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articolo di Marina Amaduzzi.
Entro la fine del 2016 i
posti letto dovranno calare di altre 815 unità in regione.
Migliorando l’efficienza degli ospedali, riconducendo, laddove sia
possibile, le attività di day hospital, day surgery e ricovero di un
giorno in attività ambulatoriale. E completando la realizzazione
degli ospedali di comunità. La riorganizzazione deve passare
attraverso parametri precisi: l’occupazione media dei posti letto,
il volume di attività, l’esito delle prestazioni. Sono queste le
principali direttrici della Regione nel Piano di riordino ospedaliero
che l’assessore regionale alle politiche per la salute Sergio
Venturi presenta ai sindacati, confederali e di categoria.
L’obiettivo è arrivare entro Natale all’approvazione in giunta
della delibera che dà il via alla manovra.
IL PIANO - Si tratta
della prima uscita pubblica dell’atteso piano di riorganizzazione
della rete ospedaliera, che la sanità regionale e bolognese aspetta
da tempo. Si tratta del secondo impegno da realizzare entro l’anno
della giunta di Stefano Bonaccini. Il governatore ieri ha
sottolineato sulla sua pagina Facebook che con un «punteggio pari a
7,8 l’Emilia Romagna è al primo posto nella classifica tra le
regioni italiane, per quanto riguarda equità e capacità di risposta
ai bisogni di salute», secondo quanto si legge «nel rapporto
Meridiano Sanità 2015». Sanità in vetta, ma pronta a tagliare dove
occorre.
GLI OBIETTIVI - Il
lavoro riprende e consolida quanto già fatto finora, distinguendo
tra le discipline di rilievo regionale (secondo il modello Hub &
spoke) e le funzioni più propriamente provinciali. L’obiettivo del
piano è come noto portare la dotazione dei posti letto pubblici e
accreditati regionali in quell’indice di «3,7 posti letto per
1.000 abitanti, compresivi di 0,7 per la riabilitazione e la
lungodegenza post-acuzie e tenuto conto del saldo di mobilità». Nel
piano si ricorda che tra il 2012 e il 2015 i posti letto sono già
calati di 1.725 unità e che nell’agosto scorso un accordo con i
privati ha ridotto di 575 i posti letto a carico del servizio
sanitario. Tenuto conto della mobilità attiva (il numero dei
pazienti che arrivano da altre regioni è superiore agli
emiliano-romagnoli che si fanno curare fuori), «entro il dicembre
2016 dovrà realizzarsi un calo di almeno 815 posti letto, passando
dai 18.145 attuali a non più di 17.330».
IL TRAGUARDO - Questo
è il traguardo. Ma non si taglia ovunque e non si chiude. Semmai si
accorpano funzioni, si riorganizzano i reparti per intensità di cura
e si rende più efficiente la macchina. Partendo da un dato: la
normativa indica nel 90% il livello ottimale di occupazione media dei
letti ma in Emilia-Romagna nel 2014 il dato medio è stato dell’84%.
«Un punto percentuale in più di occupazione media corrisponde a 140
posti letto», si legge nel documento della Regione. Gli ospedali con
percentuale di occupazione media inferiore al 90% in regione sono 24.
La maglia nera va all’ospedale di Borgo Val di Taro che ha avuto il
61,4%. Il presidio ospedaliero bolognese ha raggiunto l’82,6%, il
Sant’Orsola l’80,5%, il Rizzoli il 72,5%, l’istituto di Scienze
neurologiche al Bellaria il 74,6%. Solo lavorando su questa variabile
l’assessorato stima di poter recuperare 314 posti letto in regione:
23 negli ospedali dell’Ausl, 45 al Sant’Orsola, 34 al Rizzoli, 11
alle Neuroscienze.
I TAGLI - Altri posti
letto sarebbero ricavati dalla riconversione di attività oggi in day
hospital e day surgery in ambulatoriale. La stima dei letti
convertibili è di 590, ma saranno le singole aziende a lavorarci,
così come sugli ospedali di comunità. I processi già in corso (a
Borgo Val di Taro, San Secondo Parmense, Castel San Pietro, Bondeno,
Comacchio, Copparo, Forlimpopoli, Mercato Saraceno, Savignano sul
Rubicone) saranno completati, ma non saranno gli unici. Nella
riorganizzazione vanno tenuti presenti due indici: i volumi di
attività e gli esiti (mortalità, ma anche percentuale di cesarei
nel totale dei parti e tempestività dell’intervento). Nel mirino
anche i punti nascita. Quelli con meno di 500 parti all’anno
andrebbero chiusi (Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti e
Ospedale del Delta), ma sarà la Commissione regionale nascita a
decidere, così come su quelli che hanno meno di 1.000 parti ma
soglie rischiose di cesarei .
Sono dei criminali, le balle sono poche, 815 persone in futuro non potranno essere ricoverate e verranno mandate a casa anche se avrebbero bisogno di assistenza ospedaliera, e fra queste potresti esserci tu o un tuo caro. Questi dittatori che ci governano per gli italiani i soldi dicono di non averli, ma ne buttano nel cesso per i clandestini a vagonate.
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