E'
giunto un commento, e mi dispiace sia anonimo, che tocca
perfettamente, a mio avviso, la questione delle differenze
generazionali e della enorme 'fortuna' che ha vissuto la generazione
nata e cresciuta durante il boom economico, di cui anch'io faccio
parte. Fortuna che non abbiamo saputo conservare e traghettare alla
generazioni successive.
Pubblico questo bell'articolo con un grazie
alle generazioni che hanno permesso il boom del dopoguerra e scuse a
chi è venuto dopo di noi.
Ecco il
commento:
Eppure
c'è una generazione che davvero si è presa tutto, consumando gli
anni e la vita fino al midollo. È la mia, quella che ha scavalcato o
sta scavalcando i sessant'anni, nata quando Modugno allargava le
braccia e cantava Volare, sull'onda del miracolo italiano. Ci hanno
chiamato figli del boom, l'ultima grande infornata di nascite record,
battezzati dal miracolo italiano. Cosa abbiamo avuto di più rispetto
ai Caputo? Il sogno, l'adrenalina, l'avventura, la rivolta,
l'immaginazione, la lotta. Certo, alcuni di noi hanno pagato un
prezzo di sangue e di piombo, altri sono finiti con una siringa nel
braccio, ma abbiamo viaggiato ad un'altra velocità.Quelli che sono
venuti dopo non sono mai stati giovani come lo siamo stati noi. Ci
siamo presi il monopolio della gioventù, con la pretesa di non
invecchiare mai, di rappresentare per sempre quell'ideale. Come
Dorian Gray, fino a marcire dentro. Ci siamo beccati la musica
migliore, l'età d'oro del rock, leggendaria e irripetibile. Quella
che ancora oggi scuote l'anima e le viscere, quella che per gli altri
è solo una nostalgia mai vissuta da raccattare in qualche film o
serie tv. Noi invece eravamo lì, vivi, in diretta, con lo sguardo
perso sulle mani di Jimi Hendrix, senza sapere che nessun altro
avrebbe fatto vibrare una chitarra come lui, al di là del bene e del
male. Abbiamo visto nascere le radio libere e ci siamo tuffati nei
corpi della rivoluzione sessuale. Il sesso che sa ancora di peccato,
ma non è più tabù. Avevamo vent'anni e ci siamo goduti quella
tregua di promiscuità tra la sifilide e l'Aids.Noi, soprattutto, non
avevamo paura. Neppure della Guerra fredda. C'erano muri di
ideologia, ma non ci hanno impedito di viaggiare su e giù, guardando
il mondo come se fosse sempre la prima volta. Non c'era turismo di
massa, ma si andava alla scoperta di luoghi meravigliosi nascosti
negli angoli della terra, senza le masse, senza la folla, senza
ritrovarti le mani sulle spalle del vicino di casa. C'era Capri
quando ancora era Capri o, se volevi, potevi perderti in India o
attraversare il Medio Oriente in moto dormendo ai bordi delle strade
o andare in bicicletta da Amsterdam a Parigi senza l'angoscia delle
famiglie e il telefonino che ti controllava.Abbiamo vissuto di
utopia, al punto da consumarla e non lasciare nulla agli altri.
Abbiamo sacralizzato la politica, salvo accorgerci che era solo un
gioco. Con la scusa della fantasia al potere abbiamo occupato tutti i
posti disponibili, constatando che il cinismo rende più dei sogni.
Ma pure i sogni ce li siamo tenuti per noi. Abbiamo sottoscritto che
il privato è pubblico e così abbiamo speso tutte le risorse a
disposizione messe in circolo da uno Stato spendaccione. I debiti? Li
stanno pagando gli altri, con una vita precaria. Siamo stati gli
ultimi a sfruttare il bene e il male del Novecento, ubriachi di vita
e a costi bassi. E siamo stati gli ultimi a godere della tranquillità
del posto fisso. È per questo che ci siamo presi tutto, più ancora
della generazione di Caputo, godendoci allo stesso tempo l'adrenalina
della trasgressione e la tranquillità della sicurezza. Noi ci
abbiamo provato a cambiare il mondo e, in fondo, ci siamo pure
riusciti, a costo di mandarlo in frantumi e ben attenti a conservare
per noi i cocci migliori. Abbiamo fatto saltare il banco e stiamo
ancora festeggiando.Abbiamo sognato. Quando il sogno non era ancora
un'illusione e l'America era un mondo meraviglioso dove Doctor J con
le sue schiacciate era immagine ad anni luce di distanza.Noi siamo
quelli a cui il Papa in una notte di luna piena ha regalato una
carezza. Abbiamo goduto con il Milan, prima squadra italiana a
vincere la Coppa dei Campioni. E poi abbiamo visto l'uomo sulla Luna.
Come potevamo aver paura del futuro? noi sognatori degli anni 50 agli
80 avevamo tutto pure la luna.
In effetti vi siete presi tutto e avete allevato generazioni senza speranza. Questa viene data dalle generazioni più anziane, mentre i cosiddetti babyboomers hanno pensato di limitarsi a dare agio economico alla prole. Per poi lamentarsi se i nati nell'ultimo scampo del XX secolo sono cresciuti viziati e senza ideali. Ho scritto ideali e non ideologie, fate attenzione.
