Dopo 4 anni di lavoro che hanno richiesto una spesa di 22 milioni di euro, l’adduttore Reno-Setta è entrato in funzione. Con i suoi circa 4 chilometri e mezzo di tubo sotterraneo, del diametro interno di circa un metro e mezzo ed esterno di due e con la portata di 2400 litri al secondo, il ‘tubone’ si è accollato il compito di garantire la sufficienza idrica alla città e alla pianura bolognese con la fornitura del 10 % del fabbisogno provinciale. La finalità ultima è quella di attutire l’effetto subsidenza con il contenimento del prelievo dai pozzi di pianura, con un incremento di circa 10 milioni di metri cubi all’anno del volume d’acqua potabilizzata reperita in superficie. L’effetto sarà quello di portare l’approvvigionamento idrico di superficie al 56 % del totale. Tutto ciò comporterà anche un risparmio energetico poichè l’attività di pompaggio risulterà contenuta. “Nei periodi di abbondanza di acqua si utilizzerà anche quella del Reno”, ha assicurato l’assessore regionale Lino Zanichelli. “Nei tempi di secca si ricorrerà ancora ai prelievi in falda per non abbassare il livello del fiume al di sotto del minimo vitale”. L’adduttore preleva l’acqua a Panico di Marzabotto e la porta al potabilizzatore di Sasso Marconi dove il liquido, dopo aver attraversato due camere filtranti sotterranee, si mescola con le acque del Setta. L’adduttore è monitorato continuamente da un sistema di supervisione. All’inaugurazione, oltre al presidente di Hera Luigi Castagna, hanno partecipato il presidente della Provincia Beatrice Draghetti, l’assessore del comune di Bologna Luciano Sita, Alberto Selleri per Autostrade, realizzatrice dell’opera, e i sindaci dei comuni coinvolti.
Nessun commento:
Posta un commento