lunedì 2 novembre 2009

Il confronto di opinioni

Riceviamo e pubblichiamo:


Di chi sono i partiti ?

Concordo sulla ipotesi di lavoro di Cesare Zecca il quale afferma:
”TUTTI i partiti soffrono di un male sistemico e strutturale ovvero il perenne conflitto tra accrescimento del potere, suo mantenimento e bene comune e politica, che sempre, sistematicamente, soccombono ai primi”.

http://notiziefabbriani.blogspot.com/2009/10/franceschini-marzabotto_24.html
Dico ipotesi di lavoro perché credo che se non siamo capaci di mettere in discussione il nostro ragionamento questo rischia di apparire dogmatico.

In più credo che sia corretto lasciare lo spiraglio per rendere omaggio a coloro (che pure ci sono) che non si adeguano all’andazzo e continuano a dedicarsi al bene comune.

Io penso che dovremmo cercare di capire se il “sistema partito” è così perché la moralità pubblica è decaduta a tutti i livelli, se è un problema culturale (come pensa Zecca) oppure se è un male strutturale.

Io credo che sia strutturale. Penso che fosse così anche 30 anni fa.

Non credo che le motivazioni e il livello culturale sia cambiato.

Penso che come qualsiasi “ditta”, per dirla alla Bersani, anche i partiti abbiano bisogno di persone ambiziose. Persone che non si “perdano in chiacchiere” con gli amici, all’osteria, o nei blog. Persone che vogliono arrivare da qualche parte. Che so… in Parlamento. Per essere un giorno ripagate di un investimento. Di una scommessa.

Penso che se queste persone venissero sostituite il problema rimarrebbe inalterato.

Quindi per migliorare si deve ragionare sulla struttura.

Per esempio sulla parte più debole del sistema partito: gli iscritti.

Mi piace prendere a prestito una immagine metaforica dal film di animazione per ragazzi “a bug’s life”. Gli iscritti sono le moltitudini di formichine che si fanno spaventare dalle poche cicale (i funzionari), solo perché sembrano più forti.

Le cicale si sono specializzate nella tecnica del controllo delle emozioni nelle assemblee pubbliche, nella dialettica e nella circonvenzione. Le formichine invece se si alzano in piedi in una assemblea pubblica e vengono assalite dal panico, poi non sanno sostenere uno scontro verbale senza scadere nel turpiloquio. Oppure sono semplicemente formichine e non cicale.

Alla fine le loro uniche opzioni sembrano essere l’accettazione del predominio delle cicale oppure il ritiro in gruppetti dispersi di irrilevante settarismo.

Scelta quest’ultima che facilita non poco l’opera delle cicale, che possono evitare di rispondere alle domande in quanto poste da formichine ostili perchè appartenenti ad un’altra specie.

Lasciando la metafora per tornare al partito … i funzionari di partito debbono avere le motivazioni e l’ambizione per fare una vita dura che quel lavoro richiede. Sfido chi abbia un lavoro stabile, ed una vita famigliare qualunque, ad affermare sinceramente che preferirebbe fare il funzionario di partito.

Alla fine ci deve essere anche la prospettiva di carriera.

Ma qualcuno dovrebbe esercitare un controllo, una selezione. Punire chi si approfitta e premiare chi merita. E questa funzione dovrebbe a mio parere essere esercitata dagli iscritti.

Iscritti che osservano attentamente, che criticano, che pongono domande nel merito e pretendono risposte.

Iscritti buonisti ed iscritti cattivi, moderati ed estremisti…. che si coalizzano trasversalmente, anche con chi è iscritto altrove, con la comune causa di ottenere la trasparenza e difendersi dagli interessi contraddittori (naturali in quanto causati dalla natura umana) dei propri dipendenti/funzionari.

Le commissioni di garanzia attuali servono solo a difendere l’apparato dagli iscritti.

Gli iscritti nessuno li difende. Si devono difendere da soli.

Quello che è mancato a mio parere è questo. Il controllo da parte dei titolari della ditta.

Gli strumenti ci sono. Dobbiamo solo scoprire come usarli.

Stefano Muratori

1 commento:

  1. La questione, come scrivevo, e' culturale ma e' anche strutturale.
    E' culturale perche' buone persone che sono anche buoni paesani e buoni cittadini hanno qualche possibilita' di fare della Politica (il buono dovrebbe essere pleonastico). Se le persone sono cosi' cosi', anche i gruppi di potere che li rappresentano saranno cosi' cosi'.
    La qualita' di un assemblaggio non puo' MAI essere superiore della qualita' del suo pezzo piu' "debole".

    Il problema e' anche strutturale. La professione del potere diventa fine a se stessa. Diventa talmente importante arrivare al rinnovo della carica o a raccattare una nuova poltrona che cio' viene perseguito costi quel che costi.
    Programmi che affermano una cosa, agire che fa esattamente il contrario e mille centomila casi del genere che osserviamo quotidianamente nella casta. Nella valle del Reno abbiamo un bel bestiario,con scelleratezze prive di ongi senso sistemico come bretella Reno - Setta, inceneritori, assenza pressoche' completa della gestione dei rifiuti, progetti deliranti di lottizzazioni, altri diluvi di strade, ecomostri, turbogas, etc etc.

    Da questo punto di vista Grillo ha ragione da vendere: dopo due mandati TORNI ALLA TUA PROFESSIONE, smammi, via, scio'.

    Ci devono anche essere altri strumenti di bilanciamento dei poteri, a livello locale, come in Svizzera, ad esempio, in cui sono i paesani e i cittadini ad avere l'ultima parola, sia in senso abrogativo che propositivo, con refrendum SENZA quorum a tutti i livelli della politica, anche comunale, per fermare le scelleratezze che vengono calate dall'alto sul territorio.
    Cio' ovviamente fa pensare a cosa sia la democrazia, la partecipazione informata e si torna alla cultura, perche' se le persone non hanno cultura, etica, consapecolezza, coerenza, etc. ma un insieme di credenze, di miti, di condizionamenti inculturali (consumismo, sviluppismo, familismo, menefreghismo, arrivismo, etc.), agiscono nell'ipocrisia, il risultato della democrazia diretta non sara' certamente granche'.

    La democrazia piu' diretta possibile in una paesananza / cittadinanza attive, agili, informate e partecipi e' l'unico modo strutturale per cui si puo' garantire che coloro che sono delegati alla gestione della cosa pubblica, tengano un po' di piu' al programma per i quali sono stati delegati e al bene comune, e, STRUTTURALMENTE, abbiano meno pressioni, conflitti di interesse, e siano strutturalmente meno spinti a seguire l'interesse personale e di partito.

    Cultura E struttura.

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