Così
il monito della Regione, preoccupata per la decisione della
multinazionale di cedere il ramo d'azienda, dopo l'uscita di 243
lavoratori dallo stabilimento di Gaggio
È
ora che Philips "scopra le carte" e faccia chiarezza sul
suo futuro produttivo sull'Appennino bolognese.
Il monito arriva dalla Regione Emilia-Romagna, preoccupata per la
decisione della multinazionale olandese di cedere il ramo d'azienda
Saeco vending, dopo la chiusura nel febbraio scorso della lunga
vertenza che ha portato all'uscita
di 243 lavoratori dallo stabilimento di Gaggio.
Il primo faccia a faccia è atteso per venerdì prossimo, al tavolo
di monitoraggio convocato dal ministero dello Sviluppo economico.
La
cessione di Saeco vending è avvenuta
"in piena autonomia e lo abbiamo imparato nei tempi e nei modi
con cui sono stati informati gli altri soggetti- sottolinea
l'assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi- è un
ramo d'azienda separato, lo sappiamo bene, ma necessita comunque un
chiarimento sostanziale e non di facciata rispetto agli impegni
presi, perchè il sacrificio fatto dai lavoratori e le ricadute sul
territorio meritano risposte chiare".
Risposte
che "pretenderemo al tavolo coi sindacati e il ministero-
assicura Costi- noi non possiamo certo obbligare le imprese, ma è
necessario scoprire tutte le carte ed essere molto chiari sulle
prospettive" della Philips sull'Appennino bolognese. L'assessore
così questa mattina in Assemblea legislativa all''interrogazione
presentata dal capogruppo di Sel, Igor Taruffi, che sottolinea la
"preoccupazione molto alta" dei lavoratori e del territorio
per la cessione di Saeco vending, che occupa circa 300 persone.
n'operazione
che Taruffi giudica come un "segno preoccupante di disimpegno
della Philips, a
fronte di un accordo che prevede nuovi investimenti" per
arrivare a produrre circa 100.000 pezzi all''anno. Un piano di
rilancio che pero'' "tarda ad arrivare", critica il
capogruppo di Sel, rendendo la situazione "molto incerta"
in un territorio che oltre alla Saeco vede anche le crisi di aziende
come Demm e Stampi Group. Insomma, “una situazione che definire
difficile e'' un eufemismo", attacca Taruffi.
Taruffi come tutti i superpagati assessori regionali dovrebbe vergognarsi tutte le volte che riceve lo stipendio, dovrebbe dimettersi e chiedere lo scioglimento dell'istituzione Regione E.M., poi iniziare la trafila per chiedere lavoro ai caporali che gestiscono il lavoro in Emilia Romagna facendo la fila come tutte le persone non garantite da CONOSCENTI.
RispondiEliminaI lavoratori giudicano preoccupante che a rappresentare le loro giuste istanze, sia Taruffi che il lavoro non lo può perdere e la pensione gli sarà assicurata.
RispondiElimina