Riceviamo e pubblichiamo:
“Portare la ricerca negli
stabilimenti termali per valorizzarli e fermarne il declino: è questa la
ricetta che proponiamo al Governo per dare nuovo impulso all’economia dei
numerosi centri termali italiani, eccellenza nel mondo, colpiti dalla crisi che
rischia di avere conseguenze terribili per l’economia complessiva dei territori
che li ospitano. Lo strumento legislativo per farlo in realtà esiste già ma non
è attuato ed è per questo che abbiamo deciso di interrogare il Governo, perché
non è possibile lasciare morire lentamente queste strutture, alcune tra l’altro
con una tradizione ormai storica, come quelli di Salsomaggiore e Tabiano”. Lo
affermano Michele Dell’Orco e Maria Edera Spadoni, deputati emiliani del M5S
che, con la collaborazione della senatrice Maria Mussini, hanno depositato
un’interrogazione al Governo a proposito dell’attuazione della legge 323/2000.
“Il settore termale – sostiene
Dell’Orco – ha potenzialità economiche non adeguatamente sfruttate sotto
l’aspetto curativo e turistico, anche a livello internazionale. In Italia
abbiamo una ricchezza di acque termali come poche al mondo, eppure sembriamo
incapaci di servirci adeguatamente di tanta generosità della natura. I tempi
d’oro del termalismo italiano si sono chiusi con gli anni ’70: allora i medici
conoscevano bene le cure termali e le prescrivevano, poi la crisi del welfare e
del sistema sanitario nazionale ha portato con s é anche un declino degli
stabilimenti termali. I medici, prima ancora dei pazienti, hanno quasi del
tutto sostituito le terapie termali con quelle farmacologiche, anche per quelle
patologie in cui è dimostrata un’efficacia terapeutica pari a quella dei
farmaci. “Perché – si chiedono i deputati – dovremmo arricchire le
multinazionali del farmaco quando abbiamo una soluzione naturale, che viene
dalla nostra terra e porta ricchezza e lavoro al nostro territorio?”
“A partire dagli anni '90 – aggiunge
Dell’Orco – le terme si sono rinnovate aprendosi a nuovi servizi più
prettamente legati al concetto del benessere inserendosi così anche nel
circuito del turismo ma oggi, con la crisi e la recessione generale, anche
questa risorsa non basta più: è necessario dare attuazione alla legge 323/2000
che prevede che il ministero della Sanità realizzi, con la collaborazione delle
aziende termali, programmi di ricerca scientifica, di rilevazione
statistico-epidemiologica e di educazione sanitaria, mirati anche ad obiettivi
di interesse sanitario generale. Ciò – conclude il deputato – servirebbe a
rendere gli stabilimenti termali, oltre che dei luoghi di cura e benessere
anche dei luoghi di ricerca, per promuovere maggiormente la validità
scientifica e l’efficacia terapeutica delle risorse termali e per creare un
contatto maggiore tra gli stabilimenti termali e il sistema sanitario
nazionale”.
Perché – si chiedono i deputati – dovremmo arricchire le multinazionali del farmaco quando abbiamo una soluzione naturale, che viene dalla nostra terra e porta ricchezza e lavoro al nostro territorio?
RispondiEliminaIl perchè è presto detto, è colpa dei furbastri che ai tempi d'oro delle terme usavano la scusa delle cure termali senza averne necessità per farsi una vacanza a spese della collettività.
Hanno dovuto metterci un freno e ne hanno pagate le spese anche chi ne aveva veramente bisogno.