martedì 23 dicembre 2014

Augusto Binelli ospite del Panathlon Valle del Reno a Sasso Marconi.


Gus Binelli assieme al presidente Mario Becca.

Di Glauco Guidastri.

Con i suoi 215 centimetri di talento, professionalità e umanità, Augusto ‘Gus’ Binelli, è stato per quasi vent'anni una colonna portante della Virtus Bologna e uno dei protagonisti dell’epopea di ‘Basket City’, quando Bologna era la ‘capitale’ del basket italiano e i derby tra Virtus e Fortitudo erano spesso decisivi per l’assegnazione dello scudetto.

Il 16 dicembre scorso, Binelli è stato l'ospite d’onore del tradizionale incontro conviviale di fine anno del Panathlon Club ‘Valle del Reno’. Al Ristorante ‘L’Oasi’ di Sasso Marconi, il mitico Gus ha parlato della sua straordinaria carriera, iniziata a 15 anni con l'approdo al settore giovanile del club bolognese, dopo i primi approcci al basket nella natia Carrara. Poi Il trasferimento negli States -1981/82 - per studiare e giocare a basket nella Lutheran High School di New York, e il rientro in Italia, dove contribuisce alla vittoria dello scudetto della formazione Juniores della Virtus. Il sogno di riattraversare l'oceano (“volevo frequentare la Virginia University, avevo anche già parlato con l’allenatore, Terry Holland”) sfuma sul più bello, e inizia così l'avventura nel basket che conta.  Il debutto in prima squadra nel 1983 in un derby con la Fortitudo, Coppa Italia (ne disputerà ben 45 di stracittadine), una partita che Gus non dimenticherà mai. “Avevo appena 19 anni e mi trovai a fronteggiare un centro forte e smaliziato come Heere Williams, appena arrivato dal Maccabi Tel Aviv. Fu un duello spigoloso, ma a fine partita Williams venne a farmi i complimenti: che soddisfazione!”.

Un sodalizio, quello con la Virtus, che nemmeno il richiamo dell'NBA riuscirà a interrompere. 'Lungo' atipico e versatile, capace di abbinare la presenza sotto canestro a una tecnica sopraffina, Binelli finisce presto nel mirino degli Atlanta Hawks, che nel 1986 lo scelgono con il n. 40 al secondo giro(dopo Dino Meneghin, fu il secondo cestista italiano scelto ad un draft NBA). Eppure Gus non approderà mai nel massimo campionato a stelle e strisce. “Già, io chiesi un triennale, ma loro mi potevano offrire solo un contratto annuale”, ricorda l'ex centro virtussino. “Se però, dopo un anno in NBA, fossi tornato a giocare in Italia, per il regolamento FIBA avrei dovuto essere tesserato come straniero: e così declinai l'offerta”. A indurre Gus al rifiuto, però, contribuirono anche le pressioni dall'avvocato Porelli, all'epoca  presidente della Virtus... “Sì è vero, Porelli fece di tutto per convincermi a restare, e devo dire che ci riuscì. Di lui ho un ricordo splendido: dirigente capace e competente come pochi altri, per i più giovani, per quelli che - come me - stavano in foresteria, è stato una sorta di secondo padre”.

Nonostante il mancato approdo nell'NBA, di qua dall'oceano Binelli se n'è tolte parecchie di soddisfazioni. Al suo attivo ci sono 102 presenze e 1 bronzo europeo con la Nazionale, mentre in maglia Virtus ha disputato 845 partite ufficiali (record assoluto) conquistando 5 scudetti, altrettante Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana, 1 Coppa Campioni e 1 Coppa delle Coppe (“come dimenticare le emozioni legate alla vittoria del primo scudetto e della Coppa Campioni?”). Un rapporto d'amore che rischiò di incrinarsi solo una volta, come svela lo stesso Binelli. “Sì, accadde nel 1991 dopo una sconfitta rimediata a Caserta. Giocai davvero male, e negli spogliatoi ebbi un litigio con il presidente (Paolo Francia n.d.a.): chiesi di essere ceduto. Poi la società venne rilevata da Cazzola: gli parlai del mio disagio e mi disse, senza mezzi termini, che finché lui sarebbe stato presidente, io sarei rimasto alla Virtus”. E così fu. La canotta della V nera, infatti, Gus la sfilerà solo nel 2000, a 36 anni. Per scendere di categoria con Castelmaggiore e Montegranaro, poi due buone annate sempre in Legadue con Trapani e gli ultimi spiccioli di carriera spesi nelle serie minori (Cento, Anzola e Salus Bologna).

Il legame con Bologna - città che l'ha adottato, apprezzato e amato - non si è più reciso: Gus continua a vivere sotto le Due Torri, dove ora dirige una società, il “San Giorgio Basket”. Da grande appassionato continua a seguire le vicende delle V nere e del basket professionistico in generale. “Quando però accendo la tv e vedo squadre composte da 8/10 stranieri, mi viene voglia di cambiare canale”, confessa con un pizzico di rammarico. E rincara la dose: “ Molti degli USA che oggi giocano nel nostro Paese, ai miei tempi non avrebbero nemmeno messo piede su un parquet di serie A. Io ho giocato contro avversari del calibro di J.B. Carroll e Arvydas Sabonis, oggi atleti così non se vedono più. Il livello del basket si è notevolmente abbassato: vi assicuro che la Montepaschi Siena dei record - indubbiamente un'ottima squadra - contro la mia Virtus dei tempi d'oro (quella  dei 3 scudetti di fila, per intenderci), non avrebbe avuto speranze”. Non esattamente un bel viatico per il nostro basket, anche se chi ama questo sport non perderà mai la speranza di poter rivedere sui parquet di casa nostra talenti cristallini come Augusto Binelli.

  Ipartecipanti alla serata



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