martedì 30 settembre 2008

TURBOGAS


La Regione non ferma l’iter di valutazione al progetto di ‘centrale turbogas’ a Lama di Reno nonostante la tenace opposizione di molti dei residenti a Marzabotto che si sono organizzati in comitato e che non hanno risparmiato occasione per fare giungere alle autorità amministrative il loro deciso dissenso. Hanno, fra l’altro, organizzato una raccolta di firme che ha avuto oltre 4000 adesioni.


L’assessorato regionale alle attività produttive, guidato da Duccio Campagnoli, ha infatti informato che il 26 settembre si è tenuta la prima riunione della Conferenza di Servizi relativa alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Centrale elettrica a ciclo combinato nel sito dell'ex cartiera Burgo di Lama di Reno, in comune di Marzabotto presentato dalla Società Dufenergy S.p.A. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di generazione di energia elettrica basato su un ciclo combinato a metano della potenza di circa 60 MW elettrici utili a sopperire alle richieste di picco. Fra le iniziative del Comitato, un forum a Marzabotto cui hanno relazionato tecnici ed esperti del settore. Fra questi, il ricercatore del CNR, Marco Cervino che ha ricordato come i rapporti della stessa Regione indichino come: “Nel settore elettrico l’offerta è superiore alla domanda, garantendo quindi una costante e soddisfacente copertura delle punte. Non esiste quindi alcuna situazione di crisi energetica che giustifichi una centrale turbogas a Lama di Reno”, ha sostenuto il ricercatore. Molti altri gli interrogativi e i dubbi sollevati relativi alle incongruenze tra il progetto presentato da Dufenergy e alle stime in esso contenute, come le 5000 ore di funzionamento previste che non rispondono al monte ore di una centrale di picco. Gli effetti delle polveri sottili sulla salute sono stati invece al centro dell’intervento di Claudio Po, medico e professore alla Scuola di Specializzazione di Igiene presso la Facoltà di Medicina di Bologna, che ha sottolineato con preoccupazione come la Pianura Padana rientri tra le 7 zone critiche al mondo in fatto di concentrazione di ossidi di azoto e particolato. Marco Bittelli, fisico ambientale e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, ha infine fatto il punto sulle caratteristiche topografiche e idrogeologiche della zona portando all’attenzione il fenomeno dell’inversione termica che, soprattutto nel periodo invernale, mantiene l’aria fredda a pochi metri dal suolo con un conseguente ristagno dell’inquinamento e delle polveri sottili. Comitato e Regione sembra procedano decisamente su binari divergenti e dalla determinazione fino a qui dimostrata dai componenti del comitato Noturbogas è prevedibile che il prossimo futuro ci riserverà altri confronti- scontri di opinioni.

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