Roberto Balzani, in lizza alle primarie del Pd di domani,
domenica 28 settembre, risponde alle
domande sui progetti amministrativi e sui temi più cari a Legambiente.
Recentemente, molti economisti hanno confutato le basi ‘utilitaristiche’
di una dinamica economica centrata sul mercato concorrenziale e sullo sviluppo
senza limite. Tale modello di sviluppo è ritenuto la causa, non la soluzione,
dei problemi più gravi che oggi abbiamo di fronte: la povertà, l’ineguaglianza,
l’esaurimento delle risorse naturali.
In questo quadro, oltre alle azioni specifiche, di seguito
sviluppate in risposta ai singoli punti, è necessario riorganizzare la
fiscalità, al fine di favorire attraverso adeguati incentivi e penalizzazioni
investimenti rivolti alla riqualificazione degli edifici, alla manutenzione del
territorio e alla conversione delle attività produttive, al fine di favorire il
percorso di disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse.
·
Consumo
di suolo. Le previsioni contenute dei Piani Urbanistici comunali, se
realizzate, porterebbero ad un raddoppio di quanto finora già costruito. E’ una
ipotesi che questa regione può permettersi? Che strumenti si metteranno in
atto? Quali azioni avviare la rigenerazione delle città?
Dopo
avere consumato suolo agricolo al ritmo di 8 ettari al giorno, la Regione deve
invertire la rotta e fare proprio l'obiettivo europeo del consumo netto di
suolo zero anticipando la sua applicazione dal 2050 al 2030 attraverso
l'elaborazione di una nuova legge di governo del territorio e l'introduzione
del principio della compensazione ecologica preventiva per le opere
infrastrutturali. Consumo netto di suolo zero non significa congelare le città,
ma attivare un circuito virtuoso di rigenerazione urbana e di ricucitura del
tessuto insediativo favorendo il recupero dell'esistente e subordinando ogni
nuova occupazione di suolo al ripristino ad uso agricolo o di verde urbano di
aree impermeabilizzate inutilizzate, di superficie pari o superiore a quella
occupata. L'obiettivo è quello di garantire un saldo zero, se non una riduzione
delle superfici impermeabilizzate, rendendo più conveniente la riqualificazione
edilizia rispetto alla costruzione su aree libere anche mediante una
rimodulazione degli oneri di urbanizzazione. Il vincolo del consumo netto di
suolo zero deve diventare il motore per la rigenerazione del patrimonio
immobiliare in termini di adeguamento sismico, risparmio energetico, qualità
dell'abitare. Va inoltre favorito il recupero e riutilizzo degli inerti
derivanti dalle demolizioni con un'adeguata leva fiscale sui materiali di estrazione.
Consumo netto di suolo zero significa anche recupero del territorio agricolo
periurbano per una sua valorizzazione in termini di fruizione sociale e
turistica e di produzione agricola di prossimità (filiera corta).
·
Su
quale modello di trasporti dovremo puntare per il 2020? Ed in merito a questo,
la futura giunta intende portare avanti tutti e 5 i progetti di autostrade che
si sono mantenuti in vita finora, oppure intende aprire una seria valutazione
sui costi e benefici ?
I
progetti autostradali vanno rivisti alla luce dei reali fabbisogni, di
un'attenta analisi costi-benefici, della valutazione di alternative meno
costose e impattanti, compresa l'alternativa zero, dando comunque priorità,
nell'allocazione delle scarse risorse regionali, agli investimenti su ferro, in
particolare per le reti di trasporto metropolitano, e alla manutenzione e
adeguamento della rete stradale esistente.
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Chi decide
sui servizi pubblici? Quali strumenti garantiranno autonomia e potere di scelta
ai comuni rispetto alla situazione di potenziale conflitto tra l’essere
“azionista” e contemporaneamente custode del bene collettivo?
Nell'ambito dei servizi pubblici locali due sono le priorità che continuano a rimanere
indefinite:
o
piano di finanziamento
degli investimenti necessari per garantire l'erogazione e la qualità dei
servizi idrico integrato e rifiuti;
o
regolazione tariffaria
attraverso autorità indipendenti e strumenti di verifica dell'efficienza
gestionale.
Riteniamo semplicistica l'assunzione che ricorrendo al mercato e
alla concorrenza si potranno superare i disservizi e la frammentazione delle
gestioni attuali. In realtà, ricorrendo al mercato, al netto della maggiore
efficienza, gli investimenti necessari si tradurranno in un adeguamento
esponenziale della tariffa. Infatti, gli investimenti dei privati sono
garantiti attraverso un metodo tariffario che riconosce in maniera precisa
tutti i costi, inclusi i costi di capitale. Difficile immaginare che vi sia la
disponibilità di capitali privati se questi non sono adeguatamente remunerati.
Assumendo quindi che non vi sia una pressione sul costo del lavoro, la gestione
di natura pubblica o quella privata, lasciano irrisolti i due nodi principali:
investimenti e tariffe. Inoltre, una gestione privatistica dei servizi, senza
adeguate strutture di regolazione e controllo, sposta il peso delle decisioni
sui gestori.
Riorganizzare le società multiutility e la regolazione dei
servizi pubblici, che sono e saranno un elemento chiave per le politiche
ambientali, sono obiettivi non procrastinabili. A nostro parere è necessario un
nuovo modello per i servizi pubblici locali, un modello in cui le
amministrazioni pubbliche si dedichino unicamente al ruolo di controllo e
programmazione dei servizi, nell’ottica di realizzare investimenti anche se non
sono legati a un chiaro ritorno economico diretto. Questa programmazione di
investimenti può essere realizzata efficacemente solo se la proprietà dei beni
comuni rimane completamente pubblica. Completamente pubblica deve essere la
proprietà delle reti, degli impianti e tutte le infrastrutture necessarie a
realizzare in maniera universale e capillare il servizio. La gestione, invece,
dovrà essere affidata al mercato, con le forme e i modi definiti da procedure
competitive aperte.
