“ Come
può l'uomo diventare Caino? “ Con questo interrogativo il
Cardinale Matteo Zuppi ha iniziato il suo discorso all'inaugurazione
del Cippo dedicato a Padre Mario Ruggeri, vittima della barbara
esecuzione ad opera delle SS tedesche l'8 ottobre 1944 a Tignano di
Sasso Marconi.
La
cerimonia, avvenuta ieri pomeriggio alla presenza di numerosi
cittadini e di autorità civili e religiose, è stata particolarmente
suggestiva, illuminata dai deboli raggi del sole al tramonto e
accompagnata dai suoni struggenti dei violini e del flauto suonati
magistralmente da alcuni solisti dell'Orchestra 'L'Oro del Reno'. Il
Cardinale ha ricordato i tanti religiosi che sono rimasti vittime
della cattiveria umana: “ E' la guerra che tira fuori il lupo che
c'è in ogni uomo e padre Mario con la sua mitezza ci ricorda che non
dobbiamo accettare la violenza che fa l'uomo Caino”.
La grande mitezza e la bontà di padre Ruggeri è stata ricordata anche nell'intervento del priore dei Carmelitani bolognesi, presente insieme ad alcuni confratelli: “ Questo fratello, che tutti chiamavano il pretino, sappiamo che era talmente mite da masticare molto adagio il pane per non fargli male”. Ha sottolineato poi che ancora oggi molti frati carmelitani subiscono violenze in tante parti del mondo e quindi bisogna vigilare su noi e sulla storia.
Nell'introduzione
alla celebrazione, il vicesindaco di Sasso Marconi, Luciano Russo ( nella foto con Liliana Papandrea) ,
tra l'altro, ha posto l'attenzione sul luogo dove è stato ucciso
padre Mario e dove ora, a cura della famiglia Cevenini, proprietaria
del terreno e spiritualmente molto vicina al religioso, è stata
posta la lapide commemorativa . “La lapide è proprio sotto due
grandi querce che collegano il suo martirio a quelli di Monte Sole”,
ha detto. “Monsignor Gherardi, nel suo libro 'Le Querce di Monte
Sole' dice che questi alberi, molto diffusi in questi luoghi,
ricordano il sacrificio di tanti martiri”.
Oltre al sindaco di Sasso Marconi, Roberto Parmeggiani, erano presenti i sindaci dei comuni limitrofi, rappresentanti della polizia locale, dei Carabinieri con il comandante della locale stazione Manieri e rappresentanti dell'Anpi con il gonfalone guidati dalla segretaria locale Liliana Papandrea.
| Gino Boschi con il Cardinale |
Ha voluto partecipare anche l'ultimo testimone vivente dell'accaduto, Gino Boschi che, allora bambino, si trovò a poca distanza dalla colonna di rastrellati. Udì il colpo di pistola e fuggì impaurito capendo il pericolo incombente e poi dopo qualche ora ritornò sul posto e vide il corpo senza vita di Padre Mario. Il cadavere rimase lì tre giorni, finchè una donna, Silvana Magnani, mossa a compassione, procurò una povera bara ottenuta alla meno peggio con assi di legno, vi collocò i resti del carmelitano e, aiutata da alcuni volonterosi, lo caricò su un birroccio trainato da una coppia di mucche e lo trasferì al cimitero. Il cardinale ha ricordato anche la pietà di quella donna che agì come fece Padre Marella con i caduti di Casalecchio di Reno.
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RispondiEliminaGrazie per l'articolo, in ogni caso io ho suonato il clarinetto 👍🏼
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