Don Dario Zanini |
Emergenza
preti ? Questa psicosi bisognava averla creata 40 anni fa”.
Esordisce così Don Dario Zanini, parroco di Sasso
Marconi, all’invito di parlare della situazione ‘parroci’ in Appennino. “Non ci sono preti e si gioca ai ‘quattro
cantoni’ . I vuoti che si creano si riempiono in base alla importanza delle
parrocchie e intanto le altre rimangono senza prete. D'altronde preti non ce n’è. Le parrocchie senza una
presenza stabile del sacerdote , piano piano si spengono venendo così a mancare
, non solo un punto di riferimento religioso, ma anche civile. Si rompe il
tessuto sociale. Non va dimenticato che la parrocchia è stata, in molte realtà
montane, l’ultimo baluardo organizzativo dove le comunità si riconoscevano e trovavano
la loro identità. Molte realtà hanno prima perso la scuola, poi il negozio multi
funzione e ora anche la parrocchia, si spegne così ogni segno di vita
comunitaria. Le chiese chiudono, non hanno più il Santissimo presente, non si
può più fare una visita in ambienti religiosi, è terribile. Lungo il crinale in
sinistra Reno, partendo da Sasso Marconi per trovare un sacerdote si deve salire fino a
Tolè. E ‘ il deserto. Anche un servizio volante come avviene adesso, non crea
comunità. Il prete arriva e se ne va quasi subito”.
Quale può
essere la soluzione?
“
La Toscana sta chiamando molti preti dall’Africa e risolve la carenza di
sacerdoti in questo modo. Paradossalmente
noi mandiamo molti sacerdoti in missione e poi chiamiamo quelli di là qua. Si
stravolge l’organizzazione. La diocesi di Bologna non accetta la soluzione
della Toscana. A Bologna si preferisce
l’accorpamento. Una parrocchia che rimane senza parroco viene affidata a quello
vicino. Ciò ha due conseguenze non piacevoli. Diminuisce il servizio e aumenta
‘il logorio’ del sacerdote”.
Quali sono le prospettive per l’Appennino bolognese
sotto il profilo religioso ?
“Ho
l’impressione che il problema sia di difficile soluzione. Temo che si giunga a un
atteggiamento di rassegnazione e si prenda quello che si può e che c’è. Con il
passar del tempo si perde religiosità. Anche la semplice festa parrocchiale è
una occasione di incontro e di riaffermazione di identità che va perso”.
Ci sono novità per la cintura appenninica?
“Le
parrocchie più piccole sono in montagna e sono quelle più a rischio. La coperta
è corta e quindi si tende ovviamente a trasferire i sacerdoti nelle parrocchie
più grandi che non sono appunto in montagna”.
Monzuno ha perso il parroco, cosa succederà ?
Il
parroco di Monzuno ha finalmente un nome e una presenza verrà assicurata. Il
parroco di Gaggio Montano e stato trasferito a Bologna per prendere il posto di
una comunità di preti agostiniani e non è ancora stato annunciato il sostituto. Anche i religiosi di Santo Stefano vanno via, perché non hanno più nuove vocazioni. La
mancanza di religiosi è elevata sia in campo femminile che maschile”.
Fra i fattori di questa crisi vi è anche l’anticlericalismo
che caratterizza alcuni ambienti
bolognesi?
“L’anticlericalismo
è certamente stato un fenomeno diffuso e ha prodotto i suoi effetti con
numerosi atti ostili. Da noi il prete non è più un modello esistenziale. Non
c’è più nemmeno una donna che voglia ricoprire il ruolo della perpetua”.
Quando ci si accorgerà di ciò che è stato perso, ritiene possibile una inversione di
tendenza?
“Da
un punto di vista di fede certamente, la chiesa l’ha fondata Gesù e la
difenderà. Dobbiamo comunque , a mio avviso, passare altre esperienze. Poi sono convinto
cambierà”.
Il prete del futuro è il don Matteo televisivo ?
“Il
prete del futuro dovrà stare molto tra la gente. Se non istaura un rapporto
umano con i diversi componenti della comunità non istaura nemmeno quello religioso. E’ fondamentale avere il supporto
della fiducia e della stima”.
Quali sono le novità piacevoli e spiacevoli già in cantiere
per le parrocchie dell’Appennino?
“E
stato celebrato un Sinodo per mettere in evidenza i problemi . Attualmente c’è
un legame più forte fra i sacerdoti che trascina anche le rispettive comunità .
E’ nato inoltre il nuovo vicariato di
Sasso Marconi che raggruppa le parrocchie delle basse valli del Reno e del Setta.
Il vicario è il parroco di Borgonuovo. Stiamo
cercando di unificare le collaborazioni fra le varie comunità religiose
assegnando alle singole parrocchie il
compito di affrontare problemi comuni . Gli impegni organizzativi verranno
assegnati ad una parrocchia per l’utilità generale, per superare così un
campanilismo abbastanza diffuso. Per esempio i corsi di preparazione al matrimonio per i fidanzati si terranno nelle
varie parrocchie con il metodo itinerante e così
anche la preparazione alla cresima per adulti e le stazioni quaresimali”.
Il futuro apre quindi un nuovo panorama
religioso. Si vedrà come si riuscirà a trovare l’assetto.
Don Dario Zanini più lo si conosce e più lo li apprezza.
RispondiEliminaUn'analisi pienamente condivisibile!
RispondiEliminaHa ragionr Don Dario quando afferma che del problema bisognava cominciare ad occuparsene tanto tempo fa.
RispondiEliminaOra trovo molto improbabile che la gioventù sia toccata dalla Vocazione quando anche la Fede vaccilla.
L'ex sindaco di Sasso diceva semplicemente "la gente glila data su" parlava di impegno sociale ma poteva benissimo parlare di morale, di responsabilità ed anche di Fede.
Sono impotente davanti a questo dramma e prego affinchè lo Spirito Santo scenda sui popoli e li renda saggi ed umili ad immagine del nostro SIGNORE GESU CRISTO.
La curia bolognese è strana. Troppi porporati e monsignori attaccati allo scranno di Pietro.
RispondiEliminaMolto meno sono gli ecclesiastici atti alla carità e al servizio del popolo di Dio
Sarebbe ora che la burocrazia ecclesiastica si convertisse nell'anno x la fede e provasse a sporcarsi le mani col quotidiano nelle zone di frontiera.
un fedele