·
Quali
scelte territoriali di prevenzione dei rischi vanno fatte sulla costa?
il decreto Sblocca Italia permette, anzi
incoraggia, semplificandone le procedure, le attività di estrazione di
petrolio e metano in tutto il territorio nazionale e in particolare in Emilia-Romagna
e nell'Adriatico. Inoltre, il decreto non prende in considerazione la
necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale
della sostenibilità, in pieno contrasto con la politica energetica della
Comunità Europea.
Circa l’estrazione delle nostre
esigue riserve di combustibili fossili, riteniamo debba esserci una
concertazione con la Regione, per contemperare scelte di scala maggiore con il
progetto di efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle
energie rinnovabili, che per noi sono la via maestra per stimolare una reale
innovazione nelle aziende, sostenere l'occupazione, ridurre l'inquinamento,
evitare futuri aumenti del costo dell'energie, ridurre la dipendenza energetica
dell’Italia da altri paesi e custodire l'incalcolabile valore
paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari. Un accordo bilaterale con
la Croazia, all’interno di un quadro condiviso degli effetti dello sfruttamento
dei giacimenti adriatici, potrebbe rappresentare un obiettivo ragionevole.
·
Quali strumenti
forti per ridurre il bisogno di impianti di smaltimento rifiuti?
Un incremento del 15% della quota di riciclo a livello
nazionale si traduce in circa 600 milioni di euro di risparmi sui costi
energetici, di riduzione della tariffa del servizio e di riduzioni di costi
ambientali e sanitari. La maggior parte
dei vantaggi economici non sono a diretto beneficio del gestore del servizio,
ma della comunità e del sistema economico nel suo complesso. Anzi, il gestore
del servizio, se orientato a principi di efficienza economica e industriale,
privilegerà quelle attività a maggiore marginalità economica diretta, ovvero il
recupero di energia (incenerimento), a danno del sistema economico nazionale.
E' quindi necessario definire meccanismi di regolazione e incentivazione
rigorosi, che consentano di garantire contemporaneamente la massima efficienza
economica delle imprese di gestione dei servizi, ma anche l'incremento del
recupero di materia e del riciclo.
Ulteriori economie si potrebbero raggiungere con la prevenzione,
ovvero riducendo le quote di materiali non riciclabili immessi a consumo, e
aumentando le percentuali di materiale intercettato, attivando i meccanismi di
responsabilità estesa al produttore.
In questo quadro, le seguenti azioni, qualora realizzate
attraverso una transizione sostenibile dal punto di vista
economico-sociale e la conversione dei sistemi di raccolta differenziata,
porterebbero all’annullamento dello smaltimento in discarica, alla riduzione
dell'incenerimento e alla realizzazione di impianti di recupero:
1. Separazione tra i gestori del servizio di
raccolta e gestori dello smaltimento dei rifiuti.
2. Proprietà pubblica degli impianti di
smaltimento.
3. Gestione orientata alla massima efficienza
economica dei servizi di raccolta e smaltimento.
4. Regolazione dei costi standard dei
gestori, attraverso parametri omogenei e verificabili.
5. Riorganizzazione del sistema dei consorzi
CONAI e regolazione pubblica dei contributi per immettere a consumo gli
imballaggi con valori inversamente proporzionale alla loro riciclabilità.
6. Piano di prevenzione rifiuti, con obiettivi di
riduzione degli impianti di smaltimento e di realizzazione di impianti di
recupero, attraverso adeguati incentivi fiscali.
·
Il
Delta del Po, principale area umida del paese e patrimonio di bellezza
inestimabile, può ancora essere gestito con due parchi regionali distinti, ostaggio dei Comuni, o dovrà avere una guida
unitaria?
La
gestione unitaria è certamente auspicabile, perché le normative del Veneto e
della Emilia-Romagna sono diverse in molti aspetti, e, impediscono quindi di
realizzare azioni efficaci e condivise. Inoltre, la pianificazione (in ambito urbanistico) del parco è di natura
sovraordinata (non comunale) e si scontra troppo spesso con questa
frammentazione di competenze. Una gestione unitaria e sovra-regionale,
realizzata sulla base di obiettivi e risorse condivise è un ottimo esempio di
semplificazione amministrativa, che è uno degli obiettivi comuni e trasversali
del nostro programma.
Ancora con le interviste ai candidati in campagna elettorale?
RispondiEliminaPubblicate anche il tracciato della macchina della verità, fatto all'intervistato mentre rispondeva, altrimenti è la solita solfa. Gli eletti mantengono le promesse solo per i propri interessi, stipendi altissimi pagati dalle tasse degli altri,baby vitalizi altissimi senza contributi, soldi a go go per spese pazze, più le entrate della politica sottobanco, più lauti contratti dai privati a fine carriera, ecc ecc. Gli unici politici che mantenevano le promesse sono stati "terminati" dai sicari dei poteri forti,e di politici disposti a vivere indossando il giubbotto antiproiettile non ce ne sono.
Certo che Balzani a Sasso è proprio sostenuto dal nuovo che avanza, Fabbriani in primis, che si è sempre speso nella nostra città per due fuoriclasse come Salamone e Fortuzzi, per non parlare dell'appoggio interno al PD costituito dalla vecchia guardia migliorista del PCI Stefano Osti e da Luciano Russo della vecchia guardia della Margherita... una bella ventata di aria fresca, non c'è che dire...
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