mercoledì 4 luglio 2012

Monzuno non ci sta a perdere don Marco. In 700 firmano la petizione per evitare il trasferimento.




Don Marco a sinistra.
I parrocchiani di Monzuno, Trasasso e Gabbiano hanno appreso del trasferimento del loro parroco, Don Marco Pieri, ad altra parrocchia e subito si sono riuniti in una assemblea pubblica, moderata dal sindaco Marco Mastacchi, cui hanno partecipato oltre 200.
È emersa la forte preoccupazione di tutti sul futuro della comunità, preoccupazione che non è stata fugata né da un successivo incontro tra il Sindaco ed il Vicario Generale, Monsignor Silvagni, né dalla lettera indirizzata alla comunità dal Cardinale Carlo Caffarra.
L'affollatissima assemblea dei parrocchiani.
Nel frattempo in paese sono state raccolte oltre 700 firme per trattenere Don Marco a Monzuno, segnale chiaro della stima e dell’affetto di cui il parroco gode.
In una accorata lettera inviata al cardinale Caffarra il sindaco di Monzuno ha invitato la Curia a rivedere questa decisione, sottolineando come il lavoro di Don Marco, lungo e pieno di difficoltà, proprio ora stava cominciando a raccogliere i frutti, una volta superate le diffidenze che talvolta caratterizzano le comunità di montagna. Don Marco, continua nella missiva il primo cittadino, non solo è capace di aggregare giovani e anziani, ma sa attrarre anche persone tradizionalmente non molto vicine alla Chiesa e “ricopre una funzione sociale difficilmente sostituibile”.
Don Marco con i ragazzi di Monzuno.
Il trasferimento di Don Marco è arrivato in un momento particolarmente difficile per la comunità monzunese, che in passato poteva contare anche sull’impegno di alcune suore nel frattempo trasferite altrove, e che come tutte le popolazioni montane è particolarmente colpita dai tagli al sistema sociale (trasporti, scuole, servizi).
Senza contare che Don Marco svolgeva il suo servizio su un’area molto vasta che oltre a Monzuno coinvolge le frazioni di Trasasso e Gabbiano e che il suo trasferimento ha generato tra i fedeli molta ansia e  molte domande: perché prima di prendere questa decisione i fedeli non sono stati coinvolti, ma sono stati posti di fronte al fatto compiuto? Chi sostituirà Don Marco? Perché, nonostante i documenti prodotti alla conclusione del Piccolo Sinodo della Montagna del settembre 2011, l’ìmpressione che hanno i fedeli della montagna è quella di essere considerati di secondo ordine rispetto ai fedeli di città?
L’augurio di tutta la comunità di cui il sindaco si è fatto portavoce è che, se proprio Don Marco deve andare via, almeno si trovi in tempi brevi un valido sostituto.

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