domenica 13 settembre 2009
Il dialetto bolognese non deve essere dimenticato.
Sasso Marconi ha quale ‘messaggero ‘ del dialetto bolognese la signora Adriana Pallotti che, con il marito Gino Collina che veste la maschera di Balanzone, porta il messaggio della ‘realtà bolognese’ in giro ovunque viene loro richiesto. “Io appartengo a quella generazione, nata nel dopoguerra, alla quale era assolutamente proibito parlare il dialetto, come se l’espressione dialettale fosse una manifestazione di sottocultura o peggio ancora di volgarità” precisa Adriana. “Oggi invece, ho ritrovato il piacere di esprimere i miei pensieri in diletto bolognese e l’ho trovato meravigliosamente vivo, pieno di calore e di umanità. Ciò che il dialetto completa con una sola parola, l’italiano richiede a volte una intera frase”. Il dialetto è una lingua e deve essere innalzato a materia scolastica o deve essere lasciato alla memoria della storia quale elemento di comunicazione degli uomini di un tempo a favore dell’inglese o dello spagnolo, lingue più affermate nel mondo globalizzato? E’ uno degli interrogativi che si presentano al bolognese del terzo millennio. I giovani amano il dialetto ma lo rifiutano quale materia scolastica. Gli altri lo hanno abbandonato a favore della lingua unificante, lavata nel Tevere, elargita dalla televisione. Abbiamo posto questa domanda ai sassesi per ogni fascia di età e non mancano le sorprese fra cui quella di Yousra, una giovanissima marocchina la quale senza mezzi termini si è dichiarata per il recupero del dialetto bolognese: “Mi piacerebbe parlarlo perché quando lo ascolto mi piace. Vorrei impararlo parlando, non studiandolo a scuola perché se appreso come lo insegna il vivere quotidiano è culturalmente più vero”. “Riparlare il bolognese sarebbe interessante e anche opportuno” ha detto Andrea. “Le tradizioni dovrebbero essere salvaguardate. Mi sembra comunque eccessivo elevare il dialetto a materia scolastica”. La piccola Anna aggiunge: “Mia nonna Agata mi si rivolge a volte in dialetto, ma io non capisco. Se lo dovessi studiare lo farei. Speriamo però che questo non avvenga”. Mario ha detto: “I giovani ormai non lo parlano più. O lo parli in famiglia o finisci per perderlo. Oggi è più importante l’inglese”. Mauro Regazzi ha aggiunto: “Il dialetto è un valore primario della cultura bolognese. Deve perciò avere un ruolo primario nelle nostre comunicazioni verbali”. Il pensionato Mauro Sapori: “Parlo il dialetto con molto piacere. Credo debba essere recuperato”. Irene: “Sono di origine veneta. I miei cugini parlano normalmente il loro dialetto. Credo che i bolognesi dovrebbero fare altrettanto con il loro”. Giorgio: “Non parlo purtroppo il dialetto. Faccio parte delle generazione cui è stato proibito parlarlo”.
Nessun commento:
Posta un commento