Pubblichiamo, su segnalazione di un lettore, l’interpellanza
presentata dai deputati emiliano
romagnoli al fine di rappresentare lo ‘stato di calamità naturale’ in cui si è
trovata l’intera Emilia Romagna per l’eccezionale ondata di maltempo del 5 – 6 febbraio scorso che si è
abbattuta sulla Regione.
Il testo presentato dall’onorevole MARILENA FABBRI (nella foto).
Signor Presidente, ringrazio
anche il viceministro De Vincenti che è qui in Aula. La nostra interpellanza,
sottoscritta da tutti i deputati dell'Emilia Romagna, intende rappresentare al
Governo la nuova situazione di disagio e di calamità naturale che si è
verificata in Emilia Romagna nel fine settimana del 5 e 6 febbraio. È un
disagio che si è determinato a causa di neve e piogge cospicue e di una
mareggiata che hanno, quindi, interessato, per motivi diversi, tutto il
territorio regionale nell'ambito di queste due giornate e hanno provocato
ingenti danni e numerosi disagi alle persone, alla circolazione di auto, treni
ed aerei.
Stante la situazione di emergenza, la giunta regionale dell'Emilia Romagna ha, nell'immediatezza dell'evento, stanziato 5 milioni di euro per finanziare gli interventi urgenti necessari e far fronte, quindi, alle emergenze e agli interventi più prioritari e ha inviato, in data 13 febbraio, al Governo la richiesta formale per lo stato di emergenza dovuto a calamità naturale, per richiedere un intervento e un riconoscimento anche da parte del Governo e, quindi, del contesto nazionale. Al momento, i danni calcolati sono di 179 milioni 696 mila euro solo per il comparto pubblico, cifra che è stata calcolata per far fronte all'assistenza della popolazione, che in gran parte dei contesti provinciali è stata evacuata per i motivi che poi espliciterò, e anche per intervenire in somma urgenza rispetto agli interventi necessitati dalla calamità, interventi urgenti di riduzione del rischio residuo e di ripristino delle strutture interessate. Il comparto privato ed economico produttivo risulta, invece, al momento, dal censimento che è stato fatto ad oggi, interessato per danni pari a 90 milioni di euro.
L'evento, come dicevo prima, ha interessato tutto il territorio regionale e, in particolare, nelle aree costiere, abitazioni civili, attività commerciali e strade sono state allagate dall'acqua marina a seguito di violente mareggiate con onde alte fino a 4 metri che hanno determinato un rientro dell'acqua di mare sulla costa. Le violente mareggiate hanno determinato allagamenti in alcuni centri abitati balneari, in particolare Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido di Spina, Lido di Savio, Lido Adriano, Milano Marittima, Cesenatico, Gatteo Mare, solo per fare alcuni riferimenti.
Nei comuni dell'entroterra della Romagna, invece, le criticità diffuse sono state determinate, oltre che dalla neve, da una pioggia cospicua pari a circa 100 millimetri in due giorni, da raffiche di vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Piogge che, insieme alle mareggiate sulla costa, hanno determinato la fuoriuscita dei principali corsi d'acqua, che non sono riusciti a sfogare in mare e che sono quindi esondati. Questi danni hanno interessato, principalmente, la rete di bonifica delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, con rotture arginali e danni ad edifici di uso civile e produttivo. Tra le località maggiormente colpite nell'entroterra, appunto, a seguito delle cospicue piogge, sono state indicate San Giovanni in Marignano, Sant'Arcangelo, Villafranca, Villa Selva, Santa Maria Nuova, Ronco, Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Rossetta, Mandriole, Sant'Alberto, delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Non mi dilungo. Nell'Appennino bolognese, invece, hanno avuto rilevanti danni le aree del bolognese, del parmense, del reggiano, del modenese.
L'entroterra emiliano è stato, invece, fortemente caratterizzato da danni legati alla neve. Neve che, seppur caduta in quantità non rilevante, si è caratterizzata, invece, come particolarmente dannosa, creando frane e, principalmente, caduta di alberi che hanno danneggiato la linea elettrica. I danni, infatti, si sono caratterizzati, principalmente, per un fortissimo, importante blackout che ha interessato almeno sette cabine – queste sono le notizie iniziali – dicevo, sette cabine dell'alta tensione gestite da Terna e più di 300 linee fra alta e media tensione. Un blackout che si è protratto per diversi giorni, da un minimo di 12 ore fino a 5 giorni, che ha interessato circa 200 mila utenze di media tensione su tutto il territorio regionale, calcolate pari a circa 500 mila cittadini non serviti dalla energia elettrica. La mancanza di energia elettrica per diverse ore ha determinato il blocco delle centrali di riscaldamento, il blocco della fornitura dell'acqua, oltre che il blackout della telefonia fissa e mobile, che riteniamo, però, debba essere imputato solo in parte al blackout energetico. Riteniamo che, invece, anche questi servizi siano stati interessati da danni diretti che poi sono stati mascherati, diciamo, dal blackout. Questo, però, ha determinato, soprattutto nelle prime ore, anche una grandissima difficoltà dei sindaci a poter attivare i servizi di protezione civile e quindi, anche di essere più efficaci sul territorio. Solamente un dato: a distanza di cinque giorni erano ancora 7.500 le utenze, solo nel bolognese, a non essere servite dall'energia elettrica e, 500 solamente nel comune della Valsamoggia e 20 mila su tutto il territorio regionale.
I sindaci colpiti dal blackout elettrico hanno denunciato con forza, soprattutto, l'impossibilità di entrare in contatto con Enel, con l'ente gestore, nelle prime 24 ore dell'emergenza, al fine di segnalare i guasti registrati sul territorio, condividere gli eventuali interventi prioritari, avere informazioni circa la consistenza del danno e degli eventuali tempi di ripristino, per meglio gestire il rapporto con i cittadini interessati dal disservizio e, anche, predisporre gli eventuali interventi di sostegno alla popolazione. I call center di Enel non hanno funzionato né verso le amministrazioni ed i sindaci, che hanno dovuto fronteggiare, senza informazioni, le numerose richieste e chiamate di famiglie, imprese ed attività commerciali, né hanno funzionato direttamente verso i cittadini/utenti/consumatori che sono rimasti in attesa del ripristino del collegamento elettrico per diversi giorni, pensando che si trattasse di poche ore, senza potersi organizzare per ridurre i disagi ed i danni per la propria famiglia e per le proprie attività economiche. Ricordiamo, ad esempio, che, in tutto il territorio del bolognese – Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia – sono attivi diversi allevamenti di bestiame che sono, anch'essi, stati coinvolti dal blackout con danni anche alla gestione degli animali da parte delle aziende esistenti.
Altro problema che vogliamo e che abbiamo voluto segnalare con questa interpellanza è la scelta di società Autostrade di chiudere alcuni tratti autostradali in previsione dell'emergenza neve. Vorremmo sottolineare questo: in previsione dell'emergenza neve, non in presenza già di cospicue nevicate sul territorio. Sono state scelte che hanno determinato il blocco della circolazione già a partire dal modenese, creando enormi disagi al traffico, riversatosi al di fuori del percorso autostradale sulle strade provinciali e comunali che già erano sovraccaricate del problema gestione neve sul territorio.
Il cosiddetto «protocollo neve», è un protocollo, sì, di rilevanza regionale, però definisce delle linee guida di comportamento che vede società Autostrade in maniera unilaterale decidere i codici rosso, nero e giallo rispetto alle emergenze in autostrada. E se in passato le autostrade, così come i servizi ferroviari, erano l'elemento di sfogo in caso di disagio sul territorio legato alla neve, oggi sono i primi elementi che vanno in tilt e che riversano, invece, sulle gestione comunale e territoriale anche le emergenze di mobilità della popolazione.
