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da un lettore.
Saranno
in tutto 195 i posti letto ridotti quest’anno negli ospedali
bolognesi, che si sommano ai 500 già eliminati o riconvertiti negli
anni scorsi: un’operazione ritenuta necessaria per permettere al
capoluogo di adeguarsi alle linee guida della Regione e allo standard
di 3,7 posti per mille abitanti.
L’intervento
è stato annunciato in primavera ma ora i dettagli di questa corposa
riorganizzazione sono finiti in un documento di oltre 60 pagine che
in questi giorni la Conferenza territoriale socio sanitaria sta
illustrando ai distretti sanitari. Non senza preoccupazione da parte
di alcuni sindaci. I cambiamenti più importanti riguardano Bologna,
in particolare l’ospedale Bellaria, oltre a Vergato il cui Pronto
soccorso si ridurrà a un Punto di primo intervento. Si tratta di una
bozza e non di scelte definitive, come ha spiegato il presidente
della Conferenza, l’assessore comunale alla Sanità Luca Rizzo
Nervo.
Dalla
lettura della bozza si capisce però come cambierà l’offerta socio
sanitaria in città e nell’area metropolitana, secondo una
riorganizzazione che prevede il passaggio dei posti letto dal regime
di ricovero a quello ambulatoriale. Per l’Ausl di Bologna, che non
vuole sentire parlare di tagli, senza impatti sul cittadino. Vediamo
nel dettaglio cosa potrebbe accadere in città. Il nuovo riassetto
porterà a una riduzione di 84 posti letto per l’Ausl e quindi per
l’ospedale Maggiore e per il Bellaria; 92 posti in meno per il
Sant’Orsola e altri 19 per l’Istituto Ortopedico Rizzoli (altri
30 posti riguarderanno l’Ausl di Imola).
A leggere bene il piano di
riorganizzazione è chiaro però che molte novità saranno in capo al
Bellaria, sempre più incentrato sulle attività dell’Istituto
delle scienze neurologiche, che vedrà spostarsi la sua Cardiologia
al Sant’Orsola, «per potenziarne la vocazione riabilitativa»,
mentre la Medicina interna sarà ricollocata al Maggiore, «per
evitare il trasferimento dei pazienti dal Pronto soccorso». La
Pneumologia sarà ridisegnata «in senso riabilitativo», si legge
nel documento, lasciando al Bellaria il percorso per i pazienti
affetti da Sla. E pure l’Oncologia vedrà un passaggio
dell’attività di ricovero dal regime di day hospital a quello
ambulatoriale.
Il
piano arriva anche a simulare la riduzione futura dei posti letto per
tutta l’Ausl di Bologna fino a 123 unità in meno, che dovrebbero
incidere maggiormente sulla Medicina interna (-30), sulla
Lungodegenza (-27), sull’Oncologia (-38) e sulla Medicina d’urgenza
( -24) ; meno sul la Ginecologia (-5) e sulla Chirurgia (-5). A
fronte di questa rivoluzione, un ruolo importante è in mano alle
Case della salute. Anche se al momento in città otto su dieci sono
nei distretti periferici, una è di tipologia «grande», tutte
ospitano le specialistiche di base ma coprono solo un quinto della
popolazione. «Da questi dati elementari si ricava l’impressione
che il percorso per rendere le Case della salute il punto di
riferimento primario, per quanto avviato, richieda ancora molto
lavoro», si legge. I motivi sono diversi: il prestigio degli
ospedali bolognesi, la competizione interna tra professionisti
pubblici e privati, la tendenza della popolazione a scegliersi in
autonomia il medico specialista. L’idea quindi che si fa avanti è
di far diventare la Casa della salute un «centro di responsabilità
dei livelli di assistenza», in grado di supportare i distretti
sanitari, individuare le reti professionali necessarie, fare attività
di promozione e prevenzione sul territorio.
A
rafforzare questa rete, c’è l’idea di utilizzare il padiglione
Tinozzi del Bellaria, al pari del Palagi del Sant’Orsola, per
accogliere servizi territoriali. Più in generale, il piano prevede
riassetti per tutta l’area metropolitana. Il Maggiore, il
Sant’Orsola assieme all’ospedale di Bentivoglio, saranno le sedi
di terapia intensiva post operatoria, dove si concentreranno le
urgenze di chirurgia generale ed urologiche e gli interventi di medio
alta complessità.
Le
strutture ospedaliere di San Giovanni in Persiceto e Bazzano saranno
pensate per le attività di complessità medio bassa, mentre Porretta
gestirà le urgenze di chirurgia generale e gli interventi di media
complessità.
A Vergato è prevista la chiusura del Pronto soccorso e
la struttura diventerà un Punto di primo intervento con la presenza
per metà giornata di personale medico con competenze in ambito di
urgenze.
Bene a Vergato va bene così. Sembra che l'importante sia costruire prima possibile la fontana artistica. Quando avremo bisogno del proto soccorso potremo andare ad ammirarla e sarà un aiuto miracoloso. Grazie alle persone che contano a Vergato.
RispondiEliminaL UNICA COSA SERIA DA FARE SAREBBERO I TAGLI DELLE MIGLIAIA DI " PAPPONI " TRA GOVERNANTI......DEPUTATI.....SENATORI E TUTTI QUELLI CHE GRAVITANO INTORNO A QUESTA MASSA DI FARABUTTI !!!!
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo con il commento delle 9,03. L'importante per i vergatesi avere la fontana "artistica", chissa' che non sgorghi acqua miracolosa!!!!
RispondiEliminaCONTINUATE A " CAZZARARE" POI VEDREMO CHE FINE SI FARA'.......fontane o non fontane!!!!!
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