lunedì 18 ottobre 2010

Sfollate nel '44.

La fuga era possibile solo la notte perché i Tedeschi non azzardavano uscire per paura di imboscate. Il fiume veniva quindi attraversato al buio. Il punto più favorevole era all’altezza delle casa di Primo Righi che teneva sempre il fuoco acceso per riscaldare e asciugare i poveri fuggitivi.





Dopo l’emozionante visita nel centro di raccolta profughi di Firenze dove nel 1944, ragazzina di appena 15 anni, era stata portata dagli Alleati, Lina Ventura riporta alla mente i ricordi di allora: “Erano i giorni fra il 29 settembre e il 5 ottobre e i tedeschi arretravano dopo lo sbarco alleato. La popolazione terrorizzata dai rastrellamenti e dai continui bombardamenti di entrambi gli eserciti in conflitto cercava disperatamente luoghi sicuri. Noi da Elle a Monzuno dove abitavamo ci trasferimmo a Tudiano, frazione di Grizzana”. Foste al sicuro lì? “ No! Fummo comunque sequestrati per una giornata intera sotto la minaccia di una mitragliatrice e derubati di tutto ciò che avevamo. Probabilmente fummo salvati da una cartolina che mio padre, emigrato in Germania per lavoro, ci aveva scritto da là e che i tedeschi riconobbero”. Come finiste a Firenze?: “Arrivarono gli americani ma le bombe cambiarono nazionalità ma non bersaglio. Dopo averci avvisato che la nostra casa era stata liberata ci tennero ancora qualche giorno poi ci portarono a Firenze”. Là che cosa trovaste? “C’era un grande centro di raccolta dove in enormi stanzoni sguarniti erano ricoverati moltissimi profughi. Lì ritrovammo anche diversi conoscenti, gente che abitava nelle nostre zone. Incontrai anche Anna Rosa” e il suo sguardo si volge verso la signora Nannetti che racconta a sua volta di quella odissea. “Io avevo appena 14 mesi e con la mamma, insieme ad alcuni parenti, eravamo fuggiti da Camugnone di Pioppe. Papà, con altri miei quattro parenti, era stato ucciso alla Botte di Pioppe di Salvaro”. Come riusciste a fuggire? “Non avevamo più nulla da mangiare e i nostri campi erano tutti stati minati. Ogni notte gruppi di persone attraversavano il Reno, rischiando di essere travolti dalle grosse piene di quel periodo, per raggiungere la cima del Monte Salvaro dove vi erano gli americani e quindi la salvezza. Fummo tra i fortunati che riuscirono a raggiungere i soldati alleati che poi ci portarono a Firenze. Alcuni invece morirono”. Anna Rosa Nannetti ha raccolto tutte le testimonianze di chi era bambino in quei periodi in un libro intitolato ‘I Bambini del ’44. La vita dopo gli eccidi’ edizione Marchesini. Sta per essere dato alle stampe in secondo volume con altre testimonianze.

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