioni che hanno spinto il NEWTHING
a commetterlo.
Dal Comando Provinciale Carabinieri Bologna
Diranno i soliti buonisti:"Poverino, era un profugo che scappava dalla guerra". Ma sì continua l'invasione.
RispondiEliminaPoi magari se ti difendi e ferisci il delinquente gli devi poi pagare i danni.
Nigeriano richiedente asilo e ospitato presso un Centro di accoglienza a nostre spese. Per alcuni italiani, come il presidente della camera, queste sono risorse che ci pagheranno la pensione e che devono essere per noi modello di vita a cui ispirarsi.
RispondiEliminaPerò pare che il povero Chiarini avesse "rapporti" col nigeriano.
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