lunedì 8 ottobre 2012

Il cervo si espande nei boschi tosco-emiliani



Fra le news pubblicate da Urca (Unioni regionale cacciatori dell’Appennino) si legge :

 L'areale del cervo si è ampliato ulteriormente rispetto allo scorso anno, raggiungendo nel bolognese i seicento chilometri quadrati. Il dato emerge dal programma annuale operativo della specie appena approvato dalla Giunta provinciale, che detta misure specifiche per rendere possibile il prelievo degli animali nei contingenti già fissati.

 Il piano effettua innanzi tutto un'analisi della stagione venatoria precedente individuando l'areale di distribuzione del cervo nell'intero comprensorio e nelle quattro province, quindi riporta i risultati del monitoraggio della popolazione, l'impatto della specie sulle attività antropiche e gli interventi di prevenzione e di gestione venatoria.
Da questa prima parte del piano annuale emerge che l'areale del cervo si è ampliato ulteriormente raggiungendo i 1.432 chilometri quadrati e di questi ben 602 (il 42,2%) sono nella provincia di Bologna. Si ricorda che nel 2000 il territorio interessato dalla presenza del cervo nelle quattro province era di 808 km2. Nel bolognese l'espansione si registra verso sud-ovest nel vasto tratto boscato al confine con Pistoia e nella parte orientale ove si verificano osservazioni ormai regolari di cervi nei comuni di Castel del Rio e Fontanelice.
L'areale riproduttivo è più contenuto e risulta pari a 564 km2. La presenza numerica dei cervi viene analizzata attraverso i risultati dei censimenti al bramito e le schede degli avvistamenti utili per avere informazioni sulla struttura della popolazione. La consistenza nella provincia di Bologna viene stimata in 1.300-1.350 esemplari, con una densità che varia dai 2,6 ai 2,44 capi per 100 ettari. Questo valore medio non esclude che localmente e in alcuni periodi dell'anno il cervo possa raggiungere su piccola scala densità anche più elevate.
La mobilità spaziale del cervo rimane infatti una caratteristica del comportamento di questo ungulato e un campo di studi che andrebbe approfondito con ricerche specifiche da attuare tramite l'analisi di spostamenti degli animali dotati di radio collari e quindi appositamente catturati e liberati. Una ricerca che l'Università di Firenze ha iniziato con alcuni esemplari nella provincia di Prato e che la commissione di esperti interregionale suggerisce di estendere ad altre aree, in particolare nel bolognese.

L'atto di Giunta, nel fare proprie le raccomandazioni della commissione tecnica dell'Acater centrale, adotta misure specifiche per rendere possibile il prelievo degli animali fissato per la corrente stagione venatoria in ben 548 esemplari.


1 commento:

  1. La sensazione per chi frequenta la montagna (bacino idrografico alto e medio Reno) è che la consistenza sia decisamente sottostimata, ma può essere che in quella zona vi sia una concentrazione esasperata della specie.

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