mercoledì 18 gennaio 2017

L'Asl ha presentato la proposta di riorganizzazione del Distretto socio-sanitario dell'Appennino bolognese: più assistenza territoriale e più qualificazione nell’assistenza ospedaliera.




Il numero di residenti nel Distretto sanitario dell'Appennino Bolognese con più di 65 anni dal 2000 al 2015 è aumentato dell'1% all'anno (+ 2,5 punti % all’anno gli ultra ottantenni) mentre contestualmente è in calo la popolazione giovanile e adulta, con il risultato che ogni 100 minori sotto i 15 anni ci sono 208 anziani. Il distretto è quello con i più alti indici di dipendenza da strutture territoriali, cioè con minore necessità di ricorso a strutture cittadine.
Si registra quindi un invecchiamento della popolazione dell'Appennino bolognese piuttosto preoccupante. Dal 2004 l'aumento della popolazione residente è stato legato all'incremento della popolazione straniera, che però ha subito un rallentamento dopo il 2011 e dal 2015 è in calo.

Questi sono i dati che hanno orientato le proposte dell'Asl all'incontro che si è tenuto il 13 gennaio scorso a Vado di Monzuno , richiesto dai sindaci dell'Appennino bolognese, con la direzione generale dell’Ausl di Bologna. L'incontro ha evidenziato la linea operativa che entro l'estate dovrebbe portare ad un progetto condiviso con una nuova definizione dei servizi sanitari e un aggiornamento del ruolo e delle funzioni degli ospedali dell'Appennino bolognese

Una proposta complessiva che porterà alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri del Distretto e ad un rafforzamento e una più efficiente rete di Case della Salute.

Il piano che l'azienda sanitaria ha cominciato a delineare rappresenta l'avvio di percorso di discussione del documento sulla Programmazione dell'assistenza territoriale e della rete ospedaliera nell'area metropolitana di Bologna, per l’attuazione sul territorio metropolitano del cosiddetto 'Decreto Balduzzi' del 2012. Il decreto prevede un forte impegno nella cosiddetta de-ospedalizzazione: più assistenza integrata sul territorio con un migliore coordinamento tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, gli infermieri e i fisioterapisti, la trasformazione dei generici poliambulatori in case della salute, cioè centri territoriali vicini al cittadino in grado di conoscerlo e seguirlo anche e soprattutto in ottica preventiva, oltre che curativa, deputati principalmente alle cure primarie e intermedie, lasciando agli ospedali le funzioni specializzate dedicate alle fasi acute delle patologie.

Non solo, il decreto Ministeriale n. 70/2015 prima e il D.G.R. n.2040/2015 poi prevedono la rimodulazione di 225 posti letto ospedalieri pubblici per le quattro aziende sanitarie dell’Area Metropolitana e il passaggio da regime di ricovero a regime ambulatoriale per alcune prestazioni.
In questa logica l'AUSL propone un sistema integrato e diffuso su tutto il territorio con baricentro per le cure acute che richiedono un ricovero ospedaliero specializzato a Porretta, mentre il baricentro per la cura e l’assistenza ai pazienti con patologie croniche o stabilizzate e della rete delle cure territoriali verteranno sull’Ospedale di Comunità e sulla Casa della Salute di Vergato. Oltre a quella principale di Vergato è già esistente la Casa della Salute di Castiglione e saranno attive nei prossimi anni le case della salute collegate con sede a Marzabotto, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro e Alto Reno Terme. La rete delle case della salute in questa proposta ha anche il compito di evitare l’invio al pronto soccorso dei pazienti in modo improprio.


3 commenti:

  1. Si hanno finito per distruggere gli ospedali ...Con il bene sto consenso dei sindaci .....

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  2. bisogna dire a rizzo nervo e ai suoi che hanno deciso il proprio suicidio politico e quello del pd. la gente di montagna si ricorda tutto

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