L'angolo di Marco Leoni
“ DIVENTA SEMPRE PIU’ FACILE,
QUANDO
SI INVECCHIA,
ANNEGARE
NELLA NOSTALGIA “
Ted Koppel
ABITUDINI E STILI
DI VITA
BOLOGNA IERI
E OGGI
Lo riconosco : sto
invecchiando.
Me ne sono reso conto la volta scorsa, quando parlando
delle bellezze di Bologna, non ho resistito alla tentazione di ripercorrere con
la memoria gli anni più importanti e belli della mia vita.
Il
periodo va dal 1960 al 1970 e, forse non stranamente, corrispondono al periodo
della mia giovinezza, ricca di passioni e tormenti, alcune delle quali
travolgenti.
Sono consapevole che quando si ripensa al
passato i ricordi tendono a smussare gli spigoli della realtà vissuta e tutto
sembra più bello e più roseo, ma nonostante ciò ritengo proprio siano stati
anni, per me, decisamente meravigliosi.
E
Bologna ha avuto una funzione determinante sulla mia formazione, particolarmente per gli
incontri e le amicizie che negli anni successivi avranno poi anche caratterizzato la mia vita
professionale.
Da
ragazzo di provincia, la scoperta di Bologna inizia con la frequentazione delle
medie alle Irnerio in via del Pallone (sicuramente una premonizione) con un
percorso giornaliero che andava da piazza dei Martiri a piazza VIII Agosto fino
alla Montagnola.
Erano gli anni in cui
durante le vacanze estive si passavano ore davanti al juke box ad ascoltare
queste musiche: eccone alcuni esempi, dovrebbe fare piacere riascoltarle,
almeno a quelli della mia generazione.
QUANDO LA
VITA ERA PURA
GIOIA
In
quel periodo esplode anche la mia più grande passione : il calcio giocato.
Passione
che mi porta ad entrare nelle squadre giovanili del Bologna
F.C.
Prima
negli allievi poi, juniores e primavera le tappe successive.
Sto
parlando del Bologna dello scudetto, quello che “TREMARE IL MONDO FA” di “COSI’
SI GIOCA SOLO IN PARADISO”. Il Bologna
di Fulvio Bernardini.
A quel periodo sono legati momenti indimenticabili.
Ricordo ancora l’emozione che provavo quando
al giovedì pomeriggio scendevamo in campo allo stadio Dall’Ara per incontrare,
in allenamento, la prima squadra. Trovarsi in campo e, per giunta contro,
giocatori come Haller, Bulgarelli, Pascutti, Nielsen… era roba da pelle d’oca,
ma ci siamo sempre battuti come leoni.
Mi
ero conquistato come soprannome “il Rivera di Sasso”, perché era proprio a lui
che mi ispiravo nel bene e nel male. Ho sempre privilegiato l’aspetto tecnico e
considerato il calcio come spettacolo, non avevo una natura competitiva e
questo ha rappresentato un grosso limite per tentare una eventuale carriera
professionistica.
Ma
non ho assolutamente rimpianti, perché grazie al calcio ho vissuto momenti di intensissima felicità.
Nella
foto accanto il gol di Pascutti (l’opportunista) che è entrato nella storia del
calcio.
ANCH’IO
C’ERO!
In
quel periodo la città mi assorbiva completamente, le giornate erano scandite
principalmente dagli allenamenti e dallo studio. Frequentavo il corso di
chimica alle Aldini Valeriani di via Castiglione, anche se il mio cuore batteva
per il liceo Galvani.
Ricordo
le cotolette con patate del ristorante “Tre Frecce” di strada Maggiore, il
gelato di Pino in via Castiglione, le serate da Lamma per tonno/cipolla e
fagioli, i panini da Wolf, le notti in osteria o alla sala biliardi da Canè, il
rito dello stadio comprato in stazione dopo la mezzanotte, al cinema nei vari
locali di via Indipendenza con a seguire l’immancabile pizza da Altero.
Ballare Satisfaction dei Rolling Stones, allo
Sporting Club, uno sballo!
Non
mancavano, ogni tanto, i fughini da scuola e spesso veniva utilizzato il cinema
Rialto come rifugio, dove i film non contavano assolutamente niente, un luogo
di puro divertimento dove era obbligatorio fare un casino pazzesco, con il
povero “gnegno” oggetto di ogni sorta di angheria.
Altro luogo di ritrovo, con l’arrivo della
bella stagione, erano i Giardini Margherita o i colli per i fortunati che erano
motorizzati.
Poi c’era l’Archiginnasio che, spinti dai sensi
di colpa, si andava a studiare per preparare le interrogazioni.
Altro
punto di riferimento Zanarini, il bar dei “fighetti” e a proposito di fighetti
l’incontro e la conoscenza di Angelo Benedetti e Giorgio Ghelli, l’anima
creativa il primo e l’anima commerciale il secondo, del negozio Manuel
Ritz Pipò di Strada Maggiore. Con lo slogan “per un faraone adolescente”
partono con la produzione di splendide camicie che, con le loro fantasie
originali, hanno letteralmente rivoluzionato il modo di vestire e lo stile dei
giovani bolognesi.
