Di Renzo Zagnoni
Invio uno scritto di Simone Contro che ha iniziato lo sciopero della fame per richiamare l'attenzione sul fatto che, dopo la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Porretta Terme, sta per essere chiusa anche la pediatria. Una frana continua dei servizi sanitari della montagna.
Stiamo anche per iniziare uno sciopero della fame a staffetta per sostenere l'amico Simone in questa impari lotta contro le insensate decisioni della Regione Emilia Romagna, che sa solo tagliare.
Simone Contro |
Scrivo la presente in qualità di consigliere comunale di Porretta Terme con tessera PD che da sei giorni ha intrapreso lo sciopero della fame in difesa dei servizi sanitari in montagna e contro i continui depotenziamenti che viviamo in questi messi sull'Ospedale Costa, il nuovissimo plesso ospedaliero costruito tre anni fa e su cui la regione E.R. ha investito 21 milioni di euro.
L’ospedale Costa è stato uno dei primi ospedali progettato secondo il modello di intensità di cura, attraverso la sua messa in rete con le strutture dell’area metropolitana, in un meccanismo grazie al quale tutto il servizio sanitario provinciale mira a raggiungere un livello di maggiore efficienza, efficacia ed equità.
Inutile sottolineare come questo delicato e complesso meccanismo funzioni se non si perdono pezzi. Ovvero se a tutti gli ospedali in rete, i cosiddetti “spoke”, operano nel pieno delle loro potenzialità.
Da questo punto di vista assistiamo, ormai da quasi un anno a questa parte, al progressivo depotenziamento delle strutture sanitarie montane, culminato, lo scorso 14 febbraio, con la chiusura del punto nascite dell’ospedale Costa. Per dovere di cronaca, ricordo che la principale motivazione a giustificazione di tale scelta, in stridente contrasto con il progetto che è alla base dell’ospedale stesso, è stata la mancanza di un numero di parti sufficiente a garantire la sicurezza delle madri, stimato nella soglia dei 500 parti l’anno. A questa giustificazione, le amministrazioni comunali, i comitati civici e i cittadini coinvolti hanno sempre obiettato con due semplici argomentazioni. Perché se l’Ospedale Costa – come le sue attrezzature e le sue professionalità - è in rete con il Maggiore di Bologna il numero di parti viene calcolato su un nosocomio solo? Non dovrebbe essere frutto della loro somma? E anche ammettendo, e non lo sto facendo, il principio del calcolo dei parti per ogni singola struttura, per quale ragione sul territorio regionale sussistono ben quattro punti nascita con un numero di parti inferiori alla famigerata soglia dei 500 (Borgo Val di Taro, Castelnuovo nei Monti, Pavullo nel Frignano, Porretta Terme) ma solo uno è stato chiuso?
A queste contro-deduzioni, come ben ricordo, nessuno ha mai saputo o voluto rispondere. Quanto al tema della sicurezza delle madri, non serve fare grandi ragionamenti di principio, poiché a parlare, in questo caso, sono i fatti. Da quando il punto parto di Porretta è stato chiuso, infatti, si sono verificate ben quattro nascite in situazioni di emergenza. Parliamo di bambini nati in ambulanza o direttamente a casa delle partorienti. Quattro parti in queste circostanze straordinarie e nel giro di poco meno di sei mesi rappresentano (oltre ad un mezzo miracolo per via delle tragedie mancate e la contraddizione delle motivazioni alla base della chiusura del punto parto) la dimostrazione più lampante che togliere o depotenziare un presidio sanitario in montagna, a più di sessanta chilometri dalla città, rappresenta il vero pericolo per la salute dei suoi abitanti, nonché, cosa ben più grave, la negazione del principio di equità tra i cittadini che abitano l’area urbana e quelli che vivono nella sua periferia.
Ma non è finita. Voci insistenti provenienti dal sindacato e dall'assemblea dei sindaci di distretto sostengono che presto anche il reparto di Pediatria sarà messo in discussione. Fino all’anno scorso non avrei mai dato peso a voci del genere, soprattutto se riguardanti un nosocomio nuovo di zecca, costato più di venti milioni di euro e su cui lo stesso presidente di Regione, allora Vasco Errani, aveva dato pubbliche e precise rassicurazioni.
Oggi non voglio immaginare cosa potrebbe seguire alla chiusura di pediatria. Oggi le cose, nel nostro territorio, sono molto cambiate. La gente che non è sfiduciata è arrabbiata. Arrabbiata e delusa verso una politica che non coinvolge, non motiva, e taglia.
Siamo molto preoccupati per quanto riguarda il futuro del nostro diritto alla salute, e chiediamo risposte chiare ed inequivocabili.
Io sono un semplice consigliere comunale con la tessera del PD, ma non posso sostenere la paura di svegliarmi una mattina e leggere sul giornale di una tragedia che non ho fatto abbastanza per evitare.
Non chiediamo cose impossibili. Si tratta di mettere in sicurezza il percorso nascite cui vanno incontro le future madri della nostra zona e, più in generale, di dare risposte riguardo al futuro dei servizi sanitari nella nostra zona.
Nella mia personalissima iniziativa ho scritto lettere aperte sia a Bonaccini che a Merola, e non mi fermerò finchè non avrò ottenuto pubbliche delucidazioni sul futuro del nostro ospedale.
chissenefrega della "maternità" e pure dell'ospedale.......l'importante è accogliere gli immigrati e mantenerli.........soldi ben spesi altro che nella sanità
RispondiEliminaQuesto ragazzo merita rispetto anche da chi non vota PD... sta facendo una cosa molto giusta
RispondiEliminaMa perchè il signor Simone Contro consigliere comunale con tessera PD non ha mai chiesto che il nuovo ospedale di Porretta fosse dotato di una rianimazione per assicurare il massimo della sicurezza a chi è sottoposto ad interventi chirurgici? Perchè non dice che i parti sono/sarebbero considerato tutto il bacino di utenza circa 80 all'anno ben lontani dal minimo di 500 per assicurare la sicurezza di madri e nascituro? Tra i parti in ambulanza ha considerato anche quelli avvenuti perchè si erano cinvinte madri a venire a Porretta da Bologna a partorire per aumentare il numero dei parti?
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