E’ come se di colpo chiudessero in
provincia di Bologna una cinquantina di aziende agricole. Così Coldiretti
Bologna giudica il progetto del passante nord che in questi giorni fa discutere
amministratori pubblici e cittadini. Secondo Coldiretti, che oggi, mercoledì 18 febbraio, interverrà all’incontro che si svolgerà al
cinema Italia di Castenaso, l’opera sottrarrà quasi 700 ettari di terreno
fertile in una zona della provincia di Bologna ad alta vocazione produttiva,
con produzioni di alta qualità, tra cui la Patata di Bologna Dop (unica patata
Dop d’Italia), la cipolla di Medicina e i frutteti, tutti elementi di una
agricoltura ad alta specializzazione e ad alto impiego di manodopera.
Poiché in provincia di Bologna la
superficie media di un’azienda secondo il censimento Istat si aggira attorno ai
15 ettari (14,89), sottrarre 700 ettari – afferma Coldiretti Bologna –
significa chiudere cinquanta aziende, con tutto ciò che ne consegue in termini di
perdita di lavoro e occupazione. Tutto questo mentre non si comprende
esattamente l’utilità pubblica di tutta l’opera, afferma Coldiretti citando uno
studio fatto dalla Provincia di Bologna secondo cui con il passante il traffico
in tangenziale peggiorerebbe tra Casalecchio e Corticella e migliorerebbe solo
leggermente nel restante tratto. L’impressione è che il gioco non valga la
candela, cioè la spesa di 1.280 milioni di euro.
Non sono da sottovalutare – prosegue
ancora Coldiretti – da un lato l’impatto territoriale e ambientale che una tale
opera comporterà in un’area con un fragile equilibrio idrogeologico, per cui
una ulteriore cementificazione potrebbe accentuare i rischi di piene ed
esondazioni, e, dall’altro, lo stravolgimento della viabilità secondaria dei
Comuni di pianura.
Probabilmente – afferma Coldiretti –
è arrivata l’ora di vagliare l’alternativa al passante, a basso o nessun
consumo di suolo, che da tempo è stata presentata e mai considerata seriamente
e che prevede di completare le opere stradali che da anni attendono di essere
ultimate (trasversale di pianura, accesso diretto tra autostrada e interporto)
e che migliorerebbero la viabilità sulle strade della città metropolitana. Le
dichiarazioni programmatiche sulla riduzione del consumo del suolo a favore di
politiche di tutela e riqualificazione ambientale – conclude Coldiretti Bologna
– non possono restare solo una posizione retorica, ma devono diventare un
politica concreta a partire proprio dalle grandi opere.
Sono completamente d'accordo con le valutazioni della Coldiretti. La campagna bolognese ormai e' una bruttura di capannoni e stradoni e non c'e' bisogno di maltrattare ancora questo territorio.
RispondiEliminaOvviamente il deficit ecologico (e quindi anche alimentare) della provincia di Bologna (diciamo 5 o 6 volte la biocapacità provinciale) è troppo piccolo.
RispondiEliminaAnche i deficit deve... crescere!
Bisogna distruggere altri campi per costruirci su un altro pezzo di stradoma catramitico.
Poi, naturalmente, questi del PD± non contenti, insieme cogli scafisti in colletto bianco, sinistri e cattolici vari, non contenti del pazzesco deficit ecologico bolognese nonché italico, urlano isterici che lo tsunami migratorio non è adeguato, non è sufficiente, che Triton non va bene, bisogna tornare a Mare Lorum.
Evidentemente, la loro accoglienza senza se e senza ma a casa tua coi tuoi soldi e i debiti generosamente lasciati ai tuoi figli e nipoti, non è sufficiente, 200k clandestini (quelli via mare non sono che una piccola parte) non sono sufficienti, cresciamo pure a 800mila.
Poi bisognerà pure trasportarli da qualche parte, ad esempio il venerdì, no!?
Più passanti nord per tutti!
E se tutti non sono sufficienti, importiamone qualche milionata.
Oh!