Soddisfiamo
la richiesta di pubblicare la risoluzione del consigliere regionale Galeazzo
Bignami con cui si chiede alla Giunta ad
attivarsi, di concerto con il Governo, al fine di garantire, anche nei
territori montani della Regione Emilia-Romagna, il diritto di nascere nel pieno
rispetto delle norme di sicurezza, aggiornando i requisiti e gli standard
organizzativi, tecnologici e di sicurezza riguardanti i punti-nascita con
volumi di attività inferiori a 500 parti annuali.
Premesso che la distanza tra i vari
comuni montani e le strutture ospedaliere presenti nei centri cittadini della
nostra regione è tale da rendere impossibile rispettare le tempistiche d’urgenza
e che in caso di parto imminente, il tempo che trascorrerebbe tra la richiesta
di intervento e l’arrivo dei soccorsi rischierebbe di non rientrare nella
tempistica definita “golden hour”, che
prevede l’intervento nell’arco di un’ora per i soccorsi urgenti in favore di
utenti in rischio di vita. Inoltre che operare in scelte che mettano a
repentaglio le partorienti ed in nascituri della montagna, non tenendo conto
delle urgenze e dei tempi d’intervento, è una grave mancanza sia amministrativa
che politica da parte della Giunta della Regione Emilia-Romagna;
considerato poi che il Governo
nazionale apre per la prima volta alla possibilità che possano esistere punti
nascita nelle zone montane anche in deroga ai requisiti numerici minimi di 500
parti all'anno, a condizione che vengano assicurate le soglie di qualità e di
sicurezza, superando così ‘politicamente’ il limite dei 500 parti all'anno che impediva
di poter introdurre modalità flessibili che fossero in grado di coniugare le
peculiarità del territorio con la sicurezza e la qualità.
Sottolineato poi l'obiettivo non è
quello di far girare le gestanti, ma le equipe mediche e paramediche.
Rilevato infine che nei paesi
confinanti Svizzera, Austria e Germania il tema della doverosa sicurezza in
materia di parto può essere affrontata superando la logica numerico
burocratica, con un investimento sulla qualità degli operatori e sulla
flessibilità e innovazione delle forme di organizzazione del servizio.
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
- Ad attivarsi di concerto con il Governo affinché anche nei territori montani delle regione Emilia – Romagna si possa coniugare il diritto di nascere in montagna con il diritto di nascere in sicurezza, aggiornando i requisiti e gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza che i punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti all’anno devono possedere.
Per poter nascere in sicurezza in montagna non basta un punto nascita ci vorrebbe anche una terapia intensiva che non mi pare esista nè a Porretta, nè a Vergato nè a Loiano etc. Personalmente io non solo non partorirei in queste condizioni, ma avrei anche seri dubbi su qualsiasi intervento chirurgico eseguito in queste condizioni anche se considerati di lieve o media complessità. Io credo sarebbe necessaria una riorganizzazione degli ospedali di montagna più vicina alle esigenze della popolazione come primo soccorso, esami di laboratorio, ambulatori specialistici, reparti lungodegenze, malati cronici etc
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