Vincenzo
Tondolo ha chiesto la pubblicazione dell'interessante articolo
apparso sul Fatto Quotidiano di oggi, a firma di Tommaso Rodano.
E
sulla prevenzione “siamo la Cenerentola del mondo”.
Per
la prima volta nella storia del nostro Paese, in tempo di pace,
l’aspettativa di vita è diminuita rispetto all’anno precedente.
È il numero più allarmante del rapporto OsservaSalute 2015, curato
dall’osservatorio delle Regioni e presentato ieri mattina
all’Università Cattolica di Roma.
Nel
2015 la SPERANZA DI VITA per
gli uomini italiani è stata di 80,1 anni e di 84,7 per le donne,
mentre nel 2014 era di 80,3 anni per gli uomini e 85 per le donne.
Cosa c’è dietro queste cifre?
Secondo
Walter Ricciardi, il medico che ha coordinato il gruppo di ricerca
che ha prodotto il report, a incidere sono essenzialmente I TAGLI
ALLA SANITÀ PUBBLICA, che penalizzano in particolare i livelli di
prevenzione: “Anche quest’anno – ha spiegato Ricciardi – le
analisi contenute nel Rapporto
Osservasalute
segnalano
numerosi elementi di criticità, in quanto confermano il trend in
DIMINUZIONE DELLE RISORSE PUBBLICHE a
disposizione per la sanità, l’aumento dell’incidenza di alcune
patologie tumorali prevenibili, le ESIGUE
RISORSE DESTINATE ALLA PREVENZIONE e
le persistenti iniquità che assillano il Paese”.
Il
governo Renzi nel 2015 ha sottratto alla sanità pubblica 2,35
miliardi di euro, ma i sacrifici non sono finiti: il Def ha
annunciato altri 2 miliardi di tagli per il 2016, 3,5
miliardi
per il 2017 e 5 miliardi per il 2018.
La
riduzione delle risorse inciderà su una situazione generale già non
idilliaca: L’ITALIA, AD ESEMPIO, DESTINA ALLA PREVENZIONE
APPENA IL 4,1
PER CENTO DELLA SPESA SANITARIA
TOTALE, una delle percentuali più basse d’Europa. Il rapporto dice
anche che i livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero le
prestazioni che dovrebbero essere garantite a tutti i cittadini, non
sono rispettati nelle Regioni sottoposte a piani di rientro dal
deficit.
Secondo
Ricciardi, l’Italia è addirittura “Cenerentola del mondo” per
quanto riguarda gli investimenti in prevenzione: “In particolare
per le vaccinazioni e gli screening oncologici, mai partiti o che
funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne”. Un
altro motivo d’imbarazzo, secondo il medico, sono le disparità dei
dati sull’aspettati va di vita: “Oggi per i cittadini di Campania
e Sicilia è di quattro anni più bassa rispetto a quella di chi vive
nelle Marche o in Trentino. Abbiamo perso in 15 anni i vantaggi
acquisiti in quaranta. L’Italia ha ancora uno dei migliori sistemi
sanitari al mondo, ma questo vale solo per una minoranza di
italiani”.
Perché
si decida di tagliare sulla sanità pubblica, numeri alla mano, non è
affatto chiaro. In media, l’Italia è uno degli stati occidentali
che ha la spesa più bassa: sono 1.817
euro pro capite nel 2014 (come
nell’anno precedente), la Germania spende
l
68 per cento in più, la Finlandia il 35, il Canada addirittura il
100. La Regione che spende di più per la sanità pubblica è il
Molise:
2,226 euro per cittadino.
Quella
che spende di meno è la Campania:
1.689 euro.
UNO
DEI CALI più consistenti e preoccupanti è quello che riguarda le
vaccinazioni. L’antinfluenzale per
gli over 65 è sceso in poco più di
dieci anni dal 63,4 (2003) al 49 per cento (2015).
Questo
dato, abbinato alla struttura demografica della popolazione italiana,
particolarmente anziana (oltre
un italiano su 5 ha più di 65 anni, gli ultracentenari
sono
circa 19 mila), può spiegare perché nel 2015 sia esploso il dato
sulla mortalità: nell’ultimo anno i decessi sono stati 54 mila più
che nel precedente.
C’è
una lieve flessione anche delle vaccinazioni
obbligatorie in età pediatrica, che
nel 2013 rispettavano l’obiettivo minimo del 95 per cento entro i
due anni di età, poi hanno subìto una leggera flessione, ma restano
sopra al 94 per cento.
Diminuiscono
i fumatori (nel 2010 erano il 22,8
per cento della popolazione italiana sopra i 14 anni, nel 2014 sono
scesi al 19,5), la percentuale dei consumatori
di alcol a rischio invece è rimasta
sostanzialmente invariata.