Marchioni fucilato sull’altare, Capelli finì in una botte
Due giovani sacerdoti martirizzati durante l’eccidio
di Marzabotto saranno presto proclamati beati. Le loro storie, intrecciate alla
tragedia che insanguinò l’Appennino bolognese tra la fine dell’estate e
l’autunno del 1944, emergono ancora oggi come simboli di un sacrificio che
continua a interrogare la memoria collettiva.
Don Ubaldo Marchioni, il sacerdote
fucilato dopo la messa
Don Ubaldo Marchioni aveva 26 anni
quando, il 29 settembre 1944, venne ucciso sull’altare della piccola chiesa di
Casaglia di Monte Sole, uno dei luoghi-simbolo della strage. Quel giorno,
all’indomani delle operazioni della 16ª divisione corazzata SS guidata da
Walter Reder, la comunità si era radunata per la messa, sperando in un momento
di tregua.
Al termine della celebrazione, i
militari prelevarono il giovane parroco e lo fucilarono davanti ai fedeli.
Subito dopo costrinsero gli uomini, le donne e i bambini presenti a uscire e li
condussero davanti al cimitero, dove furono tenuti per circa mezz’ora sotto la
sorveglianza di un soldato delle SS. Poi, senza alcun preavviso, li spinsero all’interno
e aprirono il fuoco: raffiche di mitragliatrice e bombe a mano che non
lasciarono scampo.
La chiesa di Casaglia fu incendiata e
oggi ne rimane un rudere. È in quel luogo che, il 14 agosto scorso, il
cardinale Matteo Zuppi ha inaugurato la maratona di lettura dei nomi dei
bambini uccisi in Palestina e Israele: un gesto simbolico che lega le ferite
del passato alle tragedie del presente.
Padre Nicola Martino Capelli, il
cappellano annegato nella botte
Pochi giorni dopo, il 1º ottobre
1944, toccò a padre Nicola Martino Capelli, dehoniano, cappellano trentaduenne
della chiesa di San Michele di Salvaro. Fu catturato insieme a un gruppo di
uomini del paese e condotto nello stabilimento delle Industrie Canapiere
Italiane.
Qui, i militari nazisti li spinsero
dentro una grande botte d’acqua utilizzata per la macerazione della canapa. In
45 vi trovarono la morte. I corpi furono lasciati a galleggiare nell’acqua
torbida, rendendo impossibile per giorni qualsiasi tentativo di recuperarli. Il
massacro avvenne mentre le truppe tedesche continuavano la loro “azione di
rastrellamento” contro la popolazione civile, accusata di sostenere la
Resistenza.
Un martirio che continua a parlare
Le storie di don Marchioni e padre
Capelli si aggiungono a quelle di altri sacerdoti uccisi nelle stesse ore: don
Ferdinando Casagrande, parroco di Cerpiano, e il salesiano don Elia Comini,
entrambi già riconosciuti come martiri della fede e della carità. Dopo la
beatificazione di don Giovanni Fornasini nel 2021, la Chiesa si prepara ora a
riconoscere ufficialmente anche il sacrificio di questi due giovani presbiteri.
Tra il settembre e l’ottobre del
1944, l’area di Monte Sole fu teatro del più grave eccidio di civili compiuto
in Italia durante la Seconda guerra mondiale: oltre 770 vittime, in gran parte
donne, anziani e bambini.
Il martirio dei due sacerdoti, oggi prossimi agli altari, si inserisce dunque in una pagina di dolore che continua a essere parte viva della memoria italiana. (ANSA)
Gli uomini giusti non hanno nulla da temere dalla morte. Dovete sperare che anche voi carnefici dinnanzi alla morte troverete quella linea che solo le persone buone e giuste potranno valicare.
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