venerdì 21 novembre 2025

Preti uccisi a Marzabotto nel 1944: chi sono i nuovi beati

 Marchioni fucilato sull’altare, Capelli finì in una botte




Due giovani sacerdoti martirizzati durante l’eccidio di Marzabotto saranno presto proclamati beati. Le loro storie, intrecciate alla tragedia che insanguinò l’Appennino bolognese tra la fine dell’estate e l’autunno del 1944, emergono ancora oggi come simboli di un sacrificio che continua a interrogare la memoria collettiva.

Don Ubaldo Marchioni, il sacerdote fucilato dopo la messa

Don Ubaldo Marchioni aveva 26 anni quando, il 29 settembre 1944, venne ucciso sull’altare della piccola chiesa di Casaglia di Monte Sole, uno dei luoghi-simbolo della strage. Quel giorno, all’indomani delle operazioni della 16ª divisione corazzata SS guidata da Walter Reder, la comunità si era radunata per la messa, sperando in un momento di tregua.

Al termine della celebrazione, i militari prelevarono il giovane parroco e lo fucilarono davanti ai fedeli. Subito dopo costrinsero gli uomini, le donne e i bambini presenti a uscire e li condussero davanti al cimitero, dove furono tenuti per circa mezz’ora sotto la sorveglianza di un soldato delle SS. Poi, senza alcun preavviso, li spinsero all’interno e aprirono il fuoco: raffiche di mitragliatrice e bombe a mano che non lasciarono scampo.

La chiesa di Casaglia fu incendiata e oggi ne rimane un rudere. È in quel luogo che, il 14 agosto scorso, il cardinale Matteo Zuppi ha inaugurato la maratona di lettura dei nomi dei bambini uccisi in Palestina e Israele: un gesto simbolico che lega le ferite del passato alle tragedie del presente.

Padre Nicola Martino Capelli, il cappellano annegato nella botte

Pochi giorni dopo, il 1º ottobre 1944, toccò a padre Nicola Martino Capelli, dehoniano, cappellano trentaduenne della chiesa di San Michele di Salvaro. Fu catturato insieme a un gruppo di uomini del paese e condotto nello stabilimento delle Industrie Canapiere Italiane.

Qui, i militari nazisti li spinsero dentro una grande botte d’acqua utilizzata per la macerazione della canapa. In 45 vi trovarono la morte. I corpi furono lasciati a galleggiare nell’acqua torbida, rendendo impossibile per giorni qualsiasi tentativo di recuperarli. Il massacro avvenne mentre le truppe tedesche continuavano la loro “azione di rastrellamento” contro la popolazione civile, accusata di sostenere la Resistenza.

Un martirio che continua a parlare

Le storie di don Marchioni e padre Capelli si aggiungono a quelle di altri sacerdoti uccisi nelle stesse ore: don Ferdinando Casagrande, parroco di Cerpiano, e il salesiano don Elia Comini, entrambi già riconosciuti come martiri della fede e della carità. Dopo la beatificazione di don Giovanni Fornasini nel 2021, la Chiesa si prepara ora a riconoscere ufficialmente anche il sacrificio di questi due giovani presbiteri.

Tra il settembre e l’ottobre del 1944, l’area di Monte Sole fu teatro del più grave eccidio di civili compiuto in Italia durante la Seconda guerra mondiale: oltre 770 vittime, in gran parte donne, anziani e bambini.

Il martirio dei due sacerdoti, oggi prossimi agli altari, si inserisce dunque in una pagina di dolore che continua a essere parte viva della memoria italiana. (ANSA) 

1 commento:

  1. Gli uomini giusti non hanno nulla da temere dalla morte. Dovete sperare che anche voi carnefici dinnanzi alla morte troverete quella linea che solo le persone buone e giuste potranno valicare.

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