Nello specifico, società Autostrade ha iniziato a bloccare il traffico pesante, per disincentivare l'ingresso in autostrada nel tratto appenninico, già a partire dall'alba del 5 febbraio, mentre le nevicate sono iniziate solo nel pomeriggio del 5 febbraio, mettendo in grande difficoltà i comuni a ridosso del tratto appenninico, in particolare i comuni di Casalecchio di Reno e Sasso Marconi.
Sappiamo che il Ministro, già nelle prime ore, aveva dichiarato l'intenzione di chiedere di vigilare sul comportamento di società Autostrade, quindi di chiedere un riscontro rispetto alle scelte effettuate e ai disagi arrecati.
In particolare, chiediamo, quindi, di avere conto eventualmente di queste verifiche che il Governo ha fatto nei confronti del concessionario Autostrade e se non si ritenga, inoltre, qualora non sia stato già accertato, di conoscere, con la massima urgenza, le cause dell'interruzione prolungata dell'erogazione dell'energia elettrica e del servizio idrico da parte dei soggetti gestori (rispettivamente, Terna ed Enel per quanto riguarda l'alta e media tensione energetica, Hera e Iren per quanto riguarda i gestori locali del servizio idrico); e, soprattutto, la causa dell'assenza totale di informazioni nelle prime 24 ore, non solo rivolte alla popolazione ma anche ai sindaci, che sono i responsabili della protezione civile sul territorio.
Quindi, si tratta di una grandissima mancanza di responsabilità, che non può trovare risposte esclusivamente nel fatto che 500 mila utenti si siano riversati in poche ore sui centralini e sui call center di Enel. Anzi, voglio ricordare che l'unico punto di contatto telefonico era il numero verde; non è mai stato possibile parlare direttamente con gli operatori di Enel per sapere l'accaduto. Il flusso informativo nei confronti dei sindaci è migliorato solamente nel momento in cui le prefetture, dopo diversi tentativi e difficoltà sono riuscite a chiamare i soggetti gestori ai tavoli di crisi per gestire l'emergenza neve e alluvione sui diversi territori.
Si chiede, quindi, se non si intenda anche verificare la presenza e l'efficacia del piano per la gestione delle emergenze da parte di Terna ed Enel quali gestori unici della distribuzione, rispettivamente dell'energia di alta e media tensione, ed eventualmente assumere iniziative per ridefinire le eventuali procedure di prevenzione ed intervento laddove queste si siano rivelate inadeguate, al fine di evitare che tali disservizi possano ripresentarsi nel Paese in caso di altre avversità atmosferiche o situazioni emergenziali.
Chiediamo, inoltre, se non si intenda accertare con la massima urgenza l'effettivo stato di manutenzione e il grado di efficienza strutturale della rete dell'alta e media tensione per la distribuzione dell'energia elettrica nella regione Emilia Romagna, ma anche sicuramente nel territorio nazionale e verificare il livello di tenuta nel territorio nel quale sono ubicati i tralicci e i cavi, includendo, per quanto concerne in particolare le zone montane, la regolare manutenzione e cura anche delle alberature, che sembrano essere tra le principali cause dell'interruzione delle linee elettriche.
La ringrazio per quanto già oggi ci potrà eventualmente rispondere e per l'attenzione che il Governo avrà nei prossimi giorni nell'analizzare la richiesta di stato di emergenza per calamità naturale inoltrata venerdì 13 febbraio dalla regione Emilia Romagna.
Stante la situazione di emergenza, la giunta regionale dell'Emilia Romagna ha, nell'immediatezza dell'evento, stanziato 5 milioni di euro per finanziare gli interventi urgenti necessari e far fronte, quindi, alle emergenze e agli interventi più prioritari e ha inviato, in data 13 febbraio, al Governo la richiesta formale per lo stato di emergenza dovuto a calamità naturale, per richiedere un intervento e un riconoscimento anche da parte del Governo e, quindi, del contesto nazionale. Al momento, i danni calcolati sono di 179 milioni 696 mila euro solo per il comparto pubblico, cifra che è stata calcolata per far fronte all'assistenza della popolazione, che in gran parte dei contesti provinciali è stata evacuata per i motivi che poi espliciterò, e anche per intervenire in somma urgenza rispetto agli interventi necessitati dalla calamità, interventi urgenti di riduzione del rischio residuo e di ripristino delle strutture interessate. Il comparto privato ed economico produttivo risulta, invece, al momento, dal censimento che è stato fatto ad oggi, interessato per danni pari a 90 milioni di euro.
L'evento, come dicevo prima, ha interessato tutto il territorio regionale e, in particolare, nelle aree costiere, abitazioni civili, attività commerciali e strade sono state allagate dall'acqua marina a seguito di violente mareggiate con onde alte fino a 4 metri che hanno determinato un rientro dell'acqua di mare sulla costa. Le violente mareggiate hanno determinato allagamenti in alcuni centri abitati balneari, in particolare Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido di Spina, Lido di Savio, Lido Adriano, Milano Marittima, Cesenatico, Gatteo Mare, solo per fare alcuni riferimenti.
Nei comuni dell'entroterra della Romagna, invece, le criticità diffuse sono state determinate, oltre che dalla neve, da una pioggia cospicua pari a circa 100 millimetri in due giorni, da raffiche di vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Piogge che, insieme alle mareggiate sulla costa, hanno determinato la fuoriuscita dei principali corsi d'acqua, che non sono riusciti a sfogare in mare e che sono quindi esondati. Questi danni hanno interessato, principalmente, la rete di bonifica delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, con rotture arginali e danni ad edifici di uso civile e produttivo. Tra le località maggiormente colpite nell'entroterra, appunto, a seguito delle cospicue piogge, sono state indicate San Giovanni in Marignano, Sant'Arcangelo, Villafranca, Villa Selva, Santa Maria Nuova, Ronco, Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Rossetta, Mandriole, Sant'Alberto, delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Non mi dilungo. Nell'Appennino bolognese, invece, hanno avuto rilevanti danni le aree del bolognese, del parmense, del reggiano, del modenese.
L'entroterra emiliano è stato, invece, fortemente caratterizzato da danni legati alla neve. Neve che, seppur caduta in quantità non rilevante, si è caratterizzata, invece, come particolarmente dannosa, creando frane e, principalmente, caduta di alberi che hanno danneggiato la linea elettrica. I danni, infatti, si sono caratterizzati, principalmente, per un fortissimo, importante blackout che ha interessato almeno sette cabine – queste sono le notizie iniziali – dicevo, sette cabine dell'alta tensione gestite da Terna e più di 300 linee fra alta e media tensione. Un blackout che si è protratto per diversi giorni, da un minimo di 12 ore fino a 5 giorni, che ha interessato circa 200 mila utenze di media tensione su tutto il territorio regionale, calcolate pari a circa 500 mila cittadini non serviti dalla energia elettrica. La mancanza di energia elettrica per diverse ore ha determinato il blocco delle centrali di riscaldamento, il blocco della fornitura dell'acqua, oltre che il blackout della telefonia fissa e mobile, che riteniamo, però, debba essere imputato solo in parte al blackout energetico. Riteniamo che, invece, anche questi servizi siano stati interessati da danni diretti che poi sono stati mascherati, diciamo, dal blackout. Questo, però, ha determinato, soprattutto nelle prime ore, anche una grandissima difficoltà dei sindaci a poter attivare i servizi di protezione civile e quindi, anche di essere più efficaci sul territorio. Solamente un dato: a distanza di cinque giorni erano ancora 7.500 le utenze, solo nel bolognese, a non essere servite dall'energia elettrica e, 500 solamente nel comune della Valsamoggia e 20 mila su tutto il territorio regionale.
