Sollecitato e caldeggiato:
Ogni
anno i dipendenti pubblici ottengono in media 19 giorni di assenze
retribuite. Quelli delle aziende private 11 . Nella scuola boom di
prof e segretari con parenti disabili. Migliaia di netturbini e
autisti di bus nei seggi elettorali
Secondo
Confindustria, ridurre l’assenteismo del pubblico ai livelli del
privato farebbe risparmiare 3,7 miliardi di euro all’anno
giuseppe
salvaggiulo
I netturbini romani mobilitati per le elezioni come in una sezione Pci negli Anni 50. I professori sardi devoti all’assistenza ai disabili. Gli autisti dei bus pubblici impegnati in massa in trattative sindacali. Tutti giustificati, retribuiti e apparentemente in regola. Non timbrature in mutande, ma assenze giustificate per cause previste da leggi e contratti a tutela del lavoratore. E come gran parte delle cose giuste in Italia, a rischio di essere corrotta da abusi e privilegi, a danno non solo degli utenti, ma anche dei legittimi beneficiari, penalizzati dalle generalizzazioni.
Nella
pubblica amministrazione si sono sedimentate 52 forme di assenza
giustificata e retribuita. Dalla donazione del midollo osseo alla
comparizione in tribunale come testimone, dal volontariato per
soccorso alpino all’aspettativa per i cooperanti allo sviluppo,
dall’assenza per fare lo scrutatore alle elezioni ai permessi per
il ricongiungimento con il coniuge all’estero. La Stampa ha
incrociato dossier della Ragioneria generale dello Stato e di
Confindustria: al netto delle ferie, nel 2014 (ultimi dati
disponibili) un dipendente pubblico ha usufruito in media di 19
giorni di permessi retribuiti, uno del settore privato solo di 11.
L’anno prima il rapporto era 19 a 13. Secondo Confindustria,
ridurre l’assenteismo del pubblico ai livelli del privato farebbe
risparmiare 3,7 miliardi di euro l’anno.
A
catalogare le «causali di assenza» - tra moduli, formulari,
documenti giustificativi sempre e comunque «per motivate esigenze e
ai sensi e per gli effetti della normativa vigente» - è stato
Alfonso Celotto, costituzionalista e cultore della pubblica
amministrazione, al punto da ricavarne un alter ego letterario, «il
dott. Ciro Amendola direttore della Gazzetta Ufficiale». «Selva
selvaggia - dice citando Dante -. Negli anni le tipologie si sono
arricchite e diversificate creando diritti e aspettative difficili da
rimuovere». Al punto che ciascuna amministrazione distribuisce
circolari con istruzioni operative. L’università di Pavia ha
sfornato una «guida alle assenze dal servizio» lunga 32 pagine
fitte e nemmeno esaustiva. «Nel manuale - recita la premessa - sono
riassunti alcuni tra gli istituti giuridici di assenza...». Segue il
rimando a sei contratti collettivi (siglati tra il 2000 e il 2009),
tre leggi, un regolamento, tre decreti legislativi, due decreti del
governo e altrettanti del presidente della Repubblica. Tutti vigenti.
Contando quelli abrogati, questa pagina non sarebbe sufficiente.
STUDIO
E FAMIGLIA
Tutte
le causali, lette in una prospettiva storica, sono conquiste della
civiltà del lavoro. La maternità (introdotta per legge nel 1971) si
declina in astensione obbligatoria e facoltativa, congedo parentale,
permesso per visite pre-natali e per malattia del figlio entro i 3
anni o del bambino da 0 a 8 anni se con ricovero ospedaliero. Il
permesso per lutto (tre giorni) si estende fino ai parenti entro il
secondo grado e agli affini (suoceri, nuore e generi). Quello per
esami e concorsi può allungarsi fino a otto giorni in un anno. Tre
giorni per la grave infermità del parente. Fino a 150 ore retribuite
per la frequenza di corsi scolastici o universitari. Diciotto per
«motivi di famiglia» che includono visite specialistiche, divorzio
e decesso di parenti lontani ma anche calamità naturali, adempimenti
presso i vigili del fuoco e «altri gravi motivi che
discrezionalmente potranno essere valutati». Addirittura tre anni
per i dottorati di ricerca. C’è che ne inanella in serie e si fa
vedere dopo una decina d’anni.
AL
VOTO, AL VOTO!
Talvolta
basta un’autocertificazione, talaltra serve l’attestazione di un
altro ufficio pubblico. Persino la partecipazione ai Comitati per le
Comunicazioni, organi delle Regioni, garantisce l’assenza pagata. I
consiglieri comunali possono assentarsi non solo durante le sedute,
ma anche nelle otto ore successive e per l’interno giorno dopo se
la seduta si protrae oltre la mezzanotte (cosa frequente).
