Dall'Unione
dei Comuni Appennino Bolognese:
I
castanicoltori possono tirare un sospiro di sollievo:
la lotta
alla vespa cinese ha avuto un ottimo successo in tutta l'Italia
settentrionale e l'esperienza dell'Appennino bolognese lo conferma.
Il parassita è oggi molto diffuso in Asia e negli Stati Uniti. In
Europa è stata assente fino al 2002, anno in cui è stato
accidentalmente introdotta in Italia in una zona a sud di Cuneo. In
Emilia-Romagna è arrivata del 2008 e ha avuto un impatto lacerante
nella produzione di castagne e marroni.
La
lotta è stata attuata con introduzioni nei castagneti (i cosiddetti
"lanci") dell'antagonista Torymus
sinensis, un altro insetto che
limita la proliferazione della vespa cinese, nutrendosi delle larve
di quest'ultima.
Il
Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna conferma che nel
2016 la presenza di galle di vespa cinese in castagneto è ridotta
ai minimi termini e anche la salute globale delle piante e la
produzione sono in forte ripresa. L'inversione di tendenza,
cominciata nel 2014 (anno terribile per la castanicoltura
nell'Appennino bolognese), si vede quindi confermata.
La
situazione non è però altrettanto rosea nel resto d'Italia. Specie
nel centro sud, infatti, nelle zone in cui la castanicoltura è più
professionale e in cui si eseguono trattamenti insetticidi per la
difesa dalle tortrici, la lotta biologica non sta ottenendo i
risultati previsti, le galle sono numerose e la produzione ne
risente. Questo perché l’uso di antiparassitari chimici
inevitabilmente colpisce anche il parassitoide Torymus, vanificando
sforzi e investimenti.
L'orizzonte
della castanicoltura non è ancora del tutto sereno. Una nuova
minaccia potrebbe approdare sull'Appennino: la temuta vespa velutina ( nella foto) ,
spesso evocata in maniera enfatica come “calabrone killer”
o calabrone asiatico. La specie oggi è segnalata soltanto in
Piemonte e in Liguria mentre in Emilia-Romagna non è ancora
presente. L'insetto è particolarmente pericoloso non solo per
l'apicoltura, perché si nutre di api, ma purtroppo anche per le
persone, per le reazioni allergiche anche gravi che la puntura può
causare. Tuttavia ha uno spostamento lento e gli esperti non
prevedono la comparsa in Emilia-Romagna nel breve termine.
Ci
si sta muovendo per non essere colti impreparati: il sito
http://www.vespavelutina.eu,
un progetto che coinvolge università, enti di ricerca, associazioni,
apicoltori e cittadini, mira a monitorare la presenza della vespa e
intercettare tempestivamente l'arrivo dell'insetto nei nuovi
territori, anche fornendo consigli su come produrre delle trappole
economiche e semplici da installare. Non esistono infatti ancora
esperienze efficaci di lotta biologica alla vespa velutina.
Di
questi e di altri argomenti si discuterà sabato 5 novembre a
Capugnano (Alto Reno Terme), alle 9.30, nel corso del convegno dal
titolo: "La castanicoltura: una risorsa troppo a lungo
sottovalutata" cui interverranno, tra gli altri, la dottoressa
Nicoletta Vai e il dottor Massimo Bariselli, del Servizio
Fitosanitario Regione Emilia Romagna.
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