I sindaci colpiti dal blackout elettrico hanno denunciato con forza, soprattutto, l'impossibilità di entrare in contatto con Enel, con l'ente gestore, nelle prime 24 ore dell'emergenza, al fine di segnalare i guasti registrati sul territorio, condividere gli eventuali interventi prioritari, avere informazioni circa la consistenza del danno e degli eventuali tempi di ripristino, per meglio gestire il rapporto con i cittadini interessati dal disservizio e, anche, predisporre gli eventuali interventi di sostegno alla popolazione. I call center di Enel non hanno funzionato né verso le amministrazioni ed i sindaci, che hanno dovuto fronteggiare, senza informazioni, le numerose richieste e chiamate di famiglie, imprese ed attività commerciali, né hanno funzionato direttamente verso i cittadini/utenti/consumatori che sono rimasti in attesa del ripristino del collegamento elettrico per diversi giorni, pensando che si trattasse di poche ore, senza potersi organizzare per ridurre i disagi ed i danni per la propria famiglia e per le proprie attività economiche. Ricordiamo, ad esempio, che, in tutto il territorio del bolognese – Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia – sono attivi diversi allevamenti di bestiame che sono, anch'essi, stati coinvolti dal blackout con danni anche alla gestione degli animali da parte delle aziende esistenti.
Altro problema che vogliamo e che abbiamo voluto segnalare con questa interpellanza è la scelta di società Autostrade di chiudere alcuni tratti autostradali in previsione dell'emergenza neve. Vorremmo sottolineare questo: in previsione dell'emergenza neve, non in presenza già di cospicue nevicate sul territorio. Sono state scelte che hanno determinato il blocco della circolazione già a partire dal modenese, creando enormi disagi al traffico, riversatosi al di fuori del percorso autostradale sulle strade provinciali e comunali che già erano sovraccaricate del problema gestione neve sul territorio.
Il cosiddetto «protocollo neve», è un protocollo, sì, di rilevanza regionale, però definisce delle linee guida di comportamento che vede società Autostrade in maniera unilaterale decidere i codici rosso, nero e giallo rispetto alle emergenze in autostrada. E se in passato le autostrade, così come i servizi ferroviari, erano l'elemento di sfogo in caso di disagio sul territorio legato alla neve, oggi sono i primi elementi che vanno in tilt e che riversano, invece, sulle gestione comunale e territoriale anche le emergenze di mobilità della popolazione.
Nello specifico, società Autostrade ha iniziato a bloccare il traffico pesante, per disincentivare l'ingresso in autostrada nel tratto appenninico, già a partire dall'alba del 5 febbraio, mentre le nevicate sono iniziate solo nel pomeriggio del 5 febbraio, mettendo in grande difficoltà i comuni a ridosso del tratto appenninico, in particolare i comuni di Casalecchio di Reno e Sasso Marconi.
Sappiamo che il Ministro, già nelle prime ore, aveva dichiarato l'intenzione di chiedere di vigilare sul comportamento di società Autostrade, quindi di chiedere un riscontro rispetto alle scelte effettuate e ai disagi arrecati.
In particolare, chiediamo, quindi, di avere conto eventualmente di queste verifiche che il Governo ha fatto nei confronti del concessionario Autostrade e se non si ritenga, inoltre, qualora non sia stato già accertato, di conoscere, con la massima urgenza, le cause dell'interruzione prolungata dell'erogazione dell'energia elettrica e del servizio idrico da parte dei soggetti gestori (rispettivamente, Terna ed Enel per quanto riguarda l'alta e media tensione energetica, Hera e Iren per quanto riguarda i gestori locali del servizio idrico); e, soprattutto, la causa dell'assenza totale di informazioni nelle prime 24 ore, non solo rivolte alla popolazione ma anche ai sindaci, che sono i responsabili della protezione civile sul territorio.
Quindi, si tratta di una grandissima mancanza di responsabilità, che non può trovare risposte esclusivamente nel fatto che 500 mila utenti si siano riversati in poche ore sui centralini e sui call center di Enel. Anzi, voglio ricordare che l'unico punto di contatto telefonico era il numero verde; non è mai stato possibile parlare direttamente con gli operatori di Enel per sapere l'accaduto. Il flusso informativo nei confronti dei sindaci è migliorato solamente nel momento in cui le prefetture, dopo diversi tentativi e difficoltà sono riuscite a chiamare i soggetti gestori ai tavoli di crisi per gestire l'emergenza neve e alluvione sui diversi territori.
Si chiede, quindi, se non si intenda anche verificare la presenza e l'efficacia del piano per la gestione delle emergenze da parte di Terna ed Enel quali gestori unici della distribuzione, rispettivamente dell'energia di alta e media tensione, ed eventualmente assumere iniziative per ridefinire le eventuali procedure di prevenzione ed intervento laddove queste si siano rivelate inadeguate, al fine di evitare che tali disservizi possano ripresentarsi nel Paese in caso di altre avversità atmosferiche o situazioni emergenziali.
Chiediamo, inoltre, se non si intenda accertare con la massima urgenza l'effettivo stato di manutenzione e il grado di efficienza strutturale della rete dell'alta e media tensione per la distribuzione dell'energia elettrica nella regione Emilia Romagna, ma anche sicuramente nel territorio nazionale e verificare il livello di tenuta nel territorio nel quale sono ubicati i tralicci e i cavi, includendo, per quanto concerne in particolare le zone montane, la regolare manutenzione e cura anche delle alberature, che sembrano essere tra le principali cause dell'interruzione delle linee elettriche.
La ringrazio per quanto già oggi ci potrà eventualmente rispondere e per l'attenzione che il Governo avrà nei prossimi giorni nell'analizzare la richiesta di stato di emergenza per calamità naturale inoltrata venerdì 13 febbraio dalla regione Emilia Romagna.
PRESIDENTE. Il
Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di
rispondere.
CLAUDIO DE VINCENTI,
Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in premessa
voglio sottolineare come il Governo sia pienamente consapevole dei disagi che
hanno vissuto le popolazioni delle zone interessate dagli eventi richiamati
nell'interpellanza.
La regione Emilia Romagna nei giorni 5, 6 e 7 febbraio scorso è stata interessata da un eccezionale evento meteorologico, segnalato con allerta meteo dalla Protezione civile in data 5 febbraio. Tale evento eccezionale ha comportato l'interruzione della fornitura di energia elettrica nelle zone appenniniche delle province di Reggio Emilia, Bologna, Modena, Parma, nella costa adriatica (Ravenna, Forlì, Cesena), con particolari criticità riscontrate nel reggiano e nel bolognese, a ridosso dell'Appennino tosco-emiliano.
Il Ministero dello sviluppo economico, preso atto di tali criticità, ha immediatamente richiesto alle società concessionarie della trasmissione e della distribuzione elettrica, presenti sul territorio, un'informativa dettagliata di quanto successo e delle azioni messe in campo dalle stesse concessionarie al fine di superare tale crisi.
