lunedì 15 settembre 2014

NEL PD IN EMILIA ROMAGNA LA LEADERSHIP NON SI CONQUISTA MA SI EREDITA.



Carlo Sinigaglia

La notizia di indagine dei magistrati sui rimborsi spese dei due principali candidati alle primarie PD per la presidenza della regione, la rinuncia di altri candidati a competere e l'inaspettato ritiro di Matteo Richetti, ha scombussolato il quadro politico del PD regionale che fatica a trovare un equilibrio certo e condiviso.
Ora che le bocce si sono fermate, sono rimasti in campo solo due candidati:  Stefano Bonaccini, segretario del PD regionale, vicino a Renzi e gradito al partito più tradizionale, da molti dato per favorito e l'outsider Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, profeta della discontinuità con il modello di governo regionale.
Per avere il quadro di come vive il momento la periferia del PD e capire le possibili ripercussioni abbiamo interpellato il segretario del PD di Sasso Marconi, Carlo Sinigaglia.
Sinigaglia, renziano della prima ora, ha saputo portare il partito sassese a una posizione ben salda sugli indirizzi indicati da Renzi, tanto da far divenire Sasso Marconi uno dei comuni più renziani della provincia. Infatti sia alle primarie per la segreteria del PD, sia alle amministrative per l’elezione del sindaco, le percentuali di consenso  sono state nettamente superiori ad ogni più rosea previsione. Sinigaglia si è inoltre sempre dimostrato un osservatore attendo e un sensibile interprete degli umori politici, per cui gli abbiamo chiesto:

In Emilia Romagna è forte la considerazione e la stima verso Bersani . Quello che è successo può diventare una rivincita per l’ex segretario ?

Bersani forse è debole a Roma, ma qui in Emilia è ancora fortissimo. Bersani è un politico serio e stimato.  Non parlerei di rivincita, perché qui in realtà non ha mai perso. Gran parte del gruppo dirigente provinciale e regionale, è rimasto quello di prima. I cambiamenti sono stati veramente pochi. Certo ora si dichiarano tutti più o meno ‘renziani’. Ma il modus operandi non è cambiato.
Per la scelta del successore di Vasco Errani qui in Emilia Romagna, è innegabile che anche Matteo Renzi ha favorito e avvallato la soluzione tradizionale. Cioè la costruzione un candidato unitario, gradito alla ‘ditta’.  Diciamo pure che qui ha accantonato il suo stesso metodo che gli ha permesso di trionfare alle primarie di dicembre 2013.

Per quale motivo secondo te ?
Non so. Penso che Renzi è un politico intelligente e pragmatico. Ora lui non è più solo segretario del PD ma è anche capo del governo. Nei prossimi mesi dovrà gestire enormi problemi. Deve cercare di portare a casa importanti riforme per rilanciare l'economia e ha bisogno di un maggioranza coesa. Gran parte del gruppo parlamentare PD non lo ama affatto. In questo momento così delicato per il governo a Roma, Renzi non ha nessuna intenzione di aprire un nuovo conflitto con Errani, Bersani e il partito in una regione importantissima per il PD.  Quindi se i nomi proposti dal gruppo dirigente locale erano prima Manca e poi Bonaccini, a lui sta bene. Non vuole problemi. Ora poi sono tutti renziani.

L’accaduto può essere considerato anche un attacco alla proposta renziana delle primarie, che rappresentano partecipazione e coinvolgimento della base nelle scelte dei candidati, e quindi un ritorno ai vecchi metodi delle scelte cadute dall’alto ?
La verità è che in Emilia Romagna le primarie del PD sono sempre diciamo un po' ‘addomesticate’.  Le primarie ci sono come altrove, però qui prevale la volontà del partito tradizionale di mettersi d'accordo prima e scegliere un candidato forte che ha l'appoggio compatto di tutto il gruppo dirigente. 
Magari fanno ritirare i candidati più insidiosi e lavorano per costruire un candidato unitario, prima ancora che parta la corsa vera e propria.
Gli altri candidati sono outsider, servono solo a celebrare il rito delle primarie, ma senza il sostegno della ‘ditta’ hanno poche speranze. Balzani è un politico di qualità e ha buone idee. Ma lo conoscono in pochi. Non ha molte possibilità.

Però vista la debolezza degli avversari, il PD non ha poi molto da temere.
Questo è vero.  Ma il rischio concreto è che per accontentare il partito poi si scontentano gli elettori.  C'è un 15% di voti in più che il PD guidato da Renzi ha preso alle Europee. Il 40,8% è un successo clamoroso.  Anche qui in regione abbiamo aumentato molto i consensi, fino al 52,5%.  Tanta gente che prima non ci aveva mai votato e che ora crede in noi.  Però se non dimostriamo la nostra voglia di proseguire con il rinnovamento, molto presto tutti quei voti li perderemo.
Convergere sul candidato unitario e svuotare la sfida delle primarie, è molto pericoloso. Si rischia di deludere gli elettori e aumentare l'astensionismo alle urne il 23 novembre.  

In una regione in cui la destra sembra al palo e la sinistra è spesso costretta ad assumere il doppio ruolo di maggioranza e minoranza, l’accaduto può essere ritenuto l’indicazione che i renziani hanno assunto il ruolo di minoranza ?
Ribadisco che questa cosa dei renziani non esiste. Nel PD ormai sono tutti renziani. E anche la divisione tra quelli della prima e della seconda ora è stucchevole. Non ha alcun valore per me.  Non è questo il problema.
Il problema vero è la difficoltà per il Partito Democratico qui in Emilia Romagna di selezionare i nuovi dirigenti. Io sono un grande sostenitore del PD inteso come partito aperto e contendibile. La competizione (civile) tra candidati dentro lo stesso partito è una cosa positiva. Aumenterebbe di molto l'interesse degli elettori. Farebbe crescere il valore complessivo del PD.   Un vero partito della sinistra riformista a vocazione maggioritaria.
Ma nonostante la vittoria schiacciante di Renzi al congresso, e il 40,8% delle Europee, qui sono ancora in pochi a pensarla come me.
C'è troppa paura delle primarie. Di un confronto vero tra diversi candidati con le loro proposte. Tra concorrenti che partono alla pari. Senza un partito già determinato a convergere sul candidato unitario, scelto dal partito stesso.
La verità amara è che in questo territorio, la leadership nel PD non si conquista. Qui da noi la leadership si preferisce ereditarla.

 
Stefano Bonaccini
www.stefanobonaccini.it 













Roberto Balzani




3 commenti:

  1. http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11688760/Matteo-Renzi-pronto-a-cedere-la.html

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  2. Mr. Coscienza
    Renzi ha osato tanto (bravo) ma si scontra contro dei colossi e penso che farà fatica. Il problema di base deriva da come TUTTI NOI votiamo. Ho diamo una fiducia schiacciante a qualche leader tipo Renzi oppure continiuamo come abbiamo fatto negli ultimi 30 anni con l'italia divisa in 2 o 3 macro schieramenti ma con il partito di maggioranza relativa che è fatto da Astensionisti.
    Gli Italiani devono essere più maturi e abbandonare le decisioni di pancia e usare la testa.
    Quando questo avverrà l'Italia cambierà.

    Il resto sono chiacchere . . . .

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  3. quindi votate Berlusconi.

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