lunedì 1 agosto 2016

Canone Rai in bolletta, c'è una speranza di riavere i propri soldi. Martedì il Tar del Lazio dovrà esprimersi sulla legittimità della misura decisa dal governo dopo il ricorso del Codacons.

Segnalato

RAI
C'è ancora una speranza. Almeno per chi non ha alcuna intenzione di pagare il canone Rai che il governo ha introdotto nella bolletta dell'energia elettrica. Martedì 2 agosto la II sezione ter del Tar Lazio dovrà infatti esprimersi sulla legittimità dell'operazione decisa dall'esecutivo. A renderlo noto è il Codacons che, dopo aver avviato "una dura battaglia contro la decisione del Governo di imporre il pagamento del canone attraverso la bolletta della luce", si è rivolta al Tribunale amministrativo chiedendo la sospensione del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, del 13 maggio 2016.
"Il canone Rai è imposta legata al semplice possesso di un apparecchio abilitato alla ricezione del segnale televisivo - scrive l'associazione nel ricorso in cui fa riferimento alla sentenza della Consulta del 2002 - La Corte Costituzionale ha, inoltre, chiarito come non sussiste alcuna relazione diretta tra le entrate che derivano dal canone e quelle che poi vengono effettivamente destinate alle reti Rai, dal momento che il maggiore beneficiario dell'imposta non è la Rai, bensì lo Stato e soltanto una parte viene riservata al finanziamento della televisione pubblica".
A giudizio del Codacons, quindi,  "risulterebbe persino erroneo qualificare come canone o abbonamento l'importo versato non integrando quest'ultimo il corrispettivo di un servizio ma dovendosi più propriamente parlare di imposta sul possesso della televisione. Ciò premesso in merito alla corretta qualificazione dell'entrata per lo Stato, è ancor più evidente l'illogicità di un sistema - com'è quello varato dalla Legge di Stabilità 2016 e regolato dal provvedimento impugnato, che snatura l'imposta, vincolandone il pagamento al pagamento della bolletta elettrica".
"Un soggetto privato (l'impresa fornitrice di energia elettrica) si sostituisce allo Stato per l'incasso di un importo che rimane di spettanza Erariale - prosegue -: i fornitori di energia non possono trasformarsi in esattori per recuperare il canone Rai. È un compito che non gli compete". Se il Tar accoglierà la richiesta e sospenderà l'inserimento del canone in bolletta, spiega il presidente Carlo Rienzi, "le aziende elettriche dovranno restituire agli utenti i 70 euro della prima rata scattata nei giorni scorsi". 


Le ragioni del ricorso al Tar
 
In primis, l'inserimento in bolletta snatura l’imposta legata al possesso di un apparecchio TV, legandola al pagamento di un servizio del tutto diverso (come l'utenza elettrica).
In secondo luogo, è evidente l'anomalia relativa al nuovo sistema di riscossione: un soggetto privato (l’impresa fornitrice di energia elettrica) si sostituisce allo Stato per l’incasso di un importo che rimane di spettanza Erariale. Peccato che i fornitori di energia non possano trasformarsi in esattori per recuperare il canone Rai, semplicemente perché si tratta di un compito che non gli compete.
Ancora, se è vero che il nuovo meccanismo di pagamento e riscossione del canone agevola l’Erario (nel contrasto al fenomeno dell’evasione), allora lo “sconto” praticato al contribuente risulta piuttosto esiguo: dati alla mano, infatti, il Governo avrebbe potuto abbassare il balzello fino a 80 euro.
Senza contare, in conclusione, la reiterata violazione dello Statuto del Contribuente: l'Agenzia delle Entrate avrebbe infatti dovuto richiedere ed ottenere — da parte delle anagrafi comunali — i dati relativi alla composizione dei nuclei anagrafici, così da evitare duplicazioni e confusioni; e ciascun utente avrebbe dovuto disporre di 60 giorni dall’entrata in vigore di tutti i provvedimenti di attuazione per presentare eventuali dichiarazioni di esenzione dal pagamento.

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