Da quanto comunicato dalle stesse concessionarie, risulta che il fenomeno di interruzione di fornitura di energia elettrica di tale gravità sul territorio regionale si è verificato per la compresenza di diversi fattori. L'eccezionale evento meteorologico ha comportato, infatti, la caduta di una particolare tipologia di neve, la cosiddetta «neve bagnata», estremamente umida e con rapide inversioni termiche al suolo, che è stata causa del notevole appesantimento degli alberi, anche situati oltre la fascia di rispetto degli elettrodotti, poi caduti, anche a bassa quota, sulle linee elettriche. A ciò si sarebbe aggiunta la formazione di ghiaccio intorno ai conduttori, con uno spessore fino a 15 centimetri contro i 12 millimetri ritenuti regolari; in tal modo i conduttori sono stati sottoposti ad un eccezionale sovraccarico, che ha comportato il loro congelamento.
Per quanto riguarda i disservizi riferibili al gestore del sistema elettrico nazionale Terna Spa, le attività di ripristino delle forniture di energia elettrica sono andate a rilento a causa della chiusura della rete viaria (A1, A13, A14, E45, strade statali e provinciali), e della impossibilità di far decollare elicotteri – date le condizioni meteorologiche – per raggiungere le situazioni di maggiore criticità, cui si sono aggiunte difficoltà nei sistemi di telecomunicazione.
Tuttavia, in previsione dell'ondata di maltempo, Terna aveva predisposto un piano di emergenza, che si è dispiegato in tre aree critiche: l'area reggiano-modenese, l'Appennino bolognese, la Romagna. La ripresa del servizio elettrico è avvenuta entro 6 ore in Romagna e nel reggiano-modenese, mentre nell'Appennino bolognese sono occorse circa 13 ore per tornare alla normalità, con l'eccezione dell'area del Brasimone, che ha richiesto uno sforzo ulteriore. Sto parlando delle linee di responsabilità della società Terna.
Per quanto riguarda le iniziative che il gestore intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, Terna sta procedendo alla sperimentazione, su alcune linee elettriche dell'alta tensione in zona dolomitica, sia di una nuova tecnologia atta a ridurre lo spessore dei manicotti di ghiaccio, sia di un sistema per scuotere i cavi al fine di scrollare gli accumuli. Tale sperimentazione potrebbe essere estesa su tutto il territorio appenninico.
La società distributrice di energia elettrica Enel distribuzione Spa, in seguito all'allerta meteo della Protezione civile, riferisce di aver proceduto ad attivare il proprio piano di emergenza, rinforzando il personale reperibile e pre-allertando le imprese appaltatrici. Il disservizio ha avuto inizio alle prime ore del mattino del 6 febbraio ed è andato peggiorando durante la giornata, con un picco massimo – ricordato anche nell'interpellanza – di oltre 200 mila clienti disalimentati, su circa 2,5 milioni. Sono stati registrati 16 guasti in cabine dell'alta tensione e guasti a 415 linee di media tensione.
La società si è mobilitata con le risorse operative interne e dirottando in Emilia anche task force provenienti da altre aree territoriali per oltre 850 persone, a cui si sono aggiunte 300 persone delle imprese appaltatrici. Sono stati gestiti in sicurezza oltre 600 cantieri per la riparazione dei guasti in uno scenario operativo reso particolarmente complicato, come ricordavo prima, dalla difficoltà di circolazione su strade ed autostrade, perdurato per diversi giorni non solo nelle aree interne e montane.
Dalla giornata di venerdì fino alla piena normalizzazione del martedì successivo sono stati compiuti 1.396 interventi per il ripristino della fornitura di energia, pari al 20 per cento degli interventi medi annui. Sono stati inoltre installati oltre 70 gruppi elettrogeni per la ripresa del servizio nelle situazioni più critiche. Rispetto al numero dei clienti disalimentati, già nelle prime sei ore del venerdì oltre 100 mila erano stati rialimentati.
Alla fine della giornata di sabato 7 febbraio il numero dei clienti disalimentati è sceso a circa 20 mila, principalmente localizzati nel reggiano e nell'alto bolognese. Domenica 8 febbraio erano ancora privi del servizio circa 7.500 clienti, mentre la completa normalizzazione si è compiuta martedì 10 febbraio.
Per quanto riguarda le comunicazioni con i clienti e con le amministrazioni locali interessate dall'evento eccezionale, Enel ha segnalato che il servizio guasti ha ricevuto circa 700 mila telefonate. Per i rapporti con i sindaci, si è confermato che i numeri sensibili dell'Enel sono stati a disposizione dei centri operativi della Protezione civile e delle prefetture. In tale situazione di emergenza la società ha avuto più di mille contatti con comuni, registrando anche oltre 1.200 chiamate in due giorni ai numeri sensibili messi a disposizione delle unità di crisi, oltre a un consistente flusso di e-mail.
Per quanto riguarda le iniziative che Enel intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, la stessa segnala che anche Enel, come il gestore Terna, sta studiando nuove soluzioni tecnologiche contro la formazione di ghiaccio sui cavi e le modalità per migliorare il piano di emergenza.
In riferimento alla rete di competenza della società distributrice di energia elettrica Hera Spa, che gestisce l'erogazione in parte delle province di Bologna e Modena per 200 mila clienti, il numero dei clienti disalimentati, alle ore 21 di venerdì 6 febbraio, risultava di 6.800 nell'area modenese, ma già alle 5 di sabato mattina il numero era più che dimezzato, con meno di 2 mila clienti ancora sprovvisti di energia elettrica. Domenica mattina è stata compiuta l'ultima riparazione.
Per la società distributrice di energia elettrica Iren energia Spa, su 135 mila utenze elettriche, 23.500 sono state interessate da disservizi. Il piano di emergenza e il rafforzamento delle strutture operative ha fatto sì che, alle 7 del mattino del venerdì, al 90 per cento dei clienti fosse garantita l'erogazione del servizio. Entro il venerdì sera 450 utenze sono state riallacciate e solo 30 utenze sono rimaste non servite fino al mattino della domenica.
Il Ministero dello sviluppo economico ritiene che le società concessionarie debbano impegnarsi nel rafforzamento della prevenzione nonché nell'implementazione di tutte le misure per migliorare i piani di gestione delle emergenze, anche attraverso attività di coordinamento tra le strutture territoriali di intervento, i comuni, le prefetture e la Protezione civile e di comunicazione verso gli utenti, prevedendo adeguati piani di investimento. A questo riguardo, il Mise ha avviato un confronto con le società concessionarie per la predisposizione dei piani necessari.
Voglio evidenziare anche che le società interessate saranno tenute a effettuare i rimborsi automatici per l'interruzione prolungata del servizio, in linea con quanto previsto dalle delibere dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
Infine, sul primo quesito rappresentato con l'atto in questione, il Ministero delle infrastrutture ha comunicato che il codice della strada prevede che per le strade in concessione – come l'A1, naturalmente – i poteri ed i compiti dell'ente proprietario della strada previsti dal presente codice sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito. Tra tali poteri e compiti vi è: manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; controllo tecnico dell'efficienza delle strade e relative pertinenze. Il concedente provvede a vigilare sull'esatto adempimento del concessionario agli obblighi convenzionali e di legge, effettuando controlli con potere di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili a tale scopo.
Inoltre, emana direttive concernenti l'erogazione dei servizi da parte del concessionario. Può, infine, irrogare sanzioni in caso di inadempimenti.
In ordine alla gestione della viabilità invernale, il concedente emana annualmente, nel caso specifico in data 26 settembre 2014, una circolare a tutte le società concessionarie contenente le indicazioni minime da tenere in considerazione al fine di una corretta gestione dell'infrastruttura durante tutto il periodo invernale e ai connessi eventi meteorologici avversi.
