venerdì 27 gennaio 2017

Il risiko dei reparti e dei letti. Ecco il piano che agita i Comuni. A Bologna previsti 195 posti in meno. Bellaria super-specializzato, via cardio e medicina generale.

Inviato da un lettore.


Saranno in tutto 195 i posti letto ridotti quest’anno negli ospedali bolognesi, che si sommano ai 500 già eliminati o riconvertiti negli anni scorsi: un’operazione ritenuta necessaria per permettere al capoluogo di adeguarsi alle linee guida della Regione e allo standard di 3,7 posti per mille abitanti.

L’intervento è stato annunciato in primavera ma ora i dettagli di questa corposa riorganizzazione sono finiti in un documento di oltre 60 pagine che in questi giorni la Conferenza territoriale socio sanitaria sta illustrando ai distretti sanitari. Non senza preoccupazione da parte di alcuni sindaci. I cambiamenti più importanti riguardano Bologna, in particolare l’ospedale Bellaria, oltre a Vergato il cui Pronto soccorso si ridurrà a un Punto di primo intervento. Si tratta di una bozza e non di scelte definitive, come ha spiegato il presidente della Conferenza, l’assessore comunale alla Sanità Luca Rizzo Nervo.

Dalla lettura della bozza si capisce però come cambierà l’offerta socio sanitaria in città e nell’area metropolitana, secondo una riorganizzazione che prevede il passaggio dei posti letto dal regime di ricovero a quello ambulatoriale. Per l’Ausl di Bologna, che non vuole sentire parlare di tagli, senza impatti sul cittadino. Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe accadere in città. Il nuovo riassetto porterà a una riduzione di 84 posti letto per l’Ausl e quindi per l’ospedale Maggiore e per il Bellaria; 92 posti in meno per il Sant’Orsola e altri 19 per l’Istituto Ortopedico Rizzoli (altri 30 posti riguarderanno l’Ausl di Imola). 

A leggere bene il piano di riorganizzazione è chiaro però che molte novità saranno in capo al Bellaria, sempre più incentrato sulle attività dell’Istituto delle scienze neurologiche, che vedrà spostarsi la sua Cardiologia al Sant’Orsola, «per potenziarne la vocazione riabilitativa», mentre la Medicina interna sarà ricollocata al Maggiore, «per evitare il trasferimento dei pazienti dal Pronto soccorso». La Pneumologia sarà ridisegnata «in senso riabilitativo», si legge nel documento, lasciando al Bellaria il percorso per i pazienti affetti da Sla. E pure l’Oncologia vedrà un passaggio dell’attività di ricovero dal regime di day hospital a quello ambulatoriale.
Il piano arriva anche a simulare la riduzione futura dei posti letto per tutta l’Ausl di Bologna fino a 123 unità in meno, che dovrebbero incidere maggiormente sulla Medicina interna (-30), sulla Lungodegenza (-27), sull’Oncologia (-38) e sulla Medicina d’urgenza ( -24) ; meno sul la Ginecologia (-5) e sulla Chirurgia (-5). A fronte di questa rivoluzione, un ruolo importante è in mano alle Case della salute. Anche se al momento in città otto su dieci sono nei distretti periferici, una è di tipologia «grande», tutte ospitano le specialistiche di base ma coprono solo un quinto della popolazione. «Da questi dati elementari si ricava l’impressione che il percorso per rendere le Case della salute il punto di riferimento primario, per quanto avviato, richieda ancora molto lavoro», si legge. I motivi sono diversi: il prestigio degli ospedali bolognesi, la competizione interna tra professionisti pubblici e privati, la tendenza della popolazione a scegliersi in autonomia il medico specialista. L’idea quindi che si fa avanti è di far diventare la Casa della salute un «centro di responsabilità dei livelli di assistenza», in grado di supportare i distretti sanitari, individuare le reti professionali necessarie, fare attività di promozione e prevenzione sul territorio.

A rafforzare questa rete, c’è l’idea di utilizzare il padiglione Tinozzi del Bellaria, al pari del Palagi del Sant’Orsola, per accogliere servizi territoriali. Più in generale, il piano prevede riassetti per tutta l’area metropolitana. Il Maggiore, il Sant’Orsola assieme all’ospedale di Bentivoglio, saranno le sedi di terapia intensiva post operatoria, dove si concentreranno le urgenze di chirurgia generale ed urologiche e gli interventi di medio alta complessità.

Le strutture ospedaliere di San Giovanni in Persiceto e Bazzano saranno pensate per le attività di complessità medio bassa, mentre Porretta gestirà le urgenze di chirurgia generale e gli interventi di media complessità. 

A Vergato è prevista la chiusura del Pronto soccorso e la struttura diventerà un Punto di primo intervento con la presenza per metà giornata di personale medico con competenze in ambito di urgenze.

4 commenti:

  1. Bene a Vergato va bene così. Sembra che l'importante sia costruire prima possibile la fontana artistica. Quando avremo bisogno del proto soccorso potremo andare ad ammirarla e sarà un aiuto miracoloso. Grazie alle persone che contano a Vergato.

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  2. L UNICA COSA SERIA DA FARE SAREBBERO I TAGLI DELLE MIGLIAIA DI " PAPPONI " TRA GOVERNANTI......DEPUTATI.....SENATORI E TUTTI QUELLI CHE GRAVITANO INTORNO A QUESTA MASSA DI FARABUTTI !!!!

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  3. Perfettamente d'accordo con il commento delle 9,03. L'importante per i vergatesi avere la fontana "artistica", chissa' che non sgorghi acqua miracolosa!!!!

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  4. CONTINUATE A " CAZZARARE" POI VEDREMO CHE FINE SI FARA'.......fontane o non fontane!!!!!

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