giovedì 30 giugno 2011

In Appennino il 60% dei Comuni non ha asili o materne.


“In commissione, l’assessore Teresa Marzocchi ha presentato i dati statistici di copertura degli asili nidi e delle scuole materne in Regione. L’obiettivo di Lisbona, il 33%, è fallito. Siamo fermi al 30,3%, ” riferisce Andrea Defranceschi, capogruppo del Movimento 5 Stelle “Siamo la prima Regione d’Italia, ma non possiamo certo accontentarci. Il conformarsi al meno peggio è quello che sta trascinando il Paese in basso, non accontentiamoci. Le politiche alternative, mai perseguite con convinzione, non hanno riscontrato successo. Si possono ripensare, evitando di appiattirci su una miope valutazione dei costi: i nidi a gestione diretta (pubblica) costano un terzo in più ad utente rispetto a quelli a gestione indiretta o a quelli privati. Ma è un calcolo parziale. La principale voce di ‘risparmio’, infatti,” sostiene il capogruppo, “sono i bassi salari che le cooperative sociali danno ai propri dipendenti. E’ scandaloso che i soci-lavoratori guadagnino circa la metà dei loro colleghi pubblici. E, inoltre, è anche anti-economico per la collettività. Con uno stipendio di 700-800 € al mese, infatti, una persona non vive: sarà quindi naturale conseguenza che si rivolga con frequenza ai servizi del welfare, facendo quindi ricadere il risparmio del datore di lavoro sulla collettività. Senza considerare che, anche dal punto di vista del servizio, è probabile che debba cercarsi un secondo lavoro, non garantendo quindi serenità e freschezza. Crediamo che sia imprescindibile,” chiede Defranceschi, “ che si equiparino gli stipendi dei soci-lavoratori a quelli dei dipendenti pubblici. Inoltre le cooperative dovrebbero garantire il rispetto dell’articolo 18 sul licenziamento dei lavoratori, norma che invece non sono tenute a rispettare.”

Andrea Defranceschi entra poi nello specifico: “A Piacenza e a Rimini la copertura si ferma al 21,1% e al 20,5%, contro il 36,7% di Bologna. Eppure anche nel ‘centro’ del sistema, è notizia di questi giorni, ben 300 bambini sono rimasti fuori dalle liste. Inoltre,”conclude, “c’è un oggettiva scarsa copertura in Appennino. Ben il 60% dei Comuni
montani non ha servizi per la prima infanzia. Associando questi dati a quelli dell’offerta scolastica per le medie e le superiori, il rischio di uno svuotamento delle nostre montagne è concreto.”

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