Tale circolare prevede, in particolare, la predisposizione da parte delle concessionarie autostradali di appositi piani di gestione delle emergenze invernali che prevedano, tra le altre cose: adeguatezza ed efficienza delle strutture operative e delle attrezzature (ivi compresi strumenti di localizzazione in tempo reale dei mezzi concretamente impiegati, con sistemi GPS o sistemi alternativi) da impiegare per la gestione del traffico invernale ed, in particolare, negli scenari maggiormente critici; tempestività, completezza ed adeguata gestione delle informazioni all'utenza e tempestivo soccorso a mezzi e/o utenti in difficoltà.
La circolare richiama, altresì, l'esatto adempimento al contenuto del cosiddetto «Piano neve» emanato, anch'esso annualmente, da Viabilità Italia, organismo di coordinamento in capo al Ministero dell'interno – Polizia Stradale.
In ottemperanza a tali disposizioni ed in base alla propria autonomia gestionale, il concessionario Autostrade per l'Italia Spa ha redatto il proprio «Piano per le operazioni invernali» trasmettendone copia alla struttura di vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Lo stato di criticità è attivato dal gestore (nel caso specifico da Autostrade per l'Italia) mediante il proprio personale e con l'ausilio dei propri mezzi tecnologici oltre alle informazioni acquisite da organi istituzionali preposti.
La decretazione del codice è adottata dallo stesso gestore e ne comporta l'immediata comunicazione ai comitati operativi viabilità presenti presso le prefetture interessate, al fine di un coordinamento territoriale, l'adozione di misure proprie da parte del gestore e l'attivazione di alcune azioni specifiche, come il fermo dei mezzi pesanti in punti prestabiliti, per evitare che questi giungano nelle zone interessate da neve e ghiaccio.
A seguito di quanto accaduto nelle giornate del 5 e 6 febbraio scorso lungo l'autostrada A1 da Milano a Firenze e lungo la A14 da Bologna a Cesena, laddove le intense nevicate hanno comportato l'adozione da parte di Autostrade per l'Italia di misure di regolazione di traffico con fermo in carreggiata di mezzi pesanti in fase di codice cosiddetto «giallo e rosso» con l'ausilio della Polizia stradale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un procedimento ispettivo secondo quanto previsto dall'atto convenzionale ed ha convocato la concessionaria il giorno 6 febbraio, al fine di acquisire ogni elemento utile alla valutazione degli accadimenti. Ad esito dell'incontro ed a seguito dell'esame della documentazione prodotta dalla società in data 11 febbraio, il Ministero ha sentito nuovamente la stessa il giorno 16 febbraio.
Al momento sta continuando nell'esame della documentazione focalizzando principalmente l'attenzione sulle operazioni di trattamento del piano viabile preventive rispetto all'evento nevoso e alla conseguente decretazione dei codici.
Si prevedono tempi ristretti per la conclusione della procedura.
La regione Emilia Romagna nei giorni 5, 6 e 7 febbraio scorso è stata interessata da un eccezionale evento meteorologico, segnalato con allerta meteo dalla Protezione civile in data 5 febbraio. Tale evento eccezionale ha comportato l'interruzione della fornitura di energia elettrica nelle zone appenniniche delle province di Reggio Emilia, Bologna, Modena, Parma, nella costa adriatica (Ravenna, Forlì, Cesena), con particolari criticità riscontrate nel reggiano e nel bolognese, a ridosso dell'Appennino tosco-emiliano.
Il Ministero dello sviluppo economico, preso atto di tali criticità, ha immediatamente richiesto alle società concessionarie della trasmissione e della distribuzione elettrica, presenti sul territorio, un'informativa dettagliata di quanto successo e delle azioni messe in campo dalle stesse concessionarie al fine di superare tale crisi.
Da quanto comunicato dalle stesse concessionarie, risulta che il fenomeno di interruzione di fornitura di energia elettrica di tale gravità sul territorio regionale si è verificato per la compresenza di diversi fattori. L'eccezionale evento meteorologico ha comportato, infatti, la caduta di una particolare tipologia di neve, la cosiddetta «neve bagnata», estremamente umida e con rapide inversioni termiche al suolo, che è stata causa del notevole appesantimento degli alberi, anche situati oltre la fascia di rispetto degli elettrodotti, poi caduti, anche a bassa quota, sulle linee elettriche. A ciò si sarebbe aggiunta la formazione di ghiaccio intorno ai conduttori, con uno spessore fino a 15 centimetri contro i 12 millimetri ritenuti regolari; in tal modo i conduttori sono stati sottoposti ad un eccezionale sovraccarico, che ha comportato il loro congelamento.
Per quanto riguarda i disservizi riferibili al gestore del sistema elettrico nazionale Terna Spa, le attività di ripristino delle forniture di energia elettrica sono andate a rilento a causa della chiusura della rete viaria (A1, A13, A14, E45, strade statali e provinciali), e della impossibilità di far decollare elicotteri – date le condizioni meteorologiche – per raggiungere le situazioni di maggiore criticità, cui si sono aggiunte difficoltà nei sistemi di telecomunicazione.
Tuttavia, in previsione dell'ondata di maltempo, Terna aveva predisposto un piano di emergenza, che si è dispiegato in tre aree critiche: l'area reggiano-modenese, l'Appennino bolognese, la Romagna. La ripresa del servizio elettrico è avvenuta entro 6 ore in Romagna e nel reggiano-modenese, mentre nell'Appennino bolognese sono occorse circa 13 ore per tornare alla normalità, con l'eccezione dell'area del Brasimone, che ha richiesto uno sforzo ulteriore. Sto parlando delle linee di responsabilità della società Terna.
Per quanto riguarda le iniziative che il gestore intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, Terna sta procedendo alla sperimentazione, su alcune linee elettriche dell'alta tensione in zona dolomitica, sia di una nuova tecnologia atta a ridurre lo spessore dei manicotti di ghiaccio, sia di un sistema per scuotere i cavi al fine di scrollare gli accumuli. Tale sperimentazione potrebbe essere estesa su tutto il territorio appenninico.
La società distributrice di energia elettrica Enel distribuzione Spa, in seguito all'allerta meteo della Protezione civile, riferisce di aver proceduto ad attivare il proprio piano di emergenza, rinforzando il personale reperibile e pre-allertando le imprese appaltatrici. Il disservizio ha avuto inizio alle prime ore del mattino del 6 febbraio ed è andato peggiorando durante la giornata, con un picco massimo – ricordato anche nell'interpellanza – di oltre 200 mila clienti disalimentati, su circa 2,5 milioni. Sono stati registrati 16 guasti in cabine dell'alta tensione e guasti a 415 linee di media tensione.
La società si è mobilitata con le risorse operative interne e dirottando in Emilia anche task force provenienti da altre aree territoriali per oltre 850 persone, a cui si sono aggiunte 300 persone delle imprese appaltatrici. Sono stati gestiti in sicurezza oltre 600 cantieri per la riparazione dei guasti in uno scenario operativo reso particolarmente complicato, come ricordavo prima, dalla difficoltà di circolazione su strade ed autostrade, perdurato per diversi giorni non solo nelle aree interne e montane.
Dalla giornata di venerdì fino alla piena normalizzazione del martedì successivo sono stati compiuti 1.396 interventi per il ripristino della fornitura di energia, pari al 20 per cento degli interventi medi annui. Sono stati inoltre installati oltre 70 gruppi elettrogeni per la ripresa del servizio nelle situazioni più critiche. Rispetto al numero dei clienti disalimentati, già nelle prime sei ore del venerdì oltre 100 mila erano stati rialimentati.
Alla fine della giornata di sabato 7 febbraio il numero dei clienti disalimentati è sceso a circa 20 mila, principalmente localizzati nel reggiano e nell'alto bolognese. Domenica 8 febbraio erano ancora privi del servizio circa 7.500 clienti, mentre la completa normalizzazione si è compiuta martedì 10 febbraio.
