sabato 22 maggio 2010

L'emergenza ungulati è una realtà ormai datata


Da vari anni tengo corrispondenza via Internet con un estimatore del nostro verde Appennino tosco-emiliano. Egli mi usa la cortesia di inviarmi ogni tanto gli stralci più significativi della cronaca locale sugli scempi arrecati all’agricoltura di montagna dagli ungulati, intendendo così ripagarmi della mia partecipazione attiva all’ASTER (Associazione di Base per la Salvaguardia del Territorio Montano) essendo io un contadino del Parco di Montesole; mostra anzi di apprezzare che fin dai miei primi passi sul Web, abbia saputo inserire una satira già nella formulazione del mio minuto indirizzo e-mail (vedere più sotto) quasi a voler precostituire da subito una mia materiale dissociazione dallo scempio.

Qui Le trascrivo ora, senza nulla togliere né aggiungere, l’ultima mail che da lui mi è pervenuta l’altro ieri.

ARO ZUNAungulatialpotere@alice.it)

Dal mio …inesauribile archivio, ho riesumato oggi, per puro caso, un vecchio articolo dé ‘Il Resto del Carlino’ datato TRE ANNI FA (14 gennaio 2007) che al tempo non le avevo inviato per mera disattenzione. Oggigiorno esso rivela essere di piena attualità tanto da indurmi a qui allegarlo per lei e ad aggiungervi anzi alcuni commenti.

Come vede il giornale emiliano dava allora la notizia d’un certo Zunarelli (…chiaro che si tratta proprio di lei) il quale, ohibò, osava inventarsi l’iniziativa di scrivere all’allora Ministro alle Politiche Agricole e Forestali DE CASTRO pur di reclamare in nome dei contadini della montagna un po’ di giustizia contro lo scippo del loro lavoro.

Sì proprio “SCIPPO” quello perpetrato sui colli appenninici attraverso la ‘semina’ da parte di Provincia e Regione di migliaia d’ungulati con conseguente devastazione dei raccolti e del patrimonio boschivo. Immissione che è avvenuta va sottolineato purtroppo – sotto il patrocinio dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, il quale appunto poco tempo prima soleva non a caso, meglio definirsi, “Istituto…per lo sviluppo della, ecc.”.

Purtroppo, nessun riscontro concreto si è avuto dalla petizione in parola; e ciò nonostante lo ‘scippo’ avesse avuto inizio già da una ventina d’anni! Né ancor oggi c’è stato nei fatti qualcosa che possa somigliare ad un inizio di cambiamento: anzi il numero degli ungulati in genere ha mostrato di crescere ben più di là dai limiti di legge fissati con gli stessi regolamenti regionali.

In cambio sono state propinate le solite chiacchiere, i soliti convegni, le solite fumose tergiversazioni Istituzionali, le solite cronache sui media in stile ‘don Abbondio’. Per non parlare delle trite diatribe pluriannuali attorno al mondo della caccia in materia di calendari venatori.

In sostanza, frammista a nugoli di ‘tafani succhia-sangue’ c’è stata coerenza sociologica soltanto da parte di qualche ‘mosca bianca’, come nel caso delle equilibratissime cronache del ‘Carlino’ curate dall’articolista Fabbriani, mentre altrove era praticamente introvabile una descrizione realistica del problema. Mai cioè, o quasi, che risultasse riconosciuto ufficialmente, con il dovuto senso di responsabilità da chicchessia, quello che si stava perpetuando da troppo tempo sui nostri campi per effetto d’una programmazione faunistica nei fatti subito apparsa ingovernabile.

Sembra quasi – non da oggi naturalmente – che sulla faccenda degli ungulati abbia agito dietro le quinte un ’puparo’ teso solo a salvaguardare non già l’onesta e insostituibile valenza sociale del contadino di montagna, già ormai alle corde, ma il proprio tornaconto commerciale sulle carni selvatiche da fornire alla ristorazione; tornaconto che sembra persino essere sistematicamente mimetizzato sotto la snobistica esaltazione d’un naturalismo pseudo-animalista che niente può spartire invece a fronte dei nodosi calli degli agricoltori. Come meravigliarsi allora se qualcuno, cercando di individuare un nesso tra queste discrasie, possa essere giunto perfino a ipotizzare di trovarsi forse di fronte - dio ce ne scampi – ad una lucrosa nuova variante del multiforme malaffare mafioso tanto in auge nel nostro Bel Paese?

‘Bello’ questo nostro bistrattato Paese? Ma quando mai, a questo punto!

In conclusione, ora che De Castro ha per così dire mollato la sedia; ora che al comando del dicastero dell’Agricoltura dopo il leghista ZAIA è recentemente subentrato il forzista GALAN, sarà forse azzardato sperare in un’era nuova che risolva questo vetusto fronte dell’economia appenninica e il suo malfermo ecosistema?

Vogliamo cioè sperare che finalmente, una volta per tutte, sia interrotto l’inqualificabile scippo perdurando il quale il rispetto dell’opera preziosa del contadino nei riguardi dell’ambiente non potrà mai essere promossa?

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A Lei, egregio Professore, il testo di queste riflessioni affinché – la prego vivamente – possa essere riprodotto nel Suo prezioso blog.

Cordialmente Romano Zunarelli

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