sabato 12 aprile 2014

Variante di Valico, ora la frana di Ripoli minaccia l’A1




Da ‘Un’idea di Appennino’.

Anche se non è mai stato riconosciuto che a muovere il versante siano stati gli scavi della galleria, ora la frana di Ripoli minaccia l’A1. Da novembre 2011 si sono mossi di 15 cm i piloni del Viadotto Rio Piazza dell’A1, mentre prosegue a rilento lo scavo delle due canne, che ormai hanno superato l’abitato di Ripoli

La montagna su cui poggia il paese di Ripoli Santa Maria Maddalena non ha mai smesso di muoversi ed ora minaccia il viadotto Rio Piazza, su cui passa il vecchio tracciato dell’A1. Autostrade per l’Italia deve affrontare un problema ben più grave e delicato di quello di aver trasformato Ripoli in un paese fantasma. Infatti i dati degli inclinometri e dei piezometri installati a presidio dell’abitato, tra Ripoli e Serrucce, ma anche a presidio dei piloni del viadotto Rio Piazza, continuano a fornire dati poco promettenti. Tanto che il 14 marzo scorso è stato attivato un
ulteriore inclinometro in loc. La Selva. Quello che oggi preoccupa di più Autostrade è il fatto che in soli 13 mesi, tra il 22 febbraio 2013 ed il 4 aprile 2014, lo spostamento del versante su cui poggiano i piloni del viadotto Piazza è stato di oltre 9 centimetri in superficie. Dal novembre 2011 ad oggi lo spostamento misurato totale dei piloni è di circa 15 centimetri. A rimarcarlo è stato Dino Ricci in un’intervista rilasciata a Il fatto quotidiano nel mese di marzo. Per molti anni ha lavorato ai cantieri autostradali e da quando è residente a Ripoli si è fatto portavoce del Comitato. Le affermazioni di Ricci sono però sorrette dai numeri e dalle misurazioni che l’Osservatorio sulla Variante da qualche mese registra e pubblica, anche se la convalida da parte dello stesso osservatorio dei dati pubblicati sul sito negli ultimi 4 mesi non c’è ancora, poiché avviene con cadenza trimestrale sentita anche l’Università. A stabilire i tempi di convalida è infatti il Piano di Monitoraggio Ambientale. Oltre ai movimenti di spostamento, vanno considerati anche quelli di cedimento del versante, che in alcuni punti determina innalzamenti, fino a un massimo di 2 cm solo nei mesi di gennaio e febbraio a nord-est della stazione, in altri l’abbassamento, fino a un massimo di 2 cm nella zona a sud di Serrucce. Non c’è ancora il superamento delle soglie d’attenzione fissate dal piano di Protezione Civile, ma gli spostamenti ed i cedimenti continuano con regolarità mese dopo mese da due anni e mezzo. Secondo i grafici pubblicati, tra il 15 marzo ed il 4 aprile non sembrano risultare nuovi spostamenti, almeno per il rilevamento fatto con l’inclinometro (vedi figura a pag. 24) SR 1, che presenta i movimenti rilevati fino al 4 aprile scorso. L’Osservatorio pubblica bollettini quindicinali degli spostamenti e dei cedimenti di tutta l’area interessata. Purtroppo alcuni inclinometri sono stati dismessi e sostituiti, due nel 2012 ed uno nel maggio 2013. Questo complica i calcoli per avere gli spostamenti complessivi, che vanno fatti sommando i dati indicati da grafici diversi. Risultano comunque, negli ultimi due anni, una ventina di centimetri di spostamento laterale per gli edifici e tra cinque e dieci centimetri di cedimenti, a seconda delle zone, negli ultimi due anni. Il tubo inclinometrico SR1, ubicato alle Serrucce, arriva ad una profondità di 110 metri e registra sia gli spostamenti in superficie che in profondità. Ad esempio, a cento metri di profondità il versante si è mosso di 2 cm, che diventano 6 cm a 45 metri, 7 cm a 25 metri e 9,5 cm in superficie. E’ quindi la montagna che si muove, e che muovendosi ha trascinato a valle, cioè verso la stazione di San Benedetto, tutto quello che è compreso tra il viadotto Rio Piazza e gli abitati di Ripoli e Serrucce.


Tornando al viadotto, potrebbero bastare altri pochi centimetri di spostamento dei piloni per far chiudere l’autostrada per motivi di sicurezza. 

Come ebbe a dichiarare Gennarino Tozzi di Autostrade l’anno scorso, fino ad un certo limite è possibile correggere il disassamento della piattaforma su cui passa l’autostrada rispetto ai piloni che la sorreggono. Tozzi aveva fissato questo limite in una quindicina di centimetri, che sono stati già raggiunti. Ma se il disassamento dei piloni dovesse proseguire anche nei prossimi mesi, o se dovesse riprendere con le piogge del prossimo autunno, il viadotto non sarebbe più sicuro, visto che non è neanche rettilineo ma curvo. 

Se ciò dovesse accadere, non vi sarebbe altro da fare che chiudere il tratto compreso tra Rioveggio e Pian del Voglio per rimettere in sicurezza il viadotto Rio Piazza. Questo tratto di A1 è attraversato mediamente da una cinquantina di veicoli al minuto nei due sensi, cioè decine di migliaia ogni giorno. E’ evidente che chiuderlo comporterebbe un danno incalcolabile, non tanto per i mancati incassi dei pedaggi, che sarebbero una goccia nel mare per i fatturati di Autostrade, quanto perché tutto il traffico di attraversamento da nord a sud d’Italia si riverserebbe, fino alla conclusione dei lavori, sulla viabilità ordinaria che da Rioveggio passa per il bivio di Campiano, S.Andrea, Montefredente, Pian del Voglio e viceversa.


Dopo che nel 2012 erano già stati eseguiti lavori di sollevamento della piattaforma del viadotto per correggere lo spostamento dei piloni, con l’inserimento di spessori in neoprene alla base, in questi ultimi mesi è stato messo a punto un piano gigantesco di drenaggio delle acque piovane che si infiltrano lungo tutto il versante. Il piano presuppone che la criticità e instabilità del versante possano permanere anche dopo il completamento della galleria. 

Per poterlo attuare, Autostrade dovrà prima espropriare 47 terreni di proprietà di residenti, tra cui uno del Demanio, uno delle Ferrovie, uno della Curia, uno della Parrocchia di Santa Cristina e i restanti 43 di privati. 

Le pratiche di esproprio sono già state avviate il 2 gennaio scorso con la pubblicazione, sul BUR della Regione, dei mappali da espropriare. Le prime trattative coi rispettivi proprietari sono già state avviate, ma richiederanno mesi e mesi. Man mano che Autostrade acquisirà le aree, saranno scavati dieci pozzi di 8 metri di diametro per raccogliere l’acqua che attraversa il versante prima che arrivi in falda, oltre ad un certo numero di pozzi più piccoli, del diametro di oltre un metro e profondi 20 metri. Questo trasformerà quello che prima era un territorio abitato da più di 100 famiglie in un’enorme gruviera, necessaria non per salvare il paese, che ormai è condannato e sarà quasi del tutto cancellato, ma solo per salvare un viadotto e scongiurare la chiusura dell’Autostrada più importante d’Italia. E Autostrade dovrà spendere alcune decine di milioni.

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