Fenomeno unico e irripetibile, in quanto oggi, grazie anche alle
liberalizzazioni bersaniane del commercio, la città, che avrebbe dovuto creare
per molti giovani opportunità di
lavoro autonomo nell’ambito appunto del commercio, in realtà ha spalancato le porte alle numerose
multinazionali dell’abbigliamento, dotate di un potere economico impressionante
che impedisce a persone normali ogni possibilità di competizione.
Lasciare
tutto il potere nelle mani del Dio Mercato non sempre porta a risultati
positivi e condivisibili.
Lo stile di quegli anni |
Tornando
a ieri dopo questi anni spensierati e meravigliosi è arrivato il ’68 e tutto è
cambiato. Inizia il periodo dell’impegno, le discussioni interminabili, i
capannelli di persone a gruppi di 4,5,6 e più che dal tardo pomeriggio fino a
tarda sera riempivano Piazza Maggiore discutendo animatamente sempre di
politica, i film al cinema Roma che spesso erano veri rompicapi, il periodo dei
cineforum, le assemblee e le occupazioni all’Università, l’eskimo e il mito
dell’uguaglianza, il libretto rosso di Mao, il privato che diventa pubblico.
LA
GIOIA DI PRIMA?
F I
N I T A.
Inizia
l’era dei cantautori e per concludere desidero parlarvi di un’esperienza straordinaria, unica e irripetibile che
solo a Bologna poteva verificarsi:
L’OSTERIA
DELLE DAME
L’aprono
nel ’70 e la gestiscono insieme una coppia decisamente originale, il padre
domenicano Michele Casali, grande evangelizzatore, e il cantautore Francesco
Guccini. Il religioso e l’agnostico.
Locale in cui tutti si
potevano incontrare, dove si ascoltava musica, si beveva vino e si giocava a
carte, dove le cose nascevano spontanee, in quella che fu definita l’osteria
del frate frequentata dai rossi.
Sembrava
proprio una cosa impossibile e invece è successa veramente.
Dopo
questa avventura, padre Casali, dà vita ai
MARTEDI’ DI S. DOMENICO, riportandone in parte lo spirito
già sperimentato all’osteria.
Apertura e accoglienza i
pilastri portanti, momenti d’incontro rivolti alla città dove tutti potevano
partecipare. Un’occasione per conoscere e riflettere su
problematiche etiche, filosofiche, religiose, artistiche e d’attualità, dove
“tutte le voci trovano spazio in uno spirito di dialogo collettivo”.
Un
continuo confronto tra le idee, nel massimo rispetto delle opinioni differenti e
nella COSTANTE
RICERCA DI CIO’
CHE UNISCE ANZICHE’
DI QUANTO DIVIDE.
QUESTO SUCCEDEVA
A BOLOGNA, CITTA’
MERAVIGLIOSA!!!
Prossimo
appuntamento: domenica 24 maggio 2015.
Tema: Sasso Marconi.
Splendida ricostruzione io anche sono passato per quei tempi(con esclusione per il calcio, ero troppo piccolo per Haller), forse però Manuel Ritz non era "PIPO'" ma RIRO'. saluti Luigino.
RispondiEliminahttp://www.trademarkia.com/logo-images/upla-srl/manuel-ritz-riro-73192597.jpg
Caro Luigino,
RispondiEliminaconosco perfettamente la storia di Manuel Ritz, nato come Pipò e poi modificato in seguito effettivamente in Rirò.
La ragione è un po'complicata per poterla spiegare con un commento, ma se vorrai ripercorrere quegli anni potremmo farlo sorseggiando un buon caffè e conoscerci personalmente.
Grazie per il tuo commento.
Era un modo completo per partecipare alla vita, ci si sentiva al centro della vita, ci si sentiva di appartenere alla vita stessa.
RispondiEliminaNon importa che fosse più giovane o meno e che ora si stia invecchiando, la verità è che oggi esiste solo il DENARO che sembra risolvere tutto ma non è così siamo solo molto moltissimo ...... infelici.....non siamo liberi come negli anni 70/80 il sistema del mercato banche e finanza ci ha tolto la speranza di libertà.
Forse quel periodo per la prima volta nella storia dell' umanità i giovani e meno giovani erano un tutt' uno e partecipavano alla vita assieme con naturalezza, nel desiderio di presente e futuro per una vita sociale e politica assieme.
RispondiEliminaOggi si vive di conflitti generazionali, sociali ed economici continui, senza saper il perchè. Ci si scontra e basta, senza arrivare mai a niente di buono e di piacevole.
diplomato in chimica all'Aldini nel
RispondiElimina1969.
Ho conosciuto e collaborato con Angelo Benedetti e Giorgio Ghelli,
persone stupende,per diversi anni.
A partire dal gnegno(venditore di brustulli) al cinema Rialto e per tutte le altre cose che hai scritto
mi è sembrato di tornare indietro di 50 anni...grazie
unico neo ti sei scordato del mitico Bettazzoni segretario dell'Aldini
saluti