sabato 13 agosto 2016

Statali, 52 modi per non lavorare (pagati).

Sollecitato e caldeggiato:

Ogni anno i dipendenti pubblici ottengono in media 19 giorni di assenze retribuite. Quelli delle aziende private 11 . Nella scuola boom di prof e segretari con parenti disabili. Migliaia di netturbini e autisti di bus nei seggi elettorali
Secondo Confindustria, ridurre l’assenteismo del pubblico ai livelli del privato farebbe risparmiare 3,7 miliardi di euro all’anno



giuseppe salvaggiulo


I netturbini romani mobilitati per le elezioni come in una sezione Pci negli Anni 50. I professori sardi devoti all’assistenza ai disabili. Gli autisti dei bus pubblici impegnati in massa in trattative sindacali. Tutti giustificati, retribuiti e apparentemente in regola. Non timbrature in mutande, ma assenze giustificate per cause previste da leggi e contratti a tutela del lavoratore. E come gran parte delle cose giuste in Italia, a rischio di essere corrotta da abusi e privilegi, a danno non solo degli utenti, ma anche dei legittimi beneficiari, penalizzati dalle generalizzazioni.  

Nella pubblica amministrazione si sono sedimentate 52 forme di assenza giustificata e retribuita. Dalla donazione del midollo osseo alla comparizione in tribunale come testimone, dal volontariato per soccorso alpino all’aspettativa per i cooperanti allo sviluppo, dall’assenza per fare lo scrutatore alle elezioni ai permessi per il ricongiungimento con il coniuge all’estero. La Stampa ha incrociato dossier della Ragioneria generale dello Stato e di Confindustria: al netto delle ferie, nel 2014 (ultimi dati disponibili) un dipendente pubblico ha usufruito in media di 19 giorni di permessi retribuiti, uno del settore privato solo di 11. L’anno prima il rapporto era 19 a 13. Secondo Confindustria, ridurre l’assenteismo del pubblico ai livelli del privato farebbe risparmiare 3,7 miliardi di euro l’anno. 

A catalogare le «causali di assenza» - tra moduli, formulari, documenti giustificativi sempre e comunque «per motivate esigenze e ai sensi e per gli effetti della normativa vigente» - è stato Alfonso Celotto, costituzionalista e cultore della pubblica amministrazione, al punto da ricavarne un alter ego letterario, «il dott. Ciro Amendola direttore della Gazzetta Ufficiale». «Selva selvaggia - dice citando Dante -. Negli anni le tipologie si sono arricchite e diversificate creando diritti e aspettative difficili da rimuovere». Al punto che ciascuna amministrazione distribuisce circolari con istruzioni operative. L’università di Pavia ha sfornato una «guida alle assenze dal servizio» lunga 32 pagine fitte e nemmeno esaustiva. «Nel manuale - recita la premessa - sono riassunti alcuni tra gli istituti giuridici di assenza...». Segue il rimando a sei contratti collettivi (siglati tra il 2000 e il 2009), tre leggi, un regolamento, tre decreti legislativi, due decreti del governo e altrettanti del presidente della Repubblica. Tutti vigenti. Contando quelli abrogati, questa pagina non sarebbe sufficiente. 


STUDIO E FAMIGLIA
Tutte le causali, lette in una prospettiva storica, sono conquiste della civiltà del lavoro. La maternità (introdotta per legge nel 1971) si declina in astensione obbligatoria e facoltativa, congedo parentale, permesso per visite pre-natali e per malattia del figlio entro i 3 anni o del bambino da 0 a 8 anni se con ricovero ospedaliero. Il permesso per lutto (tre giorni) si estende fino ai parenti entro il secondo grado e agli affini (suoceri, nuore e generi). Quello per esami e concorsi può allungarsi fino a otto giorni in un anno. Tre giorni per la grave infermità del parente. Fino a 150 ore retribuite per la frequenza di corsi scolastici o universitari. Diciotto per «motivi di famiglia» che includono visite specialistiche, divorzio e decesso di parenti lontani ma anche calamità naturali, adempimenti presso i vigili del fuoco e «altri gravi motivi che discrezionalmente potranno essere valutati». Addirittura tre anni per i dottorati di ricerca. C’è che ne inanella in serie e si fa vedere dopo una decina d’anni. 

AL VOTO, AL VOTO!
Talvolta basta un’autocertificazione, talaltra serve l’attestazione di un altro ufficio pubblico. Persino la partecipazione ai Comitati per le Comunicazioni, organi delle Regioni, garantisce l’assenza pagata. I consiglieri comunali possono assentarsi non solo durante le sedute, ma anche nelle otto ore successive e per l’interno giorno dopo se la seduta si protrae oltre la mezzanotte (cosa frequente). 

