Incontro a Sasso Marconi degli
‘stati generali’ della Fiom Bolognese per un confronto con le rappresentanze
sindacali (RSU) delle aziende metalmeccaniche della provincia sullo stato dell’applicazione
del contratto che Fiom, a differenza degli altri della categoria metalmeccanici,
non ha firmato.
Il confronto, è stato spiegato, è stimolato da quanto sta accadendo alla Ima, azienda del numero uno di Unindustria Bologna, dove è stato annunciato che ai dipendenti saranno garantiti gli aumenti salariali dell'ultimo contratto, ma la parte normativa (ferie, orari, permessi, eccetera) resta quella del 2008. Si sono già tenute 365 assemblee svolte nelle fabbriche, per un totale di 31.574 lavoratori coinvolti e il risultato è che il 66.5% ha risposto all'invito della Fiom a esprimersi sul nuovo contratto e il 96,1% , di coloro che hanno votato, lo ha bocciato.
Abbiamo incontrato il delegato sindacale Claudio Magnani,
a Sasso Marconi al confronto della Fiom, per un parere sulla situazione attuale e per capirci di più gli abbiamo chiesto se stiamo
per entrare in una ‘primavera calda’.
“Non dobbiamo dimenticare che siamo in una crisi mondiale e l’Italia vi è
molto coinvolta. Persino il noto e risaputo ‘saper fare’ degli emiliano romagnoli
è messo in crisi e le ‘caviglie’ di tutti cominciano a tremare. Un terzo dei 51’000
metalmeccanici bolognesi è toccato dalla crisi”.
In una situazione di questo genere in cui è messo in dubbio il posto di
lavoro, voi vi battete per un miglioramento della situazione degli occupati.
Non è un obiettivo sbagliato?
"Siamo fermi al 2008, dall’inizio della crisi. Abbiamo tenuto botta per
ovvie ragioni, ma la china ha ormai raggiunto il fondo. Dobbiamo difendere il
minimo per la sopravvivenza. Aggiungo anche, come chiarito molto bene dal
nostro segretario generale Landini, che il lavoro senza diritto, non è lavoro.
Si avvicinerebbe a un qualcosa che potrebbe essere la ‘sudditanza’.”
Siete soli però. Cosa vi divide dagli altri sindacati ?
“Non siamo soli come non sono peregrine le nostre proposte. La piattaforma
Fiom ha avuto il 96.1% dei consensi espressi dai lavoratori. Di fronte a una
proposta della controparte in cui venivano messi in discussione diritti già
acquisiti con la conseguente distruzione del contratto nazionale, che qualcuno
ha siglato, noi no. Questa è la differenza. Ciò che ci ha più di ogni altra cosa
fermati è stata la pretesa di abolire la vita democratica della fabbrica. Un
esempio per tutti. Pur essendo noi il sindacato con la maggiore rappresentanza
sono state prese decisioni con le quali non eravamo d’accordo senza neppure
averci resi partecipi al tavolo decisionale. A ruota i lavoratori non sono pure
loro stati interpellati se non da noi che ci opponiamo”.
Se si va avanti così si arriverà allo scontro di protesta?
“Siamo fedeli al volere della base che trova concretezza nella piattaforma
votata dai due terzi degli aventi diritto al voto e dalla
sostanziale totalità di coloro che hanno votato. Quello quindi è il nostro
viatico. Faremo il possibile per la sua
applicazione e per una inversione di tendenza delle normative comprese nel
contratto nazionale”.
A cosa è servito l’incontro di oggi?
“Si sono riunite le Rsu di tutte le
aziende metalmeccaniche bolognesi interessate dal contratto di lavoro
Federmeccanica. Lo scopo era fare il punto dopo le assemblee di fabbrica dove i
lavoratori hanno dato o meno il consenso alla piattaforma Fiom. Il confronto ha
rivelato come nelle 11 aziende bolognesi in cui è aperta la trattativa si deve puntare a una soluzione positiva con l’applicazione
della piattaforma Fiom. Inoltre si è deciso di inviare la lettera con le nostre
rivendicazioni alle altre aziende metalmeccaniche della provincia di Bologna quindi a circa
altre 200”.
Quali sono i punti rivendicativi ?
"La riconferma dei diritti e delle agibilità sindacali compresa la totale
proporzionalità rappresentativa dei diversi sindacati all’interno della
rappresentanza aziendale. Poi l’affermazione del diritto al voto dei lavoratori
per la validazione dei contratti; gli aumenti
salariali certi e non derogabili in conformità con il contratto; il recupero della perdita di
potere d’acquisto del salario valutato in 800 euro all’anno (60 euro il mese); la conferma della disciplina
vigente dell’orario di lavoro (mediamente
40 ore settimanali). Inoltre chiediamo che la distribuzione dell’impegno di
lavoro debba essere concordata con la RSU; che a parità di lavoro vada
affermata la parità di trattamento economico e normativo indipendentemente dal
tipo di contratto con cui il singolo è stato assunto. Infine, i primi tre
giorni di malattia debbono essere messi a carico dell’azienda, l’Inps paga dal quarto
giorno in poi. Anche questo è il recupero di un diritto acquisito e poi negato”.
Ma se il maggior partito di centrosinistra avesse dato un pò più ascolto ai lavoratori ed alle loro rappresentanze a cominciare da quelle più rappresentative come la FIOM, credete che i risultati elettorali sarebbero stati uguali a quelli usciti dalle urne a febbraio?
RispondiEliminaSe il PD avesse fatto il suo lavoro, rappresentare le ragioni del lavoro e non quelle di Marchionne/Monti/Fornero, di certo una parte rilevante di qesto mondo avrebbe avuto un punto di riferimento e non sarebbe stata spinto verso il grillastensionismo!
Imparata la lezione?
Al momento non sembra a sentire certi esponenti che continuano a parlare nonostante tutto!
Voreei fare notare, che magari non c'entra nulla, ma i patlamentari trombati compreso quelli di sinistra prenderanno una pensione di solo 4 o 5 mila euro al mese.(vedi livia turco). andatelo a spiegare agli operai.
RispondiEliminama ancora qualcuno pensa che i politici facciano gli interessi dei cittadini...????????
RispondiEliminaFANNO SOLO SCHIFO
caro compagno Magnani, troppo pochi 31500 lavoratori per annullare un ccnl votato da milioni di lavoratori.
RispondiEliminaStrano poi come si accetti la parte economica di un contratto che non appartiene alla FIOM.
Comunque mi auguro che velocemente arrivi il saldo proposto e senza un'ora di sciopero.
Altra stranezza la potente FIOM di Bologna si rintana nella periferia anche se di lusso,
come sono lontani gli anni 70 e le lotte dei lavoratori con largo consenso di piazza.
Robin Hood