giovedì 4 agosto 2011

Il calvario Kemet.





Alla pesantezza del caldo di agosto si è aggiunto a Sasso Marconi l’effetto della vampata del nuovo piano industriale Kemet (ex Arcotronics).

L’azienda ha denunciato un esubero di 212 addetti e la chiusura dello stabilimento di Monghidoro (che si aggiunge alla dismissione già approvata del polo produttivo di Vergato). Si ripropone inoltre il trasferimento in Macedonia di alcune produzioni ora assegnate al gruppo operativo sassese. La più importante presenza industriale nella valle del Reno pare quindi intenzionata a dichiarare forfait.

La proposta del gruppo dirigente di Kemet, presentata in un incontro del ‘tavolo di crisi’ in Regione, ha la netta contrarietà della amministrazione comunale, anche perché sconfessa un accordo del 2008 in cui il Comune ci aveva messo anche del suo con la concessione della trasformazione a residenziale dell’ampio lotto su cui insiste ora il complesso produttivo capofila di Sasso Marconi, per agevolare la realizzazione di un nuovo e moderno stabilimento aziendale a Borgonuovo.

Il sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti (nella foto), in una recente intervista ha detto: Gli esuberi prospettati sono tanti e l'impatto economico-sociale è rilevantissimo. Quella che è stata indicata come soluzione non può andarci bene, non affronta il problema del futuro, anche se siamo riusciti ad ancorare la produzione ai nostri territori. All’accordo del 2008 si è aggiunta l'intesa del 2009 che ha portato l’azienda all'acquisto di un terreno per lo stabilimento. Un'area assegnata a questo scopo che non potrebbe essere utilizzata altrimenti. La produzione deve restare da noi”, sottolinea il sindaco. “A settembre riaprirà il tavolo di crisi e saremo impegnati e determinati per bloccare questa logica. E’ necessario assicurare il lavoro al paese con progetti adeguati”.

Marco Veronesi (nella foto) di ‘Sasso Libera’ ribatte, palesando la possibilità che gli impegni passati potrebbero venire disattesi: “Certo che la produzione deve rimanere sul nostro territorio, ci mancherebbe altro. Sono infatti le professionalità degli stabilimenti di Sasso Marconi, Monghidoro e Vergato che vanno salvaguardate e che hanno portato l’eccellenza di questo settore nelle nostre vallate,” afferma. “Peccato che il Sindaco si dimentica delle linee ormai ‘traslocate’ in Cina negli scorsi anni e di quelle che potrebbero essere trasferite in Macedonia nei prossimi mesi, nonostante accordi presi negli anni passati e che avevano fatto sì che la zona ‘Arcotronics’ rientrasse nel PSC (ex Piano Regolatore) a patto di costruire il nuovo stabilimento a Pontecchio e a salvaguardare e mantenere le eccellenze produttive sul nostro territorio. Invece le cose prendono altre pieghe; non si vedono ancora nemmeno le fondamenta per la costruzione del nuovo stabilimento, le linee produttive verranno trasferite all’estero, i lavoratori Kemet diminuiranno sempre più e, ciliegina sulla torta, il terreno su cui si trova attualmente lo stabilimento potrebbe comunque restare ‘Area Edificabile’ e far fare tanti soldini a qualcuno, alla faccia dei lavoratori e del lavoro.”

Il capogruppo del Pdl Fabrizio Trasforini (nella foto), è pessimista. Dopo aver sottolineato che l’accordo del 2008 non deve essere messo in discussione, ha precisato: “Sono convinto che chi ha potuto, fino ad oggi, ha fatto la sua parte. Come Capogruppo PDL è ovvio che chiedo il rispetto degli accordi presi tra Kemet, Enti e Sindacati e di quelli convenuti con il sottosegretario Urso nel febbraio 2010. Purtroppo però, non credo che Kemet voglia tornare indietro su questa sua ultima proposta. La considerazione è semplice: se l’azienda ha denaro per costruire in Macedonia, potrebbe utilizzarlo per costruire qui. Quindi non è una questione di finanziamenti/risorse, ma di strategie produttive che il gruppo industriale evidentemente ha cambiato dal 2010 ad oggi. Pongo poi come riflessione che sarebbe ora che Kemet cominciasse la costruzione dello stabilimento di Pontecchio come segno tangibile della volontà di rimanere. Se non lo farà entro il 2011 paleserà la sua intenzione di abbandonare piano piano Sasso e di aver preso solo tempo e risorse della Cassa Integrazione per progettare le migrazioni”.

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