sabato 27 febbraio 2016

Il caldo dell'inverno porta il 'guaio' processionaria.

Da un articolo apparso su MSN Notizie, si apprende del proliferare sempre più preoccupante di un insetto che da alcuni anni è presente anche nel centro di Sasso Marconi: la processionaria, ben visibile grazie alle lunghe file di larve che si spostano in processione, da qui il nome, e che possono creare disagi e pericoli alla popolazione e agli animali.
Segnaliamo quindi volentieri l’articolo che un lettore ha inviato:
 
Dalla Valle d’Aosta alla Liguria, la ragnatela delle piante ora intossica gli uomini


Ormai è un assedio, che attraversa il Nord Italia e arriva al Sud della Francia. La processionaria, la larva urticante conosciuta anche come «gatta pelosa», invade case in Valle d’Aosta, stravolge giardini in Piemonte e Liguria e, a Mestre, costringe una scuola elementare a chiudere i battenti, con 7 bimbi e una maestra finiti all’ospedale a causa di piaghe e pruriti causati dall’insetto.
Il lepidottero defogliatore che, allo stadio larvale, si sposta in processione (da cui il nome) dai nidi simili a grossi gomitoli bianchi sui rami degli alberi per poi incrisalidarsi nel terreno, si sta espandendo in boschi e aree urbane creando allarme soprattutto per persone e animali: è ricoperto da peli altamente urticanti che, oltre a provocare dermatiti lunghe da curare, si spargono nell’aria causando problemi all’apparato respiratorio e ingeriti dai cani possono esser letali. Le temperature molto alte per la stagione hanno spinto la processionaria a uscire dai nidi molto prima del previsto e, in molti casi, a non rientrarci proprio.
In alcune vallate valdostane gli attacchi forti sono aumentati del 50% rispetto agli anni passati. Tra le zone più colpite ci sono quelle centrali come Sarre, Saint-Pierre e Villeneuve, ma anche La Salle, Morgex e Cervinia. «In questi boschi - racconta un abitante della frazione Conclonaz, sulla collina di Sarre - sono due anni che si registra un allarme in merito, adesso però il problema sta prendendo proporzioni bibliche. Le larve ricoprono porte e finestre e si intrufolano anche in casa: siamo pieni di bolle cutanee, prurito, bruciore alla gola e dolore nel deglutire provocato dall’ingestione dei peli che si spargono nell’aria». Oltre a una fascia di disboscamento intorno al piccolo agglomerato infestato, per le zone urbane Regione e Comuni fanno la raccolta dei nidi sui rami e a terra, per poi bruciarli, ma nessun decreto ingiuntivo è stato ancora emesso per far sì che i privati provvedano anche nei loro terreni. Al Disafa (Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino) stanno arrivando molte segnalazioni da aree forestali e urbane della Val di Susa e della zona del Col di Tenda. 
«Il fenomeno è in crescita e in trasformazione anche in aree come il Sud della Francia - spiega Chiara Ferracini, dell’unità di Entomologia del Disafa - ed è dovuto principalmente ai recenti cambiamenti climatici: il freddo, che oggi manca, creava una pausa stagionale del ciclo di vita della processionaria, che ora, invece, prolifera e cerca cibo senza interruzione. Stiamo mettendo a punto un progetto Alcotra tra Piemonte, Liguria e Francia per il controllo della processionaria tramite la lotta biologica con un insetto antagonista, limitatore naturale». In Valle d’Aosta un centinaio di alberi sono stati trattati con iniezioni nel fusto dell’albero, mentre nel Ponente ligure, colpito dall’infestazione, «noi non ne facciamo perché sono troppo costose - dice Marcello Storace, dirigente del servizio fitosanitario Ligure - e ci affidiamo alla rimozione meccanica dei nidi con abbruciamento a terra. In alcune località si utilizzano, sotto il controllo delle autorità competenti, i cacciatori che sparano ai nidi con la doppietta. Ma ultimamente so che le pallottole con insetticida sono diventate difficili da reperire».

3 commenti:

  1. Per prevenire i nidi invernali delle processionarie occorre fare il trattamento con TUREX a fine estate a tutti i pini. Nel caso si formassero ugualmente alcuni nidi occorre tagliarli, a gennaio, e bruciarli.

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  2. come direbbe Danilo Masotti, "stiamo ancora troppo bene".

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  3. Non è necessario andare distante per vedere delle gravi infestazioni, basta andare al bacino di Suviana, i pini ne sono pieni, spetterebbe alla forestale bruciare i nidi, ma campa a cavallo.....

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