RispondiEliminal ' articolo l' ho trascitto io ma è di (salvatore tramontano giornalista) leggendolo mi ha rapito il cuore e ho voluto proporvelo affinchè ne siate a conoscenza tutti voi che mi state leggendo, riusciate così a capire che anche nella nostra italia c' è stato un momento magico in cui si poteva sognare, avere orrizzonti illimitati e sentirsi parte della vita di questo paese, la dignità delle persone veniva prima di tutto, a dispetto di chi ci governa oggi che non fa che metterci in disparte intenzionalmente, creando le differenze economiche - sociali per metterci l' uno contro l' altro. Grazie.
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RispondiEliminaCaro Fabbriani la ringrazio e mi fa piacere che questo articolo (un pò lungo) le sia piaciuto perchè a me è successo che mi comuovessi appena l' ho letto .E' una realtà che mi ha fatto molto pensare...... ed il confronto con la realtà di oggi è veramente catastrofico su tutti i fronti. Sono una lei.
anonimo delle 12.59 in quel tempo carichi come eravamo noi non avremmo permesso a nessuno di mettersi fra noi ed il cammino intrapreso, tanto meno ai politici, cosa che oggi scusami se te lo ricordo, con tanta faciloneria i giovani fanno. Eravamo dei combattenti senza paura e ci era permesso di essere giovani. Oggi prevale la paura ed il panico.
RispondiEliminaMa un pò di autocritica? No, c'è sempre e solo la solita nostalgia. Siamo un popolo di passatisti, di gente che va avanti con la testa rivolta all'indietro. Quelli che credono d'aver fatto tutto loro, solo loro, sempre loro. Chissà, se ancora fossero al mondo, cosa direbbero/scriverebbero coloro che hanno fatto la prima guerra mondiale oppure coloro che hanno fatto la seconda e c'hanno liberato dal nazi-fascismo.
RispondiEliminaGrazie al dott. Fabbriani per adoperarsi nel proporre perle di vita.
RispondiEliminaBell'articolo, fotografia semplice e propedeutica per costruttive riflessioni, tutto felicemente ed amaramente vero. Ed allora ? Cosa facciamo ora ?
Cari giovani lettori voi avete,come noi abbiamo avuto,la sfrontatezza dell'età dei bruffoli che vi permette di sognare....e dovete sognare in grande.
Sì è vero che i tempi sono tremendamente difficili, che il lavoro spesso non c'è o se c'è non corrisponde alle singole aspettative, che la globalizzazione ha maldestramente mescolato ogni cosa, ma siete giovani e non potete permettervi di accettare e subire gli eventi.
Coraggio, armatevi e partite ( e non fraintendetemi ) reagite a noi vecchi divoratori di ogni e di tutto, avete ampio margine di cambiamento e di miglioramento.
Noi ex giovani, oltre a creare i presupposti per questa incivile civiltà, abbiamo fatto; fatto i venditori di cocomero, i corridori al tiro al piccione, i meccanici in officine oggi improponibili, i calzolai, le sarte e tanti altri "sacrifici" pur di realizzare i nostri sogni.
Continuiamo ad espletare attività di volontariato dentro e fuori casa per compiacerci e compiacere agli altri.
Eravamo certamente meno istruiti e non disponevamo delle tecniche e della tecnologia di oggi, qualche penalizzazione quindi l'abbiamo avuta anche noi.
Per ogni cosa si dice che questa è una sfida, avanti mostrateci le sicuramente importanti qualità morali e caratteriali che contraddistinguono tantissimi giovani di oggi capaci quindi di vincere le insidie dell'auspicabile progresso; cavalcate il fare, sempre ed ovunque. Vi sosteniamo ed applauderemo al nuovo.
Vi chiedo di interpretare quanto scritto come un sostegno ed incitamento per il vostro singolo e comune successo.
anonimo delle 16.36 non hai capito niente - non è questione di nostalgia o della ricerca del tempo perduto, niente di simile.
RispondiEliminaL' articolo sopra citatato ha voluto mettere in evidenza qualcosa che c' è stato e che ci sarebbe ancora se solo gli italiani sopratutto i giovani volessero in modo naturale e semplice dimostrare con il darsi da fare ...... il coraggio di osare.
Come spesso accade, nelle narrazioni emotive, ci si dimentica di dire tutta la verità,e anche questo articolo a firma Tramontano rientra nel dolceamaro della vita.Si ricorda la parte migliore degli anni del boom economico con comprensiva e inutile nostalgia,si fa poesia sullo sviluppo di un paese appena uscito da una dittatura che ci aveva portato in casa una guerra atroce lasciandoci solo lutti e macerie.Il bomm economico è dato unicamente dalla ricostruzione dovuta a questi fatti.Come sempre accade, a seguito di disastri, esiste pure una parte della società che ha goduto e approfittato degli stessi,ma la maggior parte delle persone ha ben poco da sorridere ricordando quei tempi.Per non parlare degli anni settanta,anni di piombo,rivendicazioni sociali sofferte scontri in piazza,giovani e meno giovani lasciati cadaveri sulle strade e altre simili amenità che vi risparmio.Chi si ricorda solamente la parte migliore e la rimpiange è una persona che ha vissuto solo a metà , un perfetto illuso che non ha ancora compreso appieno i valori della vita.
RispondiEliminaquali valori?????? è tutto da rifare sei un illuso 19.02 ed inoltre non vivi la realtà, anzi non vivi prorprio, per scrivere quello che hai scritto.
RispondiElimina10,04 prova tu a spiegarci come si fa a vivere.
RispondiEliminala vita non va spiegata.......va vissuta giorno x giorno x quello che offre se poi dici che non offre niente, bhe!!!!! forse, forse, non guardi, non vedi e non senti basta cogliere l' atttimo.... carpe diem !!!!
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