Di Sibilla Di Palma
Un
nuovo libretto d’impianto per caldaie, climatizzatori e impianti
solari. A prevederlo è la normativa introdotta con il decreto del 10
febbraio 2014 del ministero dello sviluppo economico, in vigore a
partire dal 15 ottobre scorso, che punta a garantire agli utenti
maggior sicurezza, salubrità e igiene. A fronte di costi che però
potrebbero lievitare ulteriormente. Ecco le novità e cosa bisogna
fare per mettersi in regola.
Cosa
cambia. La nuova
normativa stabilisce che gli impianti termici devono essere dotati
del nuovo libretto di impianto. Le novità sono sostanzialmente due:
il libretto viene esteso a tutti gli impianti presenti
nelle
abitazioni. Dunque, non più solo a caldaie e sistemi di
riscaldamento, ma anche a climatizzatori, impianti solari e così
via. Inoltre, questa nuova disposizione prevede una diagnosi completa
che ne andrà a verificare sicurezza, salubrità e igiene. Al momento
degli interventi di manutenzione e controllo dovrà poi essere
compilato il «Rapporto di efficienza energetica» per gli apparecchi
di riscaldamento con potenza maggiore di 10 kw e di condizionamento
di potenza maggiore di 12 kw.
I
costi. Il
tecnico si occuperà dunque di effettuare un controllo e un’eventuale
manutenzione, monitorando le funzionalità dell’impianto,
verificandone il rendimento e la salubrità, controllando non solo
caldaie e generatori di caldo o freddo, ma ogni componente
dell’impianto. Con costi che potrebbero lievitare. Secondo i
calcoli di Domotecnica, infatti, se la spesa prima variava in media
tra i 100 e i 120 euro, con l’aggiunta dei controlli e della
sanificazione previsti dal nuovo libretto, una famiglia con una
caldaia collegata a 4/5 caloriferi e un impianto di climatizzazione
con 2 o 3 split verrà a spendere mediamente 200 euro. «Un costo
superiore che vale però la garanzia di sicurezza degli impianti»,
commenta Epis. Non è però d’accordo Mauro Zanini, vicepresidente
Federconsumatori, secondo il quale «l’entrata in vigore di questa
normativa non deve comportare un ulteriore onere per il cittadino che
già paga una cifra che si aggira sui 100 euro per la manutenzione
della caldaia ogni uno o due anni», commenta. Aggiungendo che i
controlli e la trascrizione dei dati dal vecchio al nuovo libretto
dovrebbero avvenire senza alcun sovrapprezzo da parte del
manutentore. «Un aggravio di costi sarebbe infatti del tutto
ingiustificato e inaccettabile, anche alla luce dell’attuale quadro
recessivo».
Ennesimo balzello e aggravio burocratico ai cittadini per far girare l'economia! Basta, le case dei privati non sono aziende con l'impegata a gestire le pratiche e il boss a pagare!
RispondiEliminaLa tassa sulla caldaia ed il condizionatore, avanti con lo strapotere delle lobby.
RispondiEliminaLobby = Gruppo di persone che sono in grado di influenzare a proprio vantaggio l'attività del legislatore e le decisioni del governo o di altri organi della pubblica amministrazione. Fino a quando il popolo sopporterà questi sopprusi?
Il " popolo " non sopporta più i soprusi: NON PAGHIAMO e mandiamoli a bacchetti!
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