Chi lavora nei seggi elettorali ha diritto a due giorni compensativi di assenza retribuita. Se lo spoglio supera la mezzanotte, i giorni diventano tre per recuperare le energie. Per le regionali del 2015, a Napoli circa 750 dipendenti su 3.000 chiesero l’esonero all’azienda municipale dei trasporti. Due mesi fa l’Atac, azienda pubblica dei trasporti di Roma, s’è vista costretta a sospendere i permessi elettorali, dopo l’arrivo di 850 richieste - 30 scrutatori e 820 rappresentanti di lista su 12 mila dipendenti - in vista delle comunali. Risultato: un bus su tre senza autisti. Del resto l’Atac, già gravata da oltre un miliardi di debiti, vanta un tasso di assenteismo dell’11% e 131 mila ore l’anno di permessi sindacali retribuiti (11 mila più di quelli pattuiti), che costano 3,7 milioni di euro. 

Anche in un’altra azienda pubblica romana, l’Ama (rifiuti), la passione politica dilaga. Alle ultime elezioni comunali erano mille dipendenti su 7800 (e 400 netturbini) a fruire del permesso. Due anni fa si erano raggiunti picchi di assenteismo del 19%. E il 3,4% dei dipendenti usa i permessi della legge 104: tre giorni al mese per assistere i parenti non autosufficienti. Un anno fa l’azienda ingaggiò un’agenzia di investigazione privata che scoprì due dipendenti in palestra nei giorni in cui invocavano i permessi per assistere parenti malati. Licenziati. 

LONTANO DALLE CLASSI
La concentrazione di parenti disabili esplode nella scuola. Il 13% dei docenti di ruolo e il 5% dei precari beneficia dei permessi retribuiti contro una media dell’1,5% dei dipendenti delle aziende private, a parità di regole. Il record spetta ai docenti sardi: 18,27%, tasso di permessi per disabilità più che doppio rispetto ai piemontesi (8,96%). In Umbria la percentuale è il 17,17, in Sicilia il 16,75, nel Lazio il 16,36, in Puglia il 15,95 e in Campania il 15,77. Tassi sotto il 10% si registrano, oltre che in Piemonte, in Veneto (9,71%) e in Toscana (9,84%). Per il personale tecnico amministrativo (Ata) il tasso medio nazionale è del 17% con picchi del 26,27% in Umbria, del 24,78% nel Lazio e del 23,33% in Sardegna. Anche per questi impiegati il tasso più basso è in Piemonte (11,87%). 

Mario Rusconi, vicepresidente associazione nazionale presidi, ha raccontato recentemente di una professoressa che chiedeva permessi ai sensi della legge 104 per tre diversi parenti: padre, madre e sorella. «Io dicevo che aveva la 312, ovvero la 104 per tre». In realtà si scoprì che nei 9 giorni mensili di assenza retribuita faceva un secondo lavoro. Ma in tribunale fu assolta «perché il fatto non costituisce reato». Il ministero ha deciso di accendere un faro dopo aver scoperto alcuni casi clamorosi come quello di una scuola di Menfi, in provincia di Agrigento: l’Istituto Santi Bivona aveva 70 insegnanti beneficiari dei permessi per parenti disabili su un totale di 170. Quasi il 42%. Se fossero davvero tutti malati, piuttosto che da ministero e Inps sarebbe stato un caso da sottoporre all’Organizzazione mondiale della sanità. 


6 commenti:

  1. Quindi per i dipendenti pubblici niente permesso per donazione del midollo osseo, maternità o donazione sangue! Mi sembra che l'articolo non sia molto chiaro, il problema non sono le tipologie di permessi, che sono le stesse tra pubblico e privato, ma i controlli a monte... E si potrà anche verificare che anche tra le aziende private ci sono differenze notevoli, più è grande l'azienda è più i dati si avvicinano a quelli del pubblico...

    RispondiElimina
  2. Aspettiamo Salvini che sistemerà anche tutte le pecche del Pubblico ! I profittatori è ora che la finiscano con tutti i loro privilegi.

    RispondiElimina
  3. Infatti Salvini è egli stesso un dipendente pubblico... aspetta e spera.

    RispondiElimina
  4. vengono trasmesse solo notizie strampallate e palle, la gente è poco informata purtroppo, parla solo x sentito dire. La verità è che gli statali sono quelli che hanno pagato più di tutti questa crisi, con il dimezzamento del personale negli ospedali e pronto soccorso, sono quelli che pagano le pensioni ai cittadini e politici e che sostengono la previdenza per pagare il welfaire del sociale e disabili, tutto sulle spalle degli statali. Gli statali sono indebitati fino all' osso per sostenere questa economia ed in cambio hanno avuto un pugno nell' occhio con il dimezzamento dello stipendio con contratti pubblici fermi dal 2009 già con berlusconi. Gente invece di parlare a vanvera e di gridare alle streghe, documentatevi.

    RispondiElimina
  5. dopo sette lunghi anni di penalizzazione retributiva, la riapertura della contrattazione nel Pubblico Impiego presuppone la disponibilità di nuove risorse, che siano sufficienti a garantire un recupero adeguato del potere di acquisto da parte dei dipendenti pubblici"

    RispondiElimina