sabato 4 dicembre 2010

Sondaggi si o no?







Martedì 7 dicembre, alle 17,30, nella sala mostre Renato Giorgi a Sasso Marconi, avrà luogo l’istruttoria pubblica convocata dalla Regione, per discutere della richiesta di VIA (valutazione d’impatto ambientale) presentato dalla società statunitense Hant Oil Company nell’ambito del progetto di trivellazione del fiume Reno al fine di valutare la eventuale presenza di idrocarburi. La notizia che gli americani fossero alla ricerca del petrolio proprio nella valle del Reno, oltre che in altri luoghi dell’Emilia Romagna, ha sorpreso, incuriosito e fatto sorridere molti, convinti che fra le colline bolognesi l’oro nero non possa assolutamente esserci. Chi invece ha preso la vicenda molto sul serio sono stati i soci del Circolo Setta Samoggia Reno di Legambiente che hanno scritto alla Regione Emilia-Romagna la propria contrarietà alla concessione della VIA. Lega ambiente sostiene che già da diversi anni in Emilia-Romagna e in provincia di Bologna si stanno registrando forti abbassamenti del suolo. Eventuali estrazioni aggraverebbero la subsidenza. Inoltre precisano di essere fortemente contrari al progetto poichè le lavorazioni sconvolgerebbero l’ambiente. C’è già stato a Sasso Marconi una prima assemblea per organizzare i contrari al progetto e far sentire la loro voce alla riunione di martedì prossimo. Ubaldo Radicchi, segretario del circolo Setta Samoggia Reno di Legambiente ha detto: “Ci stiamo organizzando per ordinare le osservazioni al progetto e le richieste alla Regione. Siamo contrari alle ricerche perché sono impattanti per l’ambiente. Inoltre non sono utili. La strategia futura nel campo dell’energia deve rinunciare agli idrocarburi e ai combustibili fossili”. Andrea Gardini taglia corto: “Qui l’unico petrolio è quello dell’oleodotto militare. Perchè poi sono gli americani a ricercare?” si chiede. Anche Alberto Scandellari è scettico: “Non credo ci siano giacimenti sotto il Reno. Mi preoccupa però la notizia che questa società ha acquistato 75 chilometri di tracciatura dall’Eni”. Dalila Sottani è più cauta: “Sentiamo cosa dicono, poi si potrà valutare”. Daniele Falchi sentenzia: “Non c’è niente sotto il Reno. Se si estraesse sarebbe un vero disastro ambientale”. Luca Bonani è invece più pragmatico: “ A chi vanno i soldi e come vengono usati?” si chiede. “Se c’è petrolio e i ricavati vanno a beneficio dell’intera collettività, estraggano pure”.

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