sabato 4 giugno 2011

Inflazione, i prezzi al consumo riprendono la corsa, ma per l’agricoltura nessun vantaggio.


Pietro Sabbioni della direzione provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) denuncia l’anomalia dei prezzi che finiscono sempre per penalizzare gli agricoltori, anello debole della filiera produttiva anche se rappresentano la componente determinante ed essenziale.

“A maggio si riaccende la corsa degli alimentari, che aumentano del 2,9%, raggiungendo i valori più elevati da quasi due anni” scrive Sabbioni in una nota. “Purtroppo, però, le imprese agricole non traggono alcun vantaggio dall’incremento dei listini al consumo, anzi risentono del ‘caro energia’,( elettricità, combustibili, acqua), che aumenta notevolmente i costi di produzione che nel mese di maggio cresce del 4,8%”.

Pietro Sabbioni commenta questi dati con rammarico: “Ma se l’inflazione cresce, le famiglie italiane comprano di meno. Con un calo drastico dei consumi. Secondo gli ultimi dati ufficiali, ci sono riduzioni significative nell’acquisto per frutta ed agrumi, ( meno 8,7%), lattiero caseari, (meno 6,3%), carni bovine, (meno 5,1%), ortaggi, (meno 2,6%), salumi, (meno 2,7%).

Ancora una volta viene penalizzata la parte debole della filiera agroalimentare, i produttori ed i consumatori”, continua Sabbioni. “Non è più possibile continuare in questo modo, occorre una svolta significativa nella politica agricola italiana , mirata soprattutto a premiare il fondamentale ruolo che svolgono le imprese, sia per la difesa, presidio e tutela del territorio, sia per la garanzia di una produzione altamente salubre e di qualità”.

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