martedì 1 dicembre 2009

La canonica di don Ilario a Mrzabotto rischia il crollo


La canonica di Marzabotto presenta evidenti segni di cedimento e Ascom e Confesercenti chiamano a raccolta la cittadinanza e il mondo delle ‘partite Iva’ perché si possa intervenire in tempo utile a scongiurare il peggio e dare una mano al ‘parroco artigiano’, don Ilario Macchiavelli. All’origine della crepa, che dimostra con evidenza il movimento dei muri perimetrali dell’edificio, c’è la rottura della fognatura pubblica che passa proprio sotto la costruzione religiosa. La rottura ha liberato le acque che hanno così eroso la parte sotterranea indebolendo l’appoggio dei muri. “Coloro che hanno partita Iva possono detrarre fino a 200 euro l’anno per donazioni”, precisano Paolo Degli Esposti e Walter Venturi rispettivamente presidenti delle sezioni locali di Ascom e di Confesercenti. “Quale occasione migliore di partecipare alla soluzione di una emergenza vera del paese in cui viviamo?”. Don Ilario, che si è trasformato in fabbro, falegname e muratore pur di salvare i numerosi complessi religiosi che gli sono stati affidati negli anni è pronto ancora una volta a rimboccarsi le maniche, nel limite del possibile poiché l’anagrafe gli dice di non fare più le fatiche di un tempo. Indossa ancora con piacere la sua tuta da lavoro e fra una martellata , una limata e una cazzuolata non si impedisce anche di dialogare come prete se un fedele ha bisogno di confidarsi o di un consiglio e di un indirizzo dettato con la guida del Vangelo. Alla domanda di come ha scoperto la sua vocazione di artigiano, spiega. “Il primo incarico pastorale che ho avuto a Marzabotto è stato a Gardelletta. La prima notte che ho passato in questa parrocchia pioveva e in camera dovevo ripararmi con un ombrello. Ma anche il cadere della goccia sull’ombrello genera rumore e uno spruzzo per cui decisi di andare a dormire da mia madre. Il giorno dopo mi sono detto: ‘ho affrontato con successo lo studio della matematica, del latino e dell’ebraico, mai possibile che non sappia fare un tetto?’”. Don Ilario fece il tetto, cambiando travi, tavole e tegole e utilizzando, ricorda, ‘ben 5 quintali di lamiera di rame’. Da allora ha allargato la sua capacità ad altri settori dell’artigianato e oggi le canoniche di Murazze e Gardelletta e Marzabotto (trasformata persino in oratorio riscaldato), sono solide se non ci fosse il ‘tarlo sotterraneo in quella del capoluogo’. Don Ilario è diventato anche un capace plasmatore del metallo e la Via Crucis di Monte Sole è frutto delle sue mani.

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