Riceviamo
e pubblichiamo:
Il consiglio dell’Unione dell’Appennino bolognese ha approvato
all’unanimità un ordine del giorno proposto dal sindaco di San
Benedetto Val di Sambro per manifestare la vicinanza ai lavoratori
della Stampi di Monghidoro coinvolti da alcune settimane in un
presidio. Approvato un secondo ordine, proposto dalle opposizioni,
per sollecitare un intervento normativo che tuteli il riciclo dei
materiali nei territori dove vengono smaltiti.
La
situazione di crisi per le aziende dell’Appennino bolognese
non accenna a risolversi, anzi: dopo la vicenda Saeco, un’altra
azienda minaccia di lasciare a casa decine di lavoratori, con effetti
paradossalmente anche peggiori.
Se
infatti nel caso dell’azienda di Gaggio Montano c’era un
interlocutore con cui trattare, la situazione a Monghidoro è ancora
più complicata; qui infatti la Stampi Group, azienda lodigiana che
produce bobine elettromagnetiche insediatasi nel 2013, dallo scorso
anno ha cominciato a tardare il pagamento degli stipendi con il
triste percorso ben noto a tanti lavoratori: cassa integrazione,
contratti di solidarietà. Per alcuni mesi lo stipendio è stato
garantito dalla Bosch, il principale cliente, poi da marzo 2016 la
mobilitazione dei lavoratori, visto il silenzio da parte della
proprietà.
La
situazione ha convinto gli amministratori dell’Unione di comuni
dell’Appennino bolognese a firmare un ordine del giorno di sostegno
nei confronti dei lavoratori, approvato all’unanimità dal
consiglio:
atto formale che fa seguito ad un impegno concreto già manifestato
dal sindaco di San Benedetto Val di Sambro Alessandro
Santoni
che ha partecipato a incontri e presidi. Pur non rientrando infatti
Monghidoro nei confini diretti dell’Unione dell’Appennino
bolognese, gli effetti della crisi si sentono pesantemente sui
territori vicini, come appunto San Benedetto.
“La
Stampi Group
– ha spiegato Santoni durante il suo intervento in consiglio
mercoledì 20 aprile – occupa
circa 84 dipendenti. Un numero enorme se rapportato alla densità
geografica di piccoli comuni come Monghidoro e San Benedetto. Oltre
tutto ci sono molti casi di famiglie in cui marito e moglie sono
occupati dall’azienda: per loro la perdita del posto del lavoro di
entrambi è un autentico dramma. Anche se come amministratori locali
non abbiamo grandi margini di azione, abbiamo il dovere di dimostrare
la vicinanza ai lavoratori e di richiedere l’intervento di chi può
cercare una soluzione, in Regione o al Ministero”.
Il
rischio è che le dimensioni ridotte della fabbrica facciano sì che
non ci sia la giusta attenzione da parte delle istituzioni, ma è
proprio quello che i sindaci dell’Unione vogliono evitare: la
questione è già stata portata in Regione, purtroppo senza esiti
positivi sinora.
Durante
la stessa seduta è stato approvato inoltre un altro ordine del
giorno, relativo stavolta al caso della Dismeco
di Marzabotto: l’azienda specializzata nello smaltimento e nel
trattamento di materiale elettrico ed elettronico (RAEE) sta infatti
vivendo un momento difficile sul fronte occupazionale: come più
volte denunciato dall’amministratore delegato Claudio
Tedeschi,
infatti, nonostante
l’Emilia-Romagna sia tra le più virtuose nella raccolta dei
rifiuti elettrici, molti dei materiali che si raccolgono qui si
smaltiscono in Veneto e in Lombardia.
Questo perché si risponde ad una logica di mercato pura che si basa
esclusivamente sui prezzi e non sulla capacità di riciclaggio del
materiale, che per la Dismeco arriva a quasi il 98%. Una logica che
tiene conto limitatamente delle inefficienze complessive del sistema,
visto si trasportano i rifiuti da una regione all’altra. Su questo
tema si richiede un intervento normativo e regolamentare da parte dei
parlamenti regionali e nazionali, che valorizzino maggiormente la
capacità di recupero dei materiali e la vicinanza in termini
chilometrici di chi smaltisce rispetto a chi raccoglie.
Il
presidente dell’Unione Romano
Franchi ha
aderito senza indugi alla proposta di ordine del giorno avanzata dai
consiglieri di minoranza dell’Unione e poi votata all’unanimità:
“Conosciamo bene
la storia della Dismeco
– ha spiegato – una
azienda che abbiamo visto nascere, riportando in vita un distretto
industriale che rischiava la desertificazione, e che da sempre come
Comune di Marzabotto abbiamo sostenuto. Evidentemente la normativa
attuale permette delle distorsioni che penalizzano le eccellenze, e
su questo dobbiamo chiedere interventi efficaci e tempestivi”.
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’ “. Albert Einstein
RispondiEliminaL' unica prospettiva x uscire dalla crisi è quella di eliminare i servizi con le banche. Le piccole banche devono chiudere.