La
magia del mistero del Natale ha pervaso la borgata di Panico e la
splendida chiesa romanica ha dato ai tanti fedeli visitatori il
meglio di sè. Intorno al suggestivo edificio religioso è stato
allestito, come avviene già da qualche anno, il presepe vivente:
alcune decine di figuranti, nei costumi fedelmente ispirati alla
Palestina del periodo intorno all'anno 0, hanno impersonato la varie
figure del presepe, dalla sacra famiglia, ai pastori, ai re magi, al
dormiglione, agli artigiani, alle donne intente ai lavori di casa,
fino ai personaggi abbienti dell'epoca. Un soldato, impersonato
dall'ormai esperto Gianni Passini, vigilava all'ingresso del
percorso, per vigilare che i vari visitatori firmassero l'entrata e
il censimento.
L'occasione è stata anche quella di preparare per i
visitatori alcune generi di ristoro: polenta, minestra di fagioli,
carne alla brace, focacce e tigelle, caldarroste, vin brulè, tè
caldo, dolci, tutto per rendere ancora più accogliente la visita
agli ospiti che dalle 18.30 sono accorsi numerosi, tanto da terminare
le scorte in anticipo rispetto le previsioni. Poi, alle 23, al suono
delle cornamuse, un corteo colorato, al seguito del parroco don
Aldemo, ha accompagnato il neonato Bambin Gesù all'interno della
chiesa, dove è stata officiata la messa solenne di Natale. Anche i
canti natalizi in lingua latina, hanno dato alla funzione religiosa
una dimensione senza tempo.
L'omelia di don Aldemo è stata
incentrata sulla riflessione che la 'grande gioia' annunciata dagli
angeli è quella 'vera'
, non quella ritenuta da molti privilegio dei potenti e che alberga quindi solo nei luoghi del potere e della ricchezza, ma quella che è di tutti gli uomini di buona volontà, dei poveri e degli emarginati. Gesù ha voluto farsi piccolo per far capire che è proprio da questi proviene la grande speranza della gioia. Il buon Natale deve essere quello condiviso con i fratelli più piccoli e più deboli.
, non quella ritenuta da molti privilegio dei potenti e che alberga quindi solo nei luoghi del potere e della ricchezza, ma quella che è di tutti gli uomini di buona volontà, dei poveri e degli emarginati. Gesù ha voluto farsi piccolo per far capire che è proprio da questi proviene la grande speranza della gioia. Il buon Natale deve essere quello condiviso con i fratelli più piccoli e più deboli.
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