Gli organi del venticinquenne David Lazzatti continueranno a vivere nei corpi di coloro che hanno beneficiato della donazione. La caduta dal secondo piano della casa di via Barleda a Lama di Reno è risultata fatale per il giovane, anche se al momento del ricovero al Maggiore David non era ancora morto. I sanitari avevano sperato di poterlo conservare all’affetto dei suoi cari, ma la sorte aveva disposto altrimenti. Dopo due giorni di agonia il giovane corpo ha ceduto. L’incidente è avvenuto nella notte fra sabato e domenica scorsa, intorno alle tre del mattino. David, era nella casa della fidanzata, presumibilmente ha perso l’equilibrio, ha urtato contro il parapetto di una porta finestra ed è precipitato al suolo. L’allarme è stato immediato e sul posto sono giunti i Carabinieri di Marzabotto, l’auto medica del 118 e la Pubblica Assistenza di Sasso Marconi. Le condizioni del giovane sono risultate subito molto gravi e i medici hanno riscontrato un serie di traumi, uno cranico, uno toracico e uno alla laringe. David è stato ricoverato al Maggiore privo di sensi ma ancora in vita. Il suo corpo ha combattuto fino a lunedì poi si è arreso. Fatale è risultato il trauma cranico e i medici lo hanno dichiarato clinicamente morto. E’ poi stato tenuto artificialmente in vita per consentire l’espianto degli organi. Mercoledì scorso si è tenuta una veglia nella chiesa di Borgo Panigale dove David risiede con la famiglia. Il ragazzo era stato impegnato anche nel volontariato. Colpiti dall’improvvisa scomparsa gli amici che con David hanno condiviso la passione per il calcio e lo sport. Studente universitario, era appena rientrato da uno stage all’estero. David era cresciuto calcisticamente nella Pallavicini e aveva avuto per allenatore il noto preparatore Gino Cinti che era capotreno del convoglio coinvolto nell’incidente ferroviario di Crevalcore. Giocava come difensore. Ora stava per rientrare, dopo la parentesi all’estero, in forza della ‘Deportigo Panigale’ che milita nel campionato di terza categoria. Scossi per l’accaduto anche gli abitanti di Lama di Reno, in particolare i vicini di casa. Nessuno pare aver voglia di commentare l’evento quasi nel tentativo di dimentica l’accaduto il cui triste epilogo pare ancora impossibile. “Vedevano passare i due fidanzati lungo via Barleda per portare il cibo ai loro cani sistemati in una baracca lungo il Reno. Amavano gli animali e amavano la vita”, ha detto un residente di via Barleda.
Nessun commento:
Posta un commento