La
voce delle gestanti che vivono in paesi di montagna privati dei punti
nascita
Dubbio
sollecita la pubblicazione di questo bell'articolo di Bologna Today
"Se
ci fosse qualche complicanza il rischio è quello di partorire
in ambulanza. E' una situazione assurda, paradossale, che
viene presa sotto gamba e mette a rischio due vite, quella della
mamma e del bambino. Molte trascorrono nove mesi con
l'ansia che possa accadere qualcosa all'improvviso, e solo perché
siamo in montagna e hanno deciso di togliere i punti nascita. La
situazione si commenta da sola".
Questa
è l'opinione generale di molte donne residenti in Appennino, che a
BolognaToday hanno espresso tutta la preoccupazione per la
loro salute e quella dei piccoli che portano in grembo.
A
poco infatti, fino ad adesso sono valse le lunghe prese di posizione
di comitati, cittadini e istituzioni dopo la
chiusura di numerosi punti nascita, come quello di Porretta
Terme, che "nel bene o nel male - sottolineano le mamme - era un
punto di riferimento". Chi partorisce prima del previsto, ha
un'emergenza o un problema improvviso infatti, viene caricata in
ambulanza e trasferita al primo pronto soccorso a Bologna.
Se
il travaglio della donna è in atto, l'ambulanza genericamente non
può superare i 50 chilometri all'ora, e il tempo per raggiungere il
primo pronto soccorso è di circa di un'ora e un quarto. Questa
è la situazione che ha dovuto affrontare
Benedetta Palmieri,
che
la scorsa settimana ha partorito in ambulanza: "A me è
andata bene - spiega a
BolognaToday - ma
non si può pensare di agire solo quando qualcosa andrà male, non si
può sperare che tutti i parti vadano bene prima di prendere
provvedimenti perché si rischia la vita. E non è normale che gli
operatori sanitari debbano addossarsi la responsabilità di fermare
il mezzo di soccorso e farti partorire dove capita. Spero che non
ricapiti a nessuna quanto accaduto a me, ed è necessario che le
istituzioni prendano una posizione chiara e forte su questo
argomento".
Perla
Bortolotti, 32
anni, abita a Porretta Terme. E' in attesa del terzo figlio e
partorirà domani: "Vivendo qui e sentendo anche gli ultimi
avvenimenti è normale che tutte siamo un pò agitate - commenta a
BolognaToday - La strada da fare prima di arrivare in ospedale è
tanta.Sono in attesa del terzo figlio, e se dovessi partorire
improvvisamente non ci impiegherei delle ore. Ho dovuto programmare
il parto per diabete
gestazionale, ma
con questa situazione anche se ci fosse stato il punto nascita a
Porretta mi avrebbero trasferito all'ospedale Maggiore
perché non mi avrebbero fatto partorire. Se dovessero
rimetterlo spero che sia almeno attrezzato per le prime
emergenze. Stiamo parlando di vite di donne, di mamme e bambini.
C'è un po di rabbia per tutto questo, e per stare completamente
tranquilla ho scelto di farmi seguire da due ginecologi, uno a
Vergato e uno a Bologna, anche perché a Bologna fanno visite
complete ogni volta. Ho deciso di essere seguita in due
ospedali per maggiore sicurezza... è normale tutto questo?".
Erica
Albertazzi, 34
anni, è in attesa del primo figlio e abita a pochi chilometri dal
Lago di Suviano, sopra Porretta Terme: "Sono alla 38esima
settimana di gravidanza, quindi quasi al termine - sottolinea a
BolognaToday - Sono stata presa in carico dall'ospedale
Maggiore la settimana scorsa, ho una gravidanza regolare ma mi han
detto che al primo sintomo di contrazioni, se non mi sentissi bene o
se mi si dovessero rompere le acque devo subito partire e andare in
ospedale facendomi un'ora
e mezza di macchina,
o farmi caricare in ambulanza. In queste settimana una sta sempre in
allerta. Personalmente ho la fortuna di avere anche casa a Bologna,
quindi se non mi dovessi sentire bene so dove andare subito, ma
sapere di avere un punto nascita più vicino psicologicamente
aiuterebbe tantissimo. La cosa migliore sarebbe quello di fare a
Porretta non solo un punto nascite, ma anche un piccolo reparto per
poter affrontare tutte le possibili emergenze. I corsi pre
parto e l'assistenza c'è, ma è in visto del parto che sale l'ansia
e la preoccupazione".
Della
stessa opinione Giulia
Casadei, 32
anni, in attesa del primo figlio e residente in località Silla, a
Gaggio Montano: "Sono originaria di Forlì ed è inutile negare
che con mio marito abbiamo pensato anche di ritrasferisci lì per
partorire con più tranquillità. Alla fine siamo rimasti a Silla,
perché non era fattibile. Sono alla prima gravidanza e sono
abbastanza tranquilla nonostante il diabete gestazionale, ma dover
andare a partorire al Maggiore, in un ospedale nel quale sono stata
solo due volte, per aprire la cartella e parlare con anestesista,
mette un po di ansia. La verità è che avere un punto nascite a
Porretta, in grado di gestire un cesareo o un'emergenza aiuterebbe
tutte le future mamme, e spero che non si attenda qualche tragedia
prima di prendere i
dovuti provvedimenti".
Queste toccanti e a volte drammatiche testimonianze si commentano da sole: un'isola di incivilta' nella civile Emilia-Romagna. Lo capiscono tutti, tranne gli amministratori regionali! E aggiungo che se anche subito prima delle elezioni cambiassero qualcosa, niente potra' cambiare il passato e risarcire tutte quelle madri alle quali la gravidanza e' stata fatta vivere come un'angoscia per lunghissimi mesi.
RispondiEliminaLa " sostituzione etnica " voluta dalla sinistra asservita a Bruxelles, passa anche per rendere oltremodo complicata la maternità, scoraggiando le donne dal fare figli. E i bambini che ci sono già ? Bibbiano docet ! Tutta la mia solidarietà a quelle mamme che vivono la gravidanza in uno stato di ansia che si riverbera sul feto .
RispondiEliminaLo spostamento forzato delle persone presso i grossi centri vicini è previsto dai trattati ONU, solo così riusciranno a dare servizi alla persona spendendo poco, naturalmente chi vive nei centri abitati montani dovrà adattarsi o spostarsi, altrimenti dovrà soffrire per accedere ai servizi lontani. Per vivere in appennino le persone dovranno arrivare ad avere un livello di solidarietà interpersonale fuori dal comune, le persone dovranno cercarsi, non escludere, non isolare, non additare, non discriminare chi non è "parente"(questo in particolare modo riguarda gli uomini e le donne che sono nelle istituzioni e che viaggiano ad un metro da terra). Comunque bisognerà pensare ad una economia agricola libera dai vincoli stupidi che stanno facendo chiudere tutto e tutti, se un mondo si RITIRA, un altro mondo deve esser lasciato libero di NASCERE.
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