Per quanto riguarda le comunicazioni con i clienti e con le amministrazioni locali interessate dall'evento eccezionale, Enel ha segnalato che il servizio guasti ha ricevuto circa 700 mila telefonate. Per i rapporti con i sindaci, si è confermato che i numeri sensibili dell'Enel sono stati a disposizione dei centri operativi della Protezione civile e delle prefetture. In tale situazione di emergenza la società ha avuto più di mille contatti con comuni, registrando anche oltre 1.200 chiamate in due giorni ai numeri sensibili messi a disposizione delle unità di crisi, oltre a un consistente flusso di e-mail.
Per quanto riguarda le iniziative che Enel intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, la stessa segnala che anche Enel, come il gestore Terna, sta studiando nuove soluzioni tecnologiche contro la formazione di ghiaccio sui cavi e le modalità per migliorare il piano di emergenza.
In riferimento alla rete di competenza della società distributrice di energia elettrica Hera Spa, che gestisce l'erogazione in parte delle province di Bologna e Modena per 200 mila clienti, il numero dei clienti disalimentati, alle ore 21 di venerdì 6 febbraio, risultava di 6.800 nell'area modenese, ma già alle 5 di sabato mattina il numero era più che dimezzato, con meno di 2 mila clienti ancora sprovvisti di energia elettrica. Domenica mattina è stata compiuta l'ultima riparazione.
Per la società distributrice di energia elettrica Iren energia Spa, su 135 mila utenze elettriche, 23.500 sono state interessate da disservizi. Il piano di emergenza e il rafforzamento delle strutture operative ha fatto sì che, alle 7 del mattino del venerdì, al 90 per cento dei clienti fosse garantita l'erogazione del servizio. Entro il venerdì sera 450 utenze sono state riallacciate e solo 30 utenze sono rimaste non servite fino al mattino della domenica.
Il Ministero dello sviluppo economico ritiene che le società concessionarie debbano impegnarsi nel rafforzamento della prevenzione nonché nell'implementazione di tutte le misure per migliorare i piani di gestione delle emergenze, anche attraverso attività di coordinamento tra le strutture territoriali di intervento, i comuni, le prefetture e la Protezione civile e di comunicazione verso gli utenti, prevedendo adeguati piani di investimento. A questo riguardo, il Mise ha avviato un confronto con le società concessionarie per la predisposizione dei piani necessari.
Voglio evidenziare anche che le società interessate saranno tenute a effettuare i rimborsi automatici per l'interruzione prolungata del servizio, in linea con quanto previsto dalle delibere dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
Infine, sul primo quesito rappresentato con l'atto in questione, il Ministero delle infrastrutture ha comunicato che il codice della strada prevede che per le strade in concessione – come l'A1, naturalmente – i poteri ed i compiti dell'ente proprietario della strada previsti dal presente codice sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito. Tra tali poteri e compiti vi è: manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; controllo tecnico dell'efficienza delle strade e relative pertinenze. Il concedente provvede a vigilare sull'esatto adempimento del concessionario agli obblighi convenzionali e di legge, effettuando controlli con potere di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili a tale scopo.
Inoltre, emana direttive concernenti l'erogazione dei servizi da parte del concessionario. Può, infine, irrogare sanzioni in caso di inadempimenti.
In ordine alla gestione della viabilità invernale, il concedente emana annualmente, nel caso specifico in data 26 settembre 2014, una circolare a tutte le società concessionarie contenente le indicazioni minime da tenere in considerazione al fine di una corretta gestione dell'infrastruttura durante tutto il periodo invernale e ai connessi eventi meteorologici avversi.
Tale circolare prevede, in particolare, la predisposizione da parte delle concessionarie autostradali di appositi piani di gestione delle emergenze invernali che prevedano, tra le altre cose: adeguatezza ed efficienza delle strutture operative e delle attrezzature (ivi compresi strumenti di localizzazione in tempo reale dei mezzi concretamente impiegati, con sistemi GPS o sistemi alternativi) da impiegare per la gestione del traffico invernale ed, in particolare, negli scenari maggiormente critici; tempestività, completezza ed adeguata gestione delle informazioni all'utenza e tempestivo soccorso a mezzi e/o utenti in difficoltà.
La circolare richiama, altresì, l'esatto adempimento al contenuto del cosiddetto «Piano neve» emanato, anch'esso annualmente, da Viabilità Italia, organismo di coordinamento in capo al Ministero dell'interno – Polizia Stradale.
In ottemperanza a tali disposizioni ed in base alla propria autonomia gestionale, il concessionario Autostrade per l'Italia Spa ha redatto il proprio «Piano per le operazioni invernali» trasmettendone copia alla struttura di vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Lo stato di criticità è attivato dal gestore (nel caso specifico da Autostrade per l'Italia) mediante il proprio personale e con l'ausilio dei propri mezzi tecnologici oltre alle informazioni acquisite da organi istituzionali preposti.
La decretazione del codice è adottata dallo stesso gestore e ne comporta l'immediata comunicazione ai comitati operativi viabilità presenti presso le prefetture interessate, al fine di un coordinamento territoriale, l'adozione di misure proprie da parte del gestore e l'attivazione di alcune azioni specifiche, come il fermo dei mezzi pesanti in punti prestabiliti, per evitare che questi giungano nelle zone interessate da neve e ghiaccio.
A seguito di quanto accaduto nelle giornate del 5 e 6 febbraio scorso lungo l'autostrada A1 da Milano a Firenze e lungo la A14 da Bologna a Cesena, laddove le intense nevicate hanno comportato l'adozione da parte di Autostrade per l'Italia di misure di regolazione di traffico con fermo in carreggiata di mezzi pesanti in fase di codice cosiddetto «giallo e rosso» con l'ausilio della Polizia stradale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un procedimento ispettivo secondo quanto previsto dall'atto convenzionale ed ha convocato la concessionaria il giorno 6 febbraio, al fine di acquisire ogni elemento utile alla valutazione degli accadimenti. Ad esito dell'incontro ed a seguito dell'esame della documentazione prodotta dalla società in data 11 febbraio, il Ministero ha sentito nuovamente la stessa il giorno 16 febbraio.
Al momento sta continuando nell'esame della documentazione focalizzando principalmente l'attenzione sulle operazioni di trattamento del piano viabile preventive rispetto all'evento nevoso e alla conseguente decretazione dei codici.
Si prevedono tempi ristretti per la conclusione della procedura.
PRESIDENTE. Il deputato
Arlotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla
interpellanza Fabbri n. 2-00838,
di cui è cofirmatario, per dieci minuti.
TIZIANO ARLOTTI. Grazie
Presidente, grazie anche al Viceministro De Vincenti che ha risposto in modo
puntuale. Credo che l'evento che si è verificato sia di carattere
straordinario, ma è un evento che ha toccato ben il 10 per cento delle utenze
di tutta la regione Emilia Romagna ed ha messo veramente in seria difficoltà le
popolazioni, le attività produttive e tutto il sistema e il reticolo collegato
alla mobilità.
Questo è il primo elemento che voglio evidenziare: il 5 febbraio parte il pre-allertamento e noi ci troviamo a chiudere questo percorso il 10: sei giorni sono tanti. E ci troviamo a chiudere questo percorso sapendo che ci sono molti nodi che vanno sciolti. Anzi, da parte nostra, ci sarà anche il sollecito a svolgere delle audizioni con gli affidatari di questi servizi nelle competenti Commissioni, proprio per trarre quantomeno da questa esperienza elementi utili anche per migliorare i contratti di servizio e per essere più tempestivi.
