martedì 12 gennaio 2010
Ucciso da un'auto pirata
“Sarebbe bastato un secondo di ritardo, qualche chilometro l’ora in meno di velocità dell’auto e si sarebbe salvato. Avrebbe attraversato la strada, avrebbe raggiunto la sua casa e oggi sarebbe qui con noi”, la figlia di Dino Ferrari non si dà pace per la morte di suo padre in un inctdente causato da un’auto pirata a pochi metri dall’abitazione, dove non è mai arrivato. Il marito Luciano De Maria aggiunge: “Avevo proposto di accompagnarlo a casa in auto anche se abitiamo molto vicini. Dino ha rifiutato dicendo che due passi gli avrebbero fatto bene. Se avessi immaginato ….”. Alla domanda se hanno notizie su chi possa essere stato: “Non sappiamo. I Carabinieri stanno indagando. Ci chiediamo come si possa essere tanto scellerati . Non ci sono giustificazioni, anche perché se una eventuale spiegazione ci fosse, ci si ferma. Spero di non incontrarlo mai” aggiunge poi riferendosi all’investitore pirata. “Sono calmo e abituato a controllarmi, ma in questo caso non so come reagirei”. Dino Ferrari ha chiuso in modo violento una vita vissuta nella più lineare operatività e dedizione alla famiglia. Dalla moglie Silvana, deceduta il primo marzo dello scorso anno, aveva avuto due figlie, Aurora e Liviana, che gli hanno dato 4 nipoti, che a loro volta lo hanno reso bisnonno per ben 5 volte e lo sarebbe divenuto presto per la sesta. Per tutta la vita ha lavorato nel campo dell’agricoltura iniziando come ‘garzone di un contadino’ e finendo per operare in un centro per la preparazione delle sementi. Sono pochi i testimoni dell’accaduto poiché la serata uggiosa e fredda sconsigliava di uscire. Fra i testimoni un giovane che ha visto l’auto del pirata. “Facevo parte di un ‘treno’ di cinque auto che procedeva da Pontecchio verso Sasso Marconi, “ racconta il testimone. “Siamo stati raggiunti da una Punto spinta a forte velocità che subito ha iniziato a sorpassare le auto in fila. All’altezza dell’incrocio di Mongardino ha persino rischiato un frontale. Poi, al semaforo d’ingresso di Sasso Marconi, a fortissima velocità ha sorpassato l’ultima auto della fila lanciando l’auto al massimo per passare con il giallo. Noi ci siamo fermati e pochi istanti dopo abbiamo sentito il rumore di una frenata, poi il tonfo dello scontro con il pedone, quindi l’accelerazione spinta al massimo. Abbiamo poi visto l’auto inabissarsi a sinistra lungo via Don Minzoni sfidando anche il senso unico della via in direzione inversa. Poco dopo tutti abbiamo potuto verificare la tragedia”, ha concluso.
Nessun commento:
Posta un commento