Il B6 colpito |
“Sarebbe opportuno porre un cippo a ricordo di quei
sei aviatori che hanno perso la vita in combattimento per liberare l’Italia”.
E’ la conclusione un po’ accorata del racconto di Alessandro
Bolelli sull’evento bellico del lontano 1944 legato alla caduta di un aereo
alleato, un Maraunder B26, che, colpito dalla contraerea tedesca, si schiantò
sul fianco di monte Giovine, la collina che sovrasta Lama di Reno a sud e che
costò la vita a sei giovani aviatori. Il fondo è di proprietà di Alberto
Passini.
Alessandro
Bolelli, originario di Sasso Marconi, ha sempre fatto ricerche su questo
periodo storico, affascinato, come molti altri, dal racconto di tanti piccoli e
grandi avvenimenti che si sovrapposero a quelli di vita quotidiana della popolazione locale e che
costarono enormi sacrifici a questi e anche ai protagonisti diretti.
La piastrina |
Fra i protagonisti diretti anche quei ragazzi il cui
ricordo è andato perduto con il voltare pagina della storia. Bolelli invece ha
voluto perseguirla facendo ricerche presso i diretti testimoni, coloro cioè che
risiedevano nell’area in quel periodo e, aiutato dal figlio Davide, anche
presso gli archivi militari. Ne ha ricavato un racconto che ancora ‘ gli fa accapponare
la pelle’, racconta.
“La squadriglia era di stanza in Sardegna. Era
partita il 10 luglio del 1944 per venire a bombardare la linea ferroviaria Porrettana
e rendere difficili così i rifornimenti ai tedeschi della linea Gotica. L’aereo fu
colpito all’ala sinistra e in pochi secondi cadde a terra senza neppure dare il
tempo ai sei aviatorii di indossare il paracadute e lanciarsi. Morirono tutti nell’impatto
con la collina.
Lias Harvey |
Uno dei tanti episodi che si è però arricchito da un
particolare. Il pilota che avrebbe dovuto condurre l’aereo, Lias Harvey, si
sentì poco bene poco prima di partire per cui fu sostituto da Wiginton Murray (
primo pilota ) assistito dal copilota
William Wigginton. Harvey, che è deceduto nel 2005, ha
vissuto la vita intera con il rimorso di essere stato la causa della morte di
chi lo aveva sostituito e in alcune circostanze è venuto a Lama di Reno a
piangere sul luogo dove i suoi amici e commilitoni avevano perso la vita ,
forse anche nella vana speranza di trovare consolazione per il suo rimorso. L’ultima
volta è venuto 12 anni fa e immaginando probabilmente che non sarebbe più
ritornato, ha lasciato un piccolo cartello coi i nomi dei quei sei aviatori che
hanno perso la vita in una guerra voluta non per liberare il loro paese, ma
quello di altri”.
Il monumento precario |
Il piccolo ‘monumento’ alle vittime con il tempo è
finito a terra. Qualcuno ha cercato di rimetterlo
in sesto ma sarebbe opportuno realizzare un manufatto solido e stabile, sottolinea Bolelli e continua poi a raccontare
la vicenda sotto tutti gli aspetti e con tutte le testimonianze anche dei
residenti. “Come l’aereo si schiantò, dopo pochi minuti i tedeschi furono sul
luogo. Contarono i paracaduti e riscontrarono che all’interno della carlinga vi
ne erano sei ancora chiusi. Ciò li rassicurò nella certezza che nessuno si era
lanciato e che tutti i componenti dell’equipaggio erano morti. Poi pochi giorni
dopo ritornarono,tagliarono l’aereo a fette come fosse ‘salame’ e inviarono i materiali, leghe molto
preziose, in Germania per il loro riutilizzo. Sul terreno rimasero solo i
particolari non utilizzabili fra cui sei canne da pesca. Quei ragazzi , di stanza
a Decimomannu in Sardegna, certamente trascorrevano molto del loro tempo libero
a pescare e probabilmente si preparavano a rifarlo al termine della loro
missione. Erano inoltre abbronzati, era estate. Ma loro giovine vita era
prossima al termine e i loro nomi si sarebbero aggiunti ai tanti soldati che
hanno perso la vita in Europa”.
Alessandro Bolelli |
Bolelli mostra anche alcuni particolari trovati dall’amico
e collega di ricerca Luciano Casadio sul posto dello schianto come la piastrina
identificatrice dell’aereo che conserva con molta attenzione pensando ai sei
morti e alla settima vittima, il pilota ‘sopravvissuto’ forse più vittima dei
suoi commilitoni.
Chi volesse saperne di più può contattare il sito http://www.320thbg.org
Mr. Franz Mail reisd002@umn.edu
Avevo già sentito racconti,e anche una testimonianza, sull'abbattimento di questo aereo.
RispondiEliminaAnni fa mi recai anche sul posto,recuperando alcuni frammenti ancora sepolti, che purtroppo ho smarrito durante un trasloco.
Perchè no, mi sembra giusto ricordare questi caduti e conservare la targa posta dal compagno sopravvissuto.
La fotografia che riporta il sito è proprio quella del bombardiere in questione pochi attimi prima dello schianto,agghiacciante...
La raccolta del metallo di aerei abbattuti era divenuta una prassi regolare fra i tedeschi, che soffrivano di mancanza di materia prima,per un ordine dell'alto comando.
In germania erano state create squadre addette al recupero, dato l'alto numero di abbattimenti che avvenivano.
In italia la raccolta risultò più faticosa,tantochè molti aerei ancora rimangono sepolti dove sono caduti.
Una associazione, i romagna air finders, si occupano di ritrovarli e recuperarli.
Mi piacerebbe che,se qualcuno ne avesse ricordo, si potessero individuare altre testimonianze riguardo a aerei abbattuti nelle vicinanze per eventualmente iniziare una operazione di ricerca/recupero.
quest'anno la Romagna AIr Finders ha fatto una cerimonia e messa una nuova targa .....
RispondiEliminae realizzato un libro della memoria .....
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saluti