Infatti, ci troviamo con situazioni in cui la cosa più semplice, che in molti casi viene in mente, è quella di chiudere l'autostrada, è quella di non avere dei parcheggi d'attestazione adeguati, in particolar modo. Quindi, in situazioni come queste bisogna che ci sia un'attenzione particolare.
Ci troviamo Terna, che è il soggetto che porta la media-alta tensione, che addirittura dice: «Adesso stiamo studiando dei sistemi per evitare che laddove si creano anche delle formazioni di gelo superiori ai 12 centimetri riusciamo a mitigare questo fenomeno». Mi sembra di affrontare la discussione come quando si affrontava per la prima volta l'argomento sugli scambi dei binari dei treni e sappiamo che in molti casi ci troviamo in condizioni estreme. Così come non possono dire che il varco che viene lasciato è adeguato, nel momento in cui gli alberi cadono e rompono i fili. Vuol dire che quella fascia di rispetto non è adeguata e va rivista in relazione a quelle che sono le necessità di salvaguardia del servizio stesso.
Ci troviamo anche ENEL che dice: «Rimborseremo i danni rispetto a quello che è l'attuale contratto», ma ci troviamo di fronte anche ad un sistema di informazione di centralini che non hanno adeguatamente dato risposta, che non hanno potuto consentire la comunicazione anche alle stesse amministrazioni comunali. Si parlava di invio di posta, ma non andava neppure la banda larga e in molte situazioni non c'erano neppure le condizioni per scambiarsi le e-mail.
Quindi, si tratta di una situazione in cui, credo, ci sia la necessità di fare ulteriori approfondimenti, proprio per capire fino in fondo quali siano state le responsabilità. Quindi, occorre andare incontro a chi ha subito dei danni e, dall'altra parte, capire anche quali possano essere i margini di miglioramento, visto e considerato che, purtroppo, questa non sarà né la prima né l'ultima emergenza che si presenterà, perché sono arrivate 700 mila chiamate. Ricordo che siamo anche in zone collinari, in zone dove abitano anche molte persone anziane che, quindi, hanno subito un disagio straordinario, oltre a quello che hanno subito tutte quelle popolazioni.
Io voglio cogliere anche questa interpellanza urgente per svolgere un ulteriore ragionamento. Noi abbiamo inserito, in ordine alle fasi emergenziali di questo Paese, due provvedimenti di legge importanti: il primo è il decreto-legge n. 93 del 2013 e, poi, la successiva legge n. 119 del 2013, con la quale abbiamo riconosciuto per la prima volta in caso di calamità, in caso di danni, il riconoscimento di interventi per quanto riguarda sia i danni pubblici sia quelli dei privati. Ad oggi, da quella data noi abbiamo avuto in tutta Italia 30 eventi calamitosi. Abbiamo istituito un Fondo per le emergenze, con una dotazione di 200 milioni di euro, e ad oggi ci sono richieste per oltre 360 milioni di euro e, fra le altre cose, la prima emergenza, quella che è in testa, riguarda proprio l'Emilia-Romagna.
Ora, io credo che la regione sia intervenuta subito, stanziando 5 milioni di euro. Ha richiesto lo stato di emergenza per l'evento calamitoso. Lo ha richiesto, quindi, e si sta attivando con una serie di interventi direttamente, perché non va dimenticato che noi dobbiamo innanzitutto partire dal presupposto che questa è stata una tempesta quasi perfetta, perché è partita dal mare, è partita dalla neve, è partita da un insieme di eventi che hanno fatto sì che ci fossero, nella fascia di pianura e nella fascia di costa, addirittura onde di 4 o di 4,5 metri e ci fosse, nello stesso tempo, anche l'interruzione dell'energia elettrica, che ha messo in crisi il sistema idraulico perché gli impianti di sollevamento in molti casi non funzionavano.
Quindi credo che, anche da questo punto di vista, in termini di rispetto anche dei contratti, come dicevo prima, ci sarà da approfondire molto per venirne a capo e per trovare delle soluzioni per il futuro. L'altra cosa: la regione ha fatto anche la richiesta, sempre il 13 febbraio, al MEF per sospendere o differire, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del 2000, i termini per gli obblighi tributari dei contribuenti interessati dagli eventi calamitosi. Va detto che, in questo caso, noi ad oggi abbiamo tutta la fascia della spiaggia che è stata completamente devastata. Abbiamo gli operatori che, nell'arco di qualche mese, devono aprire le attività. Ci sono stati bagni che sono stati completamente distrutti, altri danneggiati gravemente, e c’è la necessità di avere risposte nel momento in cui dovrà essere attivata anche la soprintendenza per i pareri per il ripristino e per portare quelle attività ad essere produttive, ad essere attive, nel giro di due-tre mesi al massimo. Siamo a febbraio, quindi, quando saremo dopo Pasqua, già partiranno le necessità che ci sono per queste attività.
Credo, dall'altra parte, però, che vada fatto un ragionamento: un elemento è quello dell'emergenza, un elemento è quello della seconda fase. Ora, io credo che, per quanto riguarda, ad esempio, le nostre coste, noi sappiamo che ogni anno 75 mila metri quadrati scompaiono; c’è un'erosione che è data dalle situazioni meteo-climatiche, dai cambiamenti che ci sono stati anche nelle correnti marine, che hanno portato a questo. Nell'Emilia Romagna addirittura un quarto su un totale di tutto quanto c’è a livello nazionale. Quindi, abbiamo la necessità di avere risposte, mettendo in atto degli interventi che sono strutturali. Devono diventare ordinari i sistemi di rifacimento e i sistemi di mitigazione, che non possono essere quelli che tradizionalmente abbiamo conosciuto. Dall'altra parte, noi abbiamo bisogno anche di intervenire molto sul versante della manutenzione, a partire da quella ordinaria. In molti casi, il sistema di scolo dei fossi, dei fiumi, dei rii, non ha dato risposte rispetto a quella che era la mitigazione, perché in molti casi c’è poca manutenzione, c’è incuria anche da parte dei cittadini stessi, ma soprattutto non viene valorizzato fino in fondo il ruolo e la funzione che hanno le attività agricole e gli agricoltori proprio per tutto il tema della salvaguardia idrogeologica del nostro territorio.
Io credo che questi siano gli elementi ulteriori su cui lavorare. Quindi, facciamo tesoro, purtroppo, di questa esperienza sia per migliorare anche i nostri sistemi di responsabilizzazione da parte di tutti i soggetti, soprattutto di coloro che hanno le concessioni, sia, dall'altro, per attivare immediatamente le risorse e gli interventi di emergenza, ma soprattutto per mettere mano anche al secondo livello, come dicevo, che è quello di rendere costanti le risorse, perché ci sia, quanto meno, un adeguato intervento, che possa prevenire o, comunque sia, mitigare gli effetti anche di elementi e di situazioni estreme come quelle che abbiamo conosciuto.
Questo è il primo elemento che voglio evidenziare: il 5 febbraio parte il pre-allertamento e noi ci troviamo a chiudere questo percorso il 10: sei giorni sono tanti. E ci troviamo a chiudere questo percorso sapendo che ci sono molti nodi che vanno sciolti. Anzi, da parte nostra, ci sarà anche il sollecito a svolgere delle audizioni con gli affidatari di questi servizi nelle competenti Commissioni, proprio per trarre quantomeno da questa esperienza elementi utili anche per migliorare i contratti di servizio e per essere più tempestivi.
