mercoledì 25 novembre 2015

Domenica prossima ' trekking con il treno' e con il Cai.

Di Alessandro Ori


Per domenica 29 novembre il Club Alpino Italiano di Bologna (C.A.I.), nell'ambito del ciclo 'Trekking col Treno', organizza una facile escursione alla scoperta delle bellezze naturalistiche e del patrimonio storico racchiusi nella Valle del Reno. Si potranno ammirare i magnifici calanchi di Pieve del Pino, il Borgo di Colle Ameno, il Palazzo Dè Rossi e molto altro ancora.


Domenica 29 Novembre 2015
Al dente del calanco
Nei tronchi dei cipressi attorno alla Pieve si possono ancora vedere i seg...ni delle accette dei soldati tedeschi (Marina Girardi, Appennino)

ITINERARIO:
I Borghetti – Colle Ameno – Palazzo Dè Rossi – Vizzano – Pieve del Pino – Musiano di Pian di Macina

Dislivello mt.: + 400 - 400 circa
Tempo di percorrenza: ore: 5 circa
Lunghezza Km. 13
Grado di difficoltà: Facile
Pranzo: Al sacco

DETTAGLI SUI TRASPORTI:
ANDATA:
Ritrovo: Autostazione di Bologna h 8,30
Bus da Bologna linea 826 h 8,50
Arrivo a Borgonuovo loc. Borghetti h 9,20

RITORNO:
Fine escursione a piedi: Musiano di Pian di Macina
Treno da Pian di Macina h 17,30
Arrivo previsto: Bologna Centrale h 17,49

BIGLIETTI:
Biglietto Andata Tper da Bologna a Borgonuovo 2 zone € 2,10
Biglietto Ritorno Treno FS da Pian di Macina a Bologna € 2,15




Info Facebook: https://www.facebook.com/Trekking-Col-Treno-1568854596663492/?fref=ts
Info cell. : 331 918 4640  a partire da tre giorni prima
Info Web: http://trekkingcoltreno.it/it/



Geosito di rilevanza regionale

Calanchi di Pieve del Pino

Monte Samorrè




Tra le valli del F. Reno e del T. Savena si trova un'area interessata da estesi affioramenti calanchivi bordati da rupi ampie, in corrispondenza delle quali si ha l'opportunità di osservare un interessate spaccato geologico dei terreni del Pliocene intrappenninico.
All'altezza di Pieve del Pino si osservano due fronti calanchivi (Monte Sammoré e valle del rio dei Prati, valli del rio Sammorè e del rio Pugneda), sormontati da pareti arenacee lungo le quali è ben delineato il passaggio stratigrafico, dal basso verso l'alto, tra le argille grigio-azzurre del Pliocene inferiore, e le arenarie dal colore giallo dorato. Questa variazione nella litologia corrisponde al passaggio, avvenuto nel corso del Pliocene mediosuperiore, tra ambienti di mare profondo ad ambienti costieri, di spiaggia distale.
Dalla sovrapposizione di queste rocce a diversa litologia si sono create le condizioni per lo sviluppo di particolari morfologie di erosione selettiva: le pareti abrupte, i sottili spartiacque, le creste, ed i pinnacoli isolati, come quello che si erge nel mezzo dell'affioramento, sono dovuti all'azione protettiva che i più' resistenti strati arenacei svolgono sulle sottostanti argille.
(da: http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=15)