Chi
lavora nei seggi elettorali ha diritto a due giorni compensativi di
assenza retribuita. Se lo spoglio supera la mezzanotte, i giorni
diventano tre per recuperare le energie. Per le regionali del 2015, a
Napoli circa 750 dipendenti su 3.000 chiesero l’esonero all’azienda
municipale dei trasporti. Due mesi fa l’Atac, azienda pubblica dei
trasporti di Roma, s’è vista costretta a sospendere i permessi
elettorali, dopo l’arrivo di 850 richieste - 30 scrutatori e 820
rappresentanti di lista su 12 mila dipendenti - in vista delle
comunali. Risultato: un bus su tre senza autisti. Del resto l’Atac,
già gravata da oltre un miliardi di debiti, vanta un tasso di
assenteismo dell’11% e 131 mila ore l’anno di permessi sindacali
retribuiti (11 mila più di quelli pattuiti), che costano 3,7 milioni
di euro.
Anche
in un’altra azienda pubblica romana, l’Ama (rifiuti), la passione
politica dilaga. Alle ultime elezioni comunali erano mille dipendenti
su 7800 (e 400 netturbini) a fruire del permesso. Due anni fa si
erano raggiunti picchi di assenteismo del 19%. E il 3,4% dei
dipendenti usa i permessi della legge 104: tre giorni al mese per
assistere i parenti non autosufficienti. Un anno fa l’azienda
ingaggiò un’agenzia di investigazione privata che scoprì due
dipendenti in palestra nei giorni in cui invocavano i permessi per
assistere parenti malati. Licenziati.
LONTANO
DALLE CLASSI
La
concentrazione di parenti disabili esplode nella scuola. Il 13% dei
docenti di ruolo e il 5% dei precari beneficia dei permessi
retribuiti contro una media dell’1,5% dei dipendenti delle aziende
private, a parità di regole. Il record spetta ai docenti sardi:
18,27%, tasso di permessi per disabilità più che doppio rispetto ai
piemontesi (8,96%). In Umbria la percentuale è il 17,17, in Sicilia
il 16,75, nel Lazio il 16,36, in Puglia il 15,95 e in Campania il
15,77. Tassi sotto il 10% si registrano, oltre che in Piemonte, in
Veneto (9,71%) e in Toscana (9,84%). Per il personale tecnico
amministrativo (Ata) il tasso medio nazionale è del 17% con picchi
del 26,27% in Umbria, del 24,78% nel Lazio e del 23,33% in Sardegna.
Anche per questi impiegati il tasso più basso è in Piemonte
(11,87%).
Mario
Rusconi, vicepresidente associazione nazionale presidi, ha raccontato
recentemente di una professoressa che chiedeva permessi ai sensi
della legge 104 per tre diversi parenti: padre, madre e sorella. «Io
dicevo che aveva la 312, ovvero la 104 per tre». In realtà si
scoprì che nei 9 giorni mensili di assenza retribuita faceva un
secondo lavoro. Ma in tribunale fu assolta «perché il fatto non
costituisce reato». Il ministero ha deciso di accendere un faro dopo
aver scoperto alcuni casi clamorosi come quello di una scuola di
Menfi, in provincia di Agrigento: l’Istituto Santi Bivona aveva 70
insegnanti beneficiari dei permessi per parenti disabili su un totale
di 170. Quasi il 42%. Se fossero davvero tutti malati, piuttosto che
da ministero e Inps sarebbe stato un caso da sottoporre
all’Organizzazione mondiale della sanità.
GLI STATALI GUADAGNANO 2 MILA EURO IN PIU’ DEI DIPENDENTI PRIVATI
RispondiEliminaPensioni pubbliche il 70% più alte di quelle dei privati
Quindi per i dipendenti pubblici niente permesso per donazione del midollo osseo, maternità o donazione sangue! Mi sembra che l'articolo non sia molto chiaro, il problema non sono le tipologie di permessi, che sono le stesse tra pubblico e privato, ma i controlli a monte... E si potrà anche verificare che anche tra le aziende private ci sono differenze notevoli, più è grande l'azienda è più i dati si avvicinano a quelli del pubblico...
RispondiEliminaAspettiamo Salvini che sistemerà anche tutte le pecche del Pubblico ! I profittatori è ora che la finiscano con tutti i loro privilegi.
RispondiEliminaInfatti Salvini è egli stesso un dipendente pubblico... aspetta e spera.
RispondiEliminavengono trasmesse solo notizie strampallate e palle, la gente è poco informata purtroppo, parla solo x sentito dire. La verità è che gli statali sono quelli che hanno pagato più di tutti questa crisi, con il dimezzamento del personale negli ospedali e pronto soccorso, sono quelli che pagano le pensioni ai cittadini e politici e che sostengono la previdenza per pagare il welfaire del sociale e disabili, tutto sulle spalle degli statali. Gli statali sono indebitati fino all' osso per sostenere questa economia ed in cambio hanno avuto un pugno nell' occhio con il dimezzamento dello stipendio con contratti pubblici fermi dal 2009 già con berlusconi. Gente invece di parlare a vanvera e di gridare alle streghe, documentatevi.
RispondiEliminadopo sette lunghi anni di penalizzazione retributiva, la riapertura della contrattazione nel Pubblico Impiego presuppone la disponibilità di nuove risorse, che siano sufficienti a garantire un recupero adeguato del potere di acquisto da parte dei dipendenti pubblici"
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