Infatti, ci troviamo con situazioni in cui la cosa più semplice, che in molti casi viene in mente, è quella di chiudere l'autostrada, è quella di non avere dei parcheggi d'attestazione adeguati, in particolar modo. Quindi, in situazioni come queste bisogna che ci sia un'attenzione particolare.
Ci troviamo Terna, che è il soggetto che porta la media-alta tensione, che addirittura dice: «Adesso stiamo studiando dei sistemi per evitare che laddove si creano anche delle formazioni di gelo superiori ai 12 centimetri riusciamo a mitigare questo fenomeno». Mi sembra di affrontare la discussione come quando si affrontava per la prima volta l'argomento sugli scambi dei binari dei treni e sappiamo che in molti casi ci troviamo in condizioni estreme. Così come non possono dire che il varco che viene lasciato è adeguato, nel momento in cui gli alberi cadono e rompono i fili. Vuol dire che quella fascia di rispetto non è adeguata e va rivista in relazione a quelle che sono le necessità di salvaguardia del servizio stesso.
Ci troviamo anche ENEL che dice: «Rimborseremo i danni rispetto a quello che è l'attuale contratto», ma ci troviamo di fronte anche ad un sistema di informazione di centralini che non hanno adeguatamente dato risposta, che non hanno potuto consentire la comunicazione anche alle stesse amministrazioni comunali. Si parlava di invio di posta, ma non andava neppure la banda larga e in molte situazioni non c'erano neppure le condizioni per scambiarsi le e-mail.
Quindi, si tratta di una situazione in cui, credo, ci sia la necessità di fare ulteriori approfondimenti, proprio per capire fino in fondo quali siano state le responsabilità. Quindi, occorre andare incontro a chi ha subito dei danni e, dall'altra parte, capire anche quali possano essere i margini di miglioramento, visto e considerato che, purtroppo, questa non sarà né la prima né l'ultima emergenza che si presenterà, perché sono arrivate 700 mila chiamate. Ricordo che siamo anche in zone collinari, in zone dove abitano anche molte persone anziane che, quindi, hanno subito un disagio straordinario, oltre a quello che hanno subito tutte quelle popolazioni.
Io voglio cogliere anche questa interpellanza urgente per svolgere un ulteriore ragionamento. Noi abbiamo inserito, in ordine alle fasi emergenziali di questo Paese, due provvedimenti di legge importanti: il primo è il decreto-legge n. 93 del 2013 e, poi, la successiva legge n. 119 del 2013, con la quale abbiamo riconosciuto per la prima volta in caso di calamità, in caso di danni, il riconoscimento di interventi per quanto riguarda sia i danni pubblici sia quelli dei privati. Ad oggi, da quella data noi abbiamo avuto in tutta Italia 30 eventi calamitosi. Abbiamo istituito un Fondo per le emergenze, con una dotazione di 200 milioni di euro, e ad oggi ci sono richieste per oltre 360 milioni di euro e, fra le altre cose, la prima emergenza, quella che è in testa, riguarda proprio l'Emilia-Romagna.
Ora, io credo che la regione sia intervenuta subito, stanziando 5 milioni di euro. Ha richiesto lo stato di emergenza per l'evento calamitoso. Lo ha richiesto, quindi, e si sta attivando con una serie di interventi direttamente, perché non va dimenticato che noi dobbiamo innanzitutto partire dal presupposto che questa è stata una tempesta quasi perfetta, perché è partita dal mare, è partita dalla neve, è partita da un insieme di eventi che hanno fatto sì che ci fossero, nella fascia di pianura e nella fascia di costa, addirittura onde di 4 o di 4,5 metri e ci fosse, nello stesso tempo, anche l'interruzione dell'energia elettrica, che ha messo in crisi il sistema idraulico perché gli impianti di sollevamento in molti casi non funzionavano.
Quindi credo che, anche da questo punto di vista, in termini di rispetto anche dei contratti, come dicevo prima, ci sarà da approfondire molto per venirne a capo e per trovare delle soluzioni per il futuro. L'altra cosa: la regione ha fatto anche la richiesta, sempre il 13 febbraio, al MEF per sospendere o differire, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del 2000, i termini per gli obblighi tributari dei contribuenti interessati dagli eventi calamitosi. Va detto che, in questo caso, noi ad oggi abbiamo tutta la fascia della spiaggia che è stata completamente devastata. Abbiamo gli operatori che, nell'arco di qualche mese, devono aprire le attività. Ci sono stati bagni che sono stati completamente distrutti, altri danneggiati gravemente, e c’è la necessità di avere risposte nel momento in cui dovrà essere attivata anche la soprintendenza per i pareri per il ripristino e per portare quelle attività ad essere produttive, ad essere attive, nel giro di due-tre mesi al massimo. Siamo a febbraio, quindi, quando saremo dopo Pasqua, già partiranno le necessità che ci sono per queste attività.
Credo, dall'altra parte, però, che vada fatto un ragionamento: un elemento è quello dell'emergenza, un elemento è quello della seconda fase. Ora, io credo che, per quanto riguarda, ad esempio, le nostre coste, noi sappiamo che ogni anno 75 mila metri quadrati scompaiono; c’è un'erosione che è data dalle situazioni meteo-climatiche, dai cambiamenti che ci sono stati anche nelle correnti marine, che hanno portato a questo. Nell'Emilia Romagna addirittura un quarto su un totale di tutto quanto c’è a livello nazionale. Quindi, abbiamo la necessità di avere risposte, mettendo in atto degli interventi che sono strutturali. Devono diventare ordinari i sistemi di rifacimento e i sistemi di mitigazione, che non possono essere quelli che tradizionalmente abbiamo conosciuto. Dall'altra parte, noi abbiamo bisogno anche di intervenire molto sul versante della manutenzione, a partire da quella ordinaria. In molti casi, il sistema di scolo dei fossi, dei fiumi, dei rii, non ha dato risposte rispetto a quella che era la mitigazione, perché in molti casi c’è poca manutenzione, c’è incuria anche da parte dei cittadini stessi, ma soprattutto non viene valorizzato fino in fondo il ruolo e la funzione che hanno le attività agricole e gli agricoltori proprio per tutto il tema della salvaguardia idrogeologica del nostro territorio.
Io credo che questi siano gli elementi ulteriori su cui lavorare. Quindi, facciamo tesoro, purtroppo, di questa esperienza sia per migliorare anche i nostri sistemi di responsabilizzazione da parte di tutti i soggetti, soprattutto di coloro che hanno le concessioni, sia, dall'altro, per attivare immediatamente le risorse e gli interventi di emergenza, ma soprattutto per mettere mano anche al secondo livello, come dicevo, che è quello di rendere costanti le risorse, perché ci sia, quanto meno, un adeguato intervento, che possa prevenire o, comunque sia, mitigare gli effetti anche di elementi e di situazioni estreme come quelle che abbiamo conosciuto.
Molto "accomodante" la interrogazione di on. Fabbri e la risposta e' stata : Terna e Enel stanno studiando !
RispondiEliminaPoveri noi !
Meglio attrezzarci con stufe a legna !
fabbri l'hai spalata la neve davanti a casa tua o eri a roma al calduccio.
RispondiEliminaPerò ha un bel sorriso.
RispondiEliminaAvrei un bel sorriso anche io se fossi al posto della fabbri. Soprattutto dopo aver preso per i fondelli il suo paese e adeso essere a grattarsela a roma
RispondiEliminase facessero più fatti, scrivere e parlare meno si può
RispondiEliminala cosa del quale io mi vergognerei è speculare sulle disgrazie della gente....questa politica non conosce vergogna.
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