lunedì 8 agosto 2016

Monzuno. Montevenere è completa. Alla cerimonia d'inaugurazione anche un riconoscimenti agli scopritori della Flaminia Militare.

Sopraffatto dall'emozione per la consegna di un attestato di ringraziamento, Cesare Agostini ( nella foto)  non ha saputo trattenere la commozione e si è emozionato fino alle lacrime ricordando l'impresa che ha permesso a lui e all'amico Franco Santi di riportare alla luce la 'Flaminia Militare', la transappennica romana di cui si si erano perse le tracce. La scoperta ha richiesto ai due trent'anni di lavoro tra sondaggi, scavi e lo scherno di molti convinti di trovarsi di fronte a due visionari.

Agostini ha raccontato come il tutto prese il via quarant'anni fa, nel 1977, dando fede alle voci dei vecchi abitanti del paese che raccontavano dell'antica strada tra i boschi sommersa ormai nella vegetazione. Fede rafforzata dall'occasionale ritrovamento di una moneta romana di epoca repubblicana fatto da Santi in una cava di pietra. Proprio questa moneta avvalorò per i due intrepidi ricercatori l'ipotesi che in quell'epoca romana si fossero in quel luogo estratte pietre per lastricare la via poiché non vi era memoria di antiche costruzioni in sasso. Per dieci anni i due trascorsero tutto il tempo libero a sondare il fondo di boschi, senza alcun esito. Poi la loro caparbietà fu finalmente premiata e a una profondità di circa 60 centimetri trovarono un primo tratto di selciato. Ma la loro opera non era ancora finita: dovevano dimostrare che la strada trovata era un tratto della transappennica quindi continuarono i sondaggi e lo scavo fino a individuare altri 9 chilometri di tracciato, sino oltre il passo della Futa. Ciò provò che la strada, oltre a essere romana, attraversava l'Appennino. Questa seconda impresa richiese altri 20 anni e un grande lavoro fatto a braccia con il solo aiuto di pochi volontari che si erano aggregati solo negli ultimi anni di attività. Tutto il tracciato si trovava a una profondità da un minimo di 60 centimetri a un massimo di 120.

Lo scopritore ha raccontato la sua storia dopo aver ricevuto il riconoscimento dal sindaco Marco Mastacchi, durante la cerimonia di inaugurazione a Monte Venere di Monzuno del pilastrino che sorgeva prima del II conflitto mondiale accanto all'oratorio, andato perso e riedificato nel rispetto dell'originale su iniziativa del Lions Club Valli Savena e Idice e al sostegno delle donazioni di molti. Alla operazione ha dato il suo apporto anche il Gruppo di Studi Savena Setta Sambro, rappresentato nella cerimonia dal presidente Daniele Ravaglia.

Il piccolo manufatto è stato completato da quattro formelle, una per ogni lato del cippo, di carattere religioso opere del Maestro Luigi Enzo Mattei che ha illustrato al pubblico il motivo che lega le quattro belle raffigurazioni in una lettura omogenea.
 
Con l'inaugurazione del pilastrino si completa il recupero delle strutture religiose di Monte Venere: nel 2013 è stata restaurata la grande croce edificata da don Dario Zanini nel 1956, e nel 2015 l'oratorio del 1904.
 
Il sindaco Mastacchi ha anche consegnato un attestato di riconoscenza a Gino Santoli ( nella foto) per la sua grande disponibilità a sostegno delle iniziative di carattere collettivo.





La Banda di Monzuno ha accompagnato la funzione religiosa



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