Palazzo De Rossi |
L’antico Palazzo De’ Rossi, sede in questo fine
settimana della tradizionale Fira di Sdaz, nasconde tuttora una storia
inesplorata che merita un approfondimento per far luce sull’assetto di un’area,
quella di Pontecchio, tra le più belle della valle del Reno e della cintura
bolognese.
Pier luigi Pirazzino a sinistra e Romano OstiOsti |
La particolarità è stata resa nota dallo studioso
ricercatore Pier Luigi Pirazzini, durante la conferenza sulla storia del
complesso monumentale che si è tenuta proprio all’ombra dei merli del Castello
nella prima giornata della Fiera e in occasione della presentazione dell’ultimo
numero della rivista ‘Al Sas’ edita dal Gruppo di Studi Progetto 10 Righe che
ha già trattato l’interessante argomento in una delle ultime
pubblicazioni.
Pirazzini, che ha fatto impegnative ricerche
d’archivio sulla genesi del complesso, ha potuto appurare che tutta la
struttura che oggi vediamo non fu realizzata dal Conte Bartolomeo Rossi intorno
al 1450 come finora si è creduto ma il Rossi
acquistò, intorno a quegli anni
dai fratelli Giorgio e Filippo Manzoli, un complesso di edifici preesistenti
costituito da un mulino(detto il mulino da Paino, come si chiamava allora la
zona), un corpo di canalizzazione con ruote e parature che attingendo l’acqua
dal Reno la portava al mulino, grandi case poste intorno (forse l’attuale
borgo), con una colombaia (che è stata recentemente ristrutturata e che ospita
tuttora l’orologio con il meccanismo),il pozzo (anch’esso ben visibile al
centro del borgo), il forno, l’orto e il frutteto con una fontana e un’area
libera intorno.
Una stampa di Palazzo Rossi |
Giorgio Pratellini |
In seguito Rossi ampliò tutto l’esistente,
realizzando un palazzo signorile, merlato, l’attuale Palazzo Rossi. Anche su
questo Pirazzini però ha avanzato dubbi poiché Giorgio Manzoli, il precedente
proprietario, fu artefice di un altro
splendido castello merlato, nei pressi di Minerbio, tuttora esistente e quindi poteva
aver già costruito qualcosa di merlato anche nella proprietà di Pontecchio,
vista la sua passione per i palazzi con merli.
Alla conferenza ha partecipato anche l’architetto
Romano Osti che ha curato gli ultimi importanti interventi di restauro e
assestamento, al quale è stato chiesto se durante i lavori si fossero trovate
importanti scoperte che potessero fornire ulteriori notizie sulla antica costruzione.
L’architetto ha riferito che in effetti durante gli scrostamenti degli intonaci
ammalorati del muro di cinta sono venute alla luce parti di pitture di colore simile a quelli della
colombaia. Anche il tetto è stato risistemato nel rigoroso rispetto della
architettura dell’epoca.
Da sin. l'assessore Adriano Dallea, Sabrina Carlini e Paolo Michilini |
L’interessante trattazione dei due esperti è stata
preceduta dall’intervento della vicepresidente del Gruppo di Studi 10 Righe
Sabrina Carlini che ha illustrato tutte le iniziative recenti e future
dell’associazione e da quello di Giorgio Pratellini, socio del Gruppo di Studi
Savena Setta Sambro, che ha parlato
delle attività della sua associazione.
Ha condotto l’incontro di presentazione
Paolo Michelini che ha dato la parola a Manuela Righi, autrice di uno degli
articoli dell’ultimo numero (il 27°) della rivista Al Sas. La Righi ha raccolto
i ricordi del padre, Martino, partigiano della Stella Rossa, testimone nel
lontano 1943-44 di molte
delle vicende legate alla Resistenza. In particolare
una legata proprio a Palazzo Rossi che all’epoca dell’occupazione tedesca ospitava
un ospedale militare. I tedeschi, ha raccontato, nella convinzione di offrire
un pasto molto apprezzabile , avevano preparato la pasta condita con lo
zucchero, piatto invece inaccettabile per gli italiani.
Manuela Righi illustra il suo racconto. |
Stefano Muratori |
Stefano Muratori di Marzabotto ha poi parlato del
suo articolo con l’ipotesi sulla morte di don Fornasini, uno dei sacerdoti
uccisi a Monte Sole, la cui fine ancora presenta dei lati oscuri. Grazie all’amico Gian Paolo Frabboni, Muratori
è entrato in possesso della relazione dell’allora segretario comunale di
Marzabotto al Prefetto sui fatti di Monte Sole immediatamente dopo l’eccidio e
di altre importanti documentazioni. Dalla valutazione di questi è giunto alla
convinzione che il sacerdote fu ucciso dai tedeschi perché testimone scomodo per
la considerazione di cui godeva. E’ noto infatti
che le autorità tedesche subito negarono l’eccidio. Radio Londra però diede
informazione dell’operazione delle SS ai danni della popolazione inerme. Anche il
Governo italiano di Salò, a seguito delle trasmissioni di Radio Londra, volle
saperne di più e richiese informazioni a Bologna. A questa richiesta il 12 ottobre ( la strage di Monte Sole era
terminata il 3 ottobre) l’ambasciatore tedesco impose al Resto del Carlino la ‘famosa
nota’ in cui si negava l’eccidio. Il 13 ottobre i Tedeschi uccisero don
Fornasini poiché ritenuto l’unico capace di smentirli e di essere creduto.
Gianpiero Boschini |
Interessante anche l’articolo di Gianpiero Boschini
in cui ipotizza la presenza di tombe
etrusche a Rio Conco di Sasso Marconi. La conformazione del terreno, con grotte
naturali che penetrano nella cintura montagnosa del rio, dava agli Etruschi una
situazione ideale in linea con le loro convinzioni religiose. L’autore dell’articolo
ha lanciato un invito agli esperti e agli studiosi perché indaghino nella
direzione da lui indicata.
Infine Bruno Capri ha parlato della singolare
esperienza dei ‘Ragazzi dell’Isola’, di cui egli faceva parte, che intorno agli
anni settanta scelsero di vivere in comunità condividendo ideali, impegno
sociale e civile e la gestione di un fondo agricolo. Di questa esperienza è
stato realizzato un cortometraggio, curato da alcuni figli dei ragazzi di
allora, che è stato già proiettato con successo al cinema teatro di Sasso Marconi.
Nessun commento:
Posta un commento