BORGO DI COLLE AMENO
Un imponente complesso di edifici rossi: così si presenta il Borgo di Colle Ameno, fulcro di un progetto illuministico di Filippo Carlo Ghisilieri, senatore della città di Bologna, nel '700.
L’idea era quella di realizzare un moderno nucleo urbanistico autonomo, che comprendesse, oltre alla villa padronale, tutte le strutture necessarie per la quotidianità: le botteghe, un teatro, un ospedale, una fabbrica di maioliche, una stamperia, una chiesa e altri fabbricati di servizio come stalle, fienili, scuderie, depositi e magazzini.
Annesso al borgo si trova un oratorio barocco, unico nel suo genere, risalente al XVIII secolo e dedicato a Sant’Antonio da Padova: a pianta cruciforme, la facciata esterna, inglobata nell’edificio che comprendeva l’ospedale, è caratterizzata da due portali d’ingresso e da un alto campanile a vela sotto il quale è dipinto un orologio.
All’interno della struttura si possono osservare dipinti, affreschi, altari in legno e sculture realizzate dai maestri Angelo Gabriello Piò e Mauro Aldrovandini.
Il Borgo di Colle Ameno è tuttora abitato, gli spazi destinati alle botteghe artigiane sono stati recuperati. Si può ancora vedere una delle attività originarie del Borgo: la realizzazione delle antiche ceramiche di Colle Ameno bianche e azzurre con decorazioni naturalistiche.
Durante la seconda Guerra Mondiale, Colle Ameno fu utilizzato dai tedeschi come centro di smistamento delle persone catturate durante le operazioni di rastrellamento (V. Aula della Memoria).

(da: http://www.infosasso.it/ita/blog/521877)
Agli inizi del mese di ottobre del 1944 nella Villa Ghisilieri nel Borgo di Colle Ameno si insediò un reparto della Feldgendarmerie, il reparto di polizia militare della Wermacht comandato dal sergente maggiore Friedrich Brotschy (Fritz). In precedenza la villa aveva ospitato anche un ospedale da campo tedesco. Dal 6 ottobre al 23 dicembre 1944 Colle Ameno venne utilizzato come campo di concentramento-smistamento per prigionieri civili di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Colle Ameno era un punto strategico nel retro del fronte, in cui le truppe naziste potevano operare nell'attività di rastrellamento sul territorio con relativa tranquillità. La cattura dei prigionieri civili avveniva anche grazie ai posti di blocco dislocati sulla via Porrettana sulla quale transitarono, tra l'altro, tutte le persone che nel 1944 vennero sottoposte a sfollamento obbligatorio. Anche molti degli uomini che scendevano verso Bologna da Marzabotto, compresi alcuni fra i pochi superstiti della strage di Monte Sole, furono catturati in questi posti di blocco. Gli uomini venivano imprigionati indipendentemente dal loro stato sociale, dal loro credo politico o dalla loro militanza, essi venivano catturati in quanto forza lavoro da poter utilizzare in loco o nelle imprese tedesche. Una volta internati i prigionieri erano oggetto di episodi di violenza sistematica: dalle testimonianze raccolte riemerge il tetro ricordo del graduato "Fritz", che si distinse per ferocia e sadismo nell'infliggere minacce, torture e violenze. I prigionieri catturati venivano sottoposti ad una selezione in base allo stato di salute e di efficienza lavorativa così da essere poi suddivisi in tre categorie: i più giovani e fisicamente validi venivano selezionati come forza lavoro da inviare nei campi di lavoro in Germania, questi erano poi raccolti in gruppi e con-dotti alla stazione di Casalecchio di Reno da dove venivano tra-sportati a Bologna alle Caserme Rosse per essere successivamente trasferiti in Germania. I meno giovani ma ancora abili al lavoro erano aggregati alla organizzazione Todt ed utilizzati coattivamente dall'esercito tedesco per la costruzione di fortificazioni e trincee lungo la Linea Gotica. Gli invalidi e le persone malate venivano fucilate. Nel piccolo campo, in alcuni momenti, si raggiunse un tale affollamento che non c'era più nemmeno lo spazio per stendersi a dormire e gli uomini prigionieri erano costretti a tentare di farlo in piedi, schiena contro schiena. Non è possibile determinare né il tempo di permanenza dei prigionieri, che era sempre molto breve e non superava i tre-quattro giorni, né è possibile stabilire quanti uomini siano transitati nel campo di Colle Ameno, anche se non pare infondato ipotizzare un numero nell'ordine di tre-quattro mila. Difficile è ricostruire con certezza il numero degli uomini che trovarono la morte qui o, dopo il trasferimento, in qualche campo in Germania: successivamente alla Liberazione vennero rinvenuti nel grande parco e nei campi a sud del Borgo 19 corpi sepolti in diverse fosse comuni. Visita il sito dell'Aula della Memoria di Colle Ameno, Sasso Marconi. -
(da: http://www.storiaememoriadibologna.it/borgo-di-colle-ameno-386-luogo)
PALAZZO DE' ROSSI
Bartolomeo de' Rossi scelse con molta cura il luogo dove avrebbe fatto sorgere la sua sontuosa dimora, ove dame, paggi e cavalieri avessero la possibilità di passare ore di piacere e di riposo, godendosi la deliziosa vita in campagna, lontani dagli affanni della guerra.
La volle
alle porte di Bologna, vicino al fiume Reno, circondata da una ricca tenuta agricola, nella valle sotto le ultime colline dell'Appennino ed il bel calanco, tante volte dipinto dai pittori bolognesi.Il Castello fu costruito su due livelli in modo da avere una parte più soleggiata ed una parte ombrosa e fresca, vicino al canale del Reno che garantiva l'acqua per tutte le necessità del Castello e del Borgo, che nacque lì vicino.Il Castello ed il Borgo erano autonomi, avevano tutto quello che serviva: bellissimi raccolti, peschiere, scuderie, stalle, frutteti, mulini e segherie. Gli abitanti, curavano l'agricoltura e tutto ciò che era necessario alla sua conduzione. Le loro case - botteghe si affacciano ancora sulla piazza del Borgo dominata dalla dimora padronale e dalla Torre Colombaia.
E' difficile dimenticare il Castello così unito alla natura circostante con i caldi colori della pietra e del cotto, con le sue leggere volte a vela ed il suo grandioso e armonioso cortile d'onore.
Le corti, le sale, i loggiati ariosi e le grandi finestre aperte sulla campagna circostante e sul meraviglioso giardino all'italiana asimmetrico, ci portano lontano nel tempo e ci offrono una stupenda scenografia di spazi ampi ed eleganti che si inseguono disegnando scorci suggestivi su questa atmosfera magica.

