giovedì 12 novembre 2015

La Regione vuole 815 posti letto in meno negli ospedali.

Un lettore ha inviato questo articolo di Marina Amaduzzi.

Entro la fine del 2016 i posti letto dovranno calare di altre 815 unità in regione. Migliorando l’efficienza degli ospedali, riconducendo, laddove sia possibile, le attività di day hospital, day surgery e ricovero di un giorno in attività ambulatoriale. E completando la realizzazione degli ospedali di comunità. La riorganizzazione deve passare attraverso parametri precisi: l’occupazione media dei posti letto, il volume di attività, l’esito delle prestazioni. Sono queste le principali direttrici della Regione nel Piano di riordino ospedaliero che l’assessore regionale alle politiche per la salute Sergio Venturi presenta ai sindacati, confederali e di categoria. L’obiettivo è arrivare entro Natale all’approvazione in giunta della delibera che dà il via alla manovra.
IL PIANO - Si tratta della prima uscita pubblica dell’atteso piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, che la sanità regionale e bolognese aspetta da tempo. Si tratta del secondo impegno da realizzare entro l’anno della giunta di Stefano Bonaccini. Il governatore ieri ha sottolineato sulla sua pagina Facebook che con un «punteggio pari a 7,8 l’Emilia Romagna è al primo posto nella classifica tra le regioni italiane, per quanto riguarda equità e capacità di risposta ai bisogni di salute», secondo quanto si legge «nel rapporto Meridiano Sanità 2015». Sanità in vetta, ma pronta a tagliare dove occorre.
GLI OBIETTIVI - Il lavoro riprende e consolida quanto già fatto finora, distinguendo tra le discipline di rilievo regionale (secondo il modello Hub & spoke) e le funzioni più propriamente provinciali. L’obiettivo del piano è come noto portare la dotazione dei posti letto pubblici e accreditati regionali in quell’indice di «3,7 posti letto per 1.000 abitanti, compresivi di 0,7 per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie e tenuto conto del saldo di mobilità». Nel piano si ricorda che tra il 2012 e il 2015 i posti letto sono già calati di 1.725 unità e che nell’agosto scorso un accordo con i privati ha ridotto di 575 i posti letto a carico del servizio sanitario. Tenuto conto della mobilità attiva (il numero dei pazienti che arrivano da altre regioni è superiore agli emiliano-romagnoli che si fanno curare fuori), «entro il dicembre 2016 dovrà realizzarsi un calo di almeno 815 posti letto, passando dai 18.145 attuali a non più di 17.330».
IL TRAGUARDO - Questo è il traguardo. Ma non si taglia ovunque e non si chiude. Semmai si accorpano funzioni, si riorganizzano i reparti per intensità di cura e si rende più efficiente la macchina. Partendo da un dato: la normativa indica nel 90% il livello ottimale di occupazione media dei letti ma in Emilia-Romagna nel 2014 il dato medio è stato dell’84%. «Un punto percentuale in più di occupazione media corrisponde a 140 posti letto», si legge nel documento della Regione. Gli ospedali con percentuale di occupazione media inferiore al 90% in regione sono 24. La maglia nera va all’ospedale di Borgo Val di Taro che ha avuto il 61,4%. Il presidio ospedaliero bolognese ha raggiunto l’82,6%, il Sant’Orsola l’80,5%, il Rizzoli il 72,5%, l’istituto di Scienze neurologiche al Bellaria il 74,6%. Solo lavorando su questa variabile l’assessorato stima di poter recuperare 314 posti letto in regione: 23 negli ospedali dell’Ausl, 45 al Sant’Orsola, 34 al Rizzoli, 11 alle Neuroscienze.
I TAGLI - Altri posti letto sarebbero ricavati dalla riconversione di attività oggi in day hospital e day surgery in ambulatoriale. La stima dei letti convertibili è di 590, ma saranno le singole aziende a lavorarci, così come sugli ospedali di comunità. I processi già in corso (a Borgo Val di Taro, San Secondo Parmense, Castel San Pietro, Bondeno, Comacchio, Copparo, Forlimpopoli, Mercato Saraceno, Savignano sul Rubicone) saranno completati, ma non saranno gli unici. Nella riorganizzazione vanno tenuti presenti due indici: i volumi di attività e gli esiti (mortalità, ma anche percentuale di cesarei nel totale dei parti e tempestività dell’intervento). Nel mirino anche i punti nascita. Quelli con meno di 500 parti all’anno andrebbero chiusi (Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti e Ospedale del Delta), ma sarà la Commissione regionale nascita a decidere, così come su quelli che hanno meno di 1.000 parti ma soglie rischiose di cesarei .



1 commento:

  1. Sono dei criminali, le balle sono poche, 815 persone in futuro non potranno essere ricoverate e verranno mandate a casa anche se avrebbero bisogno di assistenza ospedaliera, e fra queste potresti esserci tu o un tuo caro. Questi dittatori che ci governano per gli italiani i soldi dicono di non averli, ma ne buttano nel cesso per i clandestini a vagonate.

    RispondiElimina