Un nuovo grido d’allarme arriva dal fronte
della tutela del patrimonio storico-naturalistico dell’Appennino bolognese.
L’ingresso dell’antico acquedotto romano di Rio Conco è stato completamente
sepolto. A denunciarlo è un gruppo di cittadini e attivisti impegnati da anni nella
salvaguardia del territorio, che hanno diffuso immagini eloquenti e
preoccupanti: oltre all’acquedotto, anche una dozzina di vie cave nelle
vicinanze risultano sommerse da vegetazione e incuria.
“Lo
abbiamo detto e lo ribadiamo: continueremo, oggi come ieri, a lottare per la
tutela del nostro patrimonio storico e paesaggistico, per la promozione del
turismo consapevole e per la valorizzazione dell’Appennino”, scrivono in una
nota.
Una denuncia dura, che chiama in
causa anche le istituzioni: “Abbiamo portato avanti questa battaglia anche a
costo di denunce – alcune delle quali da persone vicine al Comune di Sasso
Marconi – ma non ci fermeremo. Non abbiamo paura, perché sappiamo di lottare
per una causa giusta”.
Gli attivisti sottolineano il valore
collettivo del patrimonio dell’Appennino: “Non può essere abbandonato né
delegato a chi non lo sa – o non lo vuole – proteggere. L’Appennino bolognese è
un territorio unico, straordinario: merita rispetto, attenzione e cura”.
E concludono con fermezza: “Noi ci siamo. Con tutta la nostra forza e volontà. E andremo avanti, sempre”.


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