L'elegante
costruzione tardo-gotica fu terminata dai figli di Bartolomeo, Nestore e Mino, nel 1500. Personaggi famosi che vi hanno soggiornato a lungo: Giovanni II Bentivoglio e la sua famiglia furono ospiti di gran riguardo, poi nell'inverno 1506-1507 il Pontefice Giulio II venne accolto con tutto il suo seguito tra suntuosi pranzi e festeggiamenti.
Altre furono le
visite papali: Leone X nell'inverno 1515-1516, Paolo III Farnese Pontefice del Concilio di Trento, fu ospite nel 1543 del Conte Ludovico de' Rossi.Ludovico de' Rossi va ricordato per la gran cura con cui ripristinò il Castello nelle parti danneggiate o distrutte nel 1527 dal passaggio dai famosi Lanzichenecchi che anche qui devastarono, uccisero e saccheggiarono.
Il figlio di Ludovico, il coltissimo
Gian Galeazzo, fu grande amico e benefattore di Torquato Tasso e lo volle suo ospite nel 1586.

Alla
fine del settecento Camillo Turrini de' Rossi, eliminò l'antica Torre che era posizionata sul lato del Castello e cambiò il giardino che era adornato da rose, da piante di limoni ed aranci, trasformandolo in un giardino all'italiana come era di moda in quel periodo.Da Castello fortificato divenne il "Palazzo de' Rossi" tramandato agli eredi fino ai nostri giorni.
(da: http://www.palazzoderossi.it/ilPalazzo.htm)






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