Il
numero di residenti nel Distretto sanitario dell'Appennino Bolognese
con più di 65 anni dal 2000 al 2015 è aumentato dell'1% all'anno (+
2,5 punti % all’anno gli ultra ottantenni) mentre contestualmente è
in calo la popolazione giovanile e adulta, con il risultato che ogni
100 minori sotto i 15 anni ci sono 208 anziani. Il
distretto è quello con i più
alti indici di dipendenza da strutture territoriali, cioè con minore
necessità di ricorso a strutture cittadine.
Si
registra quindi un invecchiamento della popolazione dell'Appennino
bolognese piuttosto preoccupante. Dal 2004 l'aumento della
popolazione residente è stato legato all'incremento della
popolazione straniera, che però ha subito un rallentamento dopo il
2011 e dal 2015 è in calo.
Questi
sono i dati che hanno orientato le proposte dell'Asl all'incontro che
si è tenuto il 13 gennaio scorso a Vado di Monzuno , richiesto dai
sindaci dell'Appennino bolognese, con la direzione generale dell’Ausl
di Bologna. L'incontro ha evidenziato la linea operativa che entro
l'estate dovrebbe portare ad un progetto condiviso con una nuova
definizione dei servizi sanitari e un aggiornamento del ruolo e delle
funzioni degli ospedali dell'Appennino bolognese
Una
proposta complessiva che porterà alla riorganizzazione dei servizi
ospedalieri del Distretto e ad un rafforzamento e una più efficiente
rete di Case della Salute.
Il
piano che l'azienda sanitaria ha cominciato a delineare rappresenta
l'avvio di percorso di discussione del documento sulla Programmazione
dell'assistenza territoriale e della rete ospedaliera nell'area
metropolitana di Bologna, per l’attuazione
sul territorio metropolitano del cosiddetto 'Decreto
Balduzzi' del 2012. Il decreto
prevede un forte impegno nella cosiddetta de-ospedalizzazione: più
assistenza integrata sul territorio con un migliore coordinamento tra
i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli
specialisti ambulatoriali, gli infermieri e i
fisioterapisti, la trasformazione dei generici poliambulatori in case
della salute, cioè centri territoriali vicini al cittadino in grado
di conoscerlo e seguirlo anche e soprattutto in ottica preventiva,
oltre che curativa, deputati principalmente alle cure primarie e
intermedie, lasciando agli ospedali le funzioni specializzate
dedicate alle fasi acute delle patologie.
Non
solo, il decreto Ministeriale n. 70/2015 prima e il D.G.R.
n.2040/2015 poi prevedono la rimodulazione di 225 posti letto
ospedalieri pubblici per le quattro aziende sanitarie dell’Area
Metropolitana e il passaggio da regime di ricovero a regime
ambulatoriale per alcune prestazioni.
In
questa logica l'AUSL propone un
sistema integrato e diffuso su tutto il territorio con baricentro per
le cure acute che richiedono un ricovero ospedaliero specializzato a
Porretta, mentre il baricentro per
la cura e l’assistenza ai pazienti con patologie croniche o
stabilizzate e della rete delle cure territoriali verteranno
sull’Ospedale di Comunità e sulla Casa della Salute di Vergato.
Oltre a quella principale di Vergato è già esistente la Casa della
Salute di Castiglione e saranno attive nei prossimi anni le case
della salute collegate con sede a Marzabotto, Monzuno, San Benedetto
Val di Sambro e Alto Reno Terme. La rete delle case della salute in
questa proposta ha anche il compito di evitare l’invio al pronto
soccorso dei pazienti in modo improprio.
Si hanno finito per distruggere gli ospedali ...Con il bene sto consenso dei sindaci .....
RispondiEliminacamugnano non c'e'?
RispondiEliminabisogna dire a rizzo nervo e ai suoi che hanno deciso il proprio suicidio politico e quello del pd. la gente di